di Carlo Giulietti
Vorrei provare a semplificare, con queste vignette quello che cercate di dire nell’articolo “Verso quale democrazia si vuole andare” e nei successivi commenti.
Le immagini sono prese da “In Camper” dove volendo si può trovare una chiara e semplice definizione dei tre tipi di amministratore che può scegliersi una comunità e di cui mi pare state discutendo…
La prima si riferisce al sindaco “politicante”, la seconda al sindaco “funambolo” e la terza al sindaco “costituzionale”.
Io sceglierei il n°3.
Da Habermas a Renato (Portaluppi), meco…mpiaccio.
Renato doveva fare il Conti e Andrade sarebbe stato Falcao: un fiasco assoluto. La tifoseria non insorse solo perché Viola era un beniamino del pubblico.
Si, alleggeriamo, dato che facciamo un bla bla, facciamolo per bene 🙂
Enzo, mi hai incuriosito, facendo una ricerca ho trovato un’interessante (per chi gli piacciono queste cose ovviamente) riassunto del decennio romanista 1980-1990 http://romanismo.wordpress.com/curva-sud/la-storia-siamo-noi/la-roma-degli-anni-80-grazie-roma-anche-per-la-notte-di-sogni-e-di-campioni/ ………Viola portò a Roma Ruggiero Rizzitelli, uno degli acquisti più costosi della sua gestione, e due brasiliani, il donnaiolo Renato ed Andrade, detto “er moviola“…
Il che, ovviamente non c’entra nulla con l’articolo, ma non ci si può mica sempre disperare con la politica!?… certo che anche con il calcio???? Accidenti al meglio!….
Non conosco la storia della Roma. Ma sai mi pagano per fare ricerca. Lavoro per mettere a punto strumenti che consentano la tracciabilità della decisione. Lavoro su materiale empirico e per ora mi diverto. Peccato che le riviste internazionali, quelle vere, pubblichino così in ritardo gli articoli che accettano dopo un’altrettanto lunga revisione anonima. Fra qualche mese quando esce te lo mando 🙂
Scusate BRUNO Conti. Liedholm si era poi innamorato di un centrocampista che nei suoi sogni avrebbe dovuto sostituire Falcao (Farcao, alla romana) ma che i romani avevano soprannominato “er moviola” per la sua rapidità 🙂
Chi si ricorda come si chiamava??
Paolo Scattoni, mi sembri la Roma degli anni ’80: vinto lo scudetto con un modulo, era sempre alla ricerca del Paolo Conti e del Falcao che le mancavano. La storia non si ripete; quanto abbiamo fatto di buono è un’eredità, ma occorre andare avanti (guarda caso, con Capello e Batistuta – cioè lontanissimo da Liedholm e Pruzzo – riuscirono a vincere n’antra vota 🙂
….se poi ci “aggiungiamo” Macchiavelli ecco che il piatto è servito.
Macchiavelli è ancora valido, i metodi saranno cambiati, ma il “succo” rimane quello e, credo, sarà sempre cosi.
La nostra società, però, ha subito un cambiamento radicale, cominciato verso gli anni 70.
Prima ogni decade aveva la sua impronta, i ruggenti anni venti per esempio,e via dicendo. Negli ultimi decenni si è affermato e consolidato il “io prima di tutto”.
Basta guardare il comportamento della stragrande maggioranza dei cittadini e parlo di cittadini che, altrimenti, sono “educati”, e non mi riferisco soltanto al nostro Paese……rapportato alla Politica credo che l’inevitabile conseguenza sia la (quasi) totale affermazione della prima vignetta.
X Donatelli
Perché molti politici sono od ambiscono ad essere professionisti della politica.
Assecondare le lobby di potere “paga” di piú che assecondare i cittadini…
Carlo (Giulietti) grazie per il ritrovamento (articolo della rivista dei camperisti del 2009, che chiaramente indica in un ex sindaco di Grosseto, Alessandro Antichi, il suo modello preferito). Che nostalgia! Grosseto marzo del 2001, un teatro degli Industri stracolmo, si presentano i primissimi risultati della costruzione del Piano Strutturale. Come responsabile scientifico presento il metodo. Fra le altre cose la trasparenza come cioè documentare il processo di scelta delle decisioni che formano il piano in modo che si potesse ricostruirle in un processo inverso. Evito di utilizzare il termine inglese “accountability” perchè avrei rischiato di rimanere negli annali dello smeleggiamento maremmano. Dopo di me interviene il sindaco, gigantesco (l’assessore all’urbanistica l’aveva soprannominato l’omone); con piglio tipicamente maremmano dice: “Insomma avete capito si tratta di capire chi è babbo e mamma delle scelte di piano Come si fa con la carne di cui si deve tracciare provenienza e passaggi”. Da lì il termine “tracciabilità della decisione” che è anche più appropriato di “accountability”. Fanno tenerezza i camperisti che se lo ricordano ancora dopo tanti anni. Magari perché loro nei piani non se li fila mai nessuno perché non votano nel luogo. Comunque poi siamo andati avanti. Sebbene mi abbia lasciato per anni in stanby Giampaolo (Tomassoni) ha costruitom un software (secondo me geniale!!) che potrebbe documentare giorno per giorno nel web il lavoro del piano. Con l’aiuto di Roberto Picchianti siamo riusciti a “governare” il sistema a posteriori e abbiamo scoperto che nel caso di Grosseto sono 487 in cinque anni.Una media di quasi due a settimana!! che possono essere letti “in diretta” (paulus.arc.uniroma1.it). Insomma la tracciabilità è possibile, basta soltanto seguire poche e chiare regole, è soltanto una questione di volontà politica. Oggi stiamo cercando di sviluppare un software altrettanto efficace più amichevole. Chissà, magari potrà essere utilizzato per l’ultima fase del Piano di Chiusi 😉 😉 😉
ps. Scusate per la lunghezza, ma una volta tanto approfitto del mio ruolo di amministratore del sito!!!
Anch’io sceglierei quel tipo di sindaco, sopratutto quando collocato in una comunità di limitata dimensione.
Tre vignette che parlano eloquentemente.
La domanda che mi sono posto io è questa; come mai siamo arrivati al punto che la stragrande maggioranza di amministrazioni politiche appartiene alla prima vignetta, pochissimi alla seconda e quasi nessuno alla terza?
Come mai la maggioranza di persone non in politica si comporta più o meno come la prima vignetta, cioè in maniera egoistica?
Non molto tempo fa non era cosi. Io ho 69 anni e ricordo, ancora bene, le decade passate…. e credo che il “progresso” centri poco o niente.