Nell’anno della fede pellegrinaggio alle grandi basiliche di Roma

di Marco Fè

Il pellegrino si distingue dal nomade perché ha una meta precisa da raggiungere, il suo procedere è deciso e determinato, il cammino è dritto e lo sguardo è fisso verso l’obiettivo. In quest’epoca di nomadismo in cui l’uomo è ondivago, non sa dove andare, procede a zig zag, arranca a destra e a manca e si avventa su quello che trova nell’immediato consumandolo avidamente, riscoprire il senso cristiano del pellegrinaggio significa non solo andare controcorrente ma ridare significato all’uomo e alla sua storia.

Nell’anno della fede il pellegrinaggio a Roma della Diocesi di Montepulciano, Chiusi e Pienza del 25 aprile potrebbe essere letto con quest’ottica. Il pellegrino è il popolo di Dio in cammino, la meta è Gesù Cristo in cui trionfa la piena realizzazione di ognuno e di tutti, ovvero la santità; il bastone su cui appoggiarsi è la croce, quella eclatante che tutti vedono e quella nascosta nel quotidiano; la borraccia ed il tozzo di pane sono i sacramenti che ci sostengono nel procedere.

Il cammino è quello della fede che non è tale se non fa compiere l’esodo dall’ <io> al <tu> e dall’ <io> a <Dio>.

Ed è stato un cammino a ritroso perché è ritornato alle origini della fede: Roma per la Chiesa ed il battesimo per ciascun pellegrino. La liturgia di Lodi, celebrata durante il viaggio, ricorda la festa di San Marco Evangelista e dà un taglio missionario al pellegrinaggio. <Maria – dice San Luigi Maria Grignon – è il mezzo più perfetto che Gesù Cristo ha scelto per unirci a lui come nostro fine ultimo> e gli oltre seicento pellegrini, guidati dal Vescovo Padre Rodolfo, appena giunti a Roma, hanno fatto la prima tappa nella basilica di Santa Maria Maggiore per una breve ma incisiva riflessione sulla Madre della fede e custode silenziosa della Parola.

I pellegrini si spostano poi a San Giovanni, dove, dopo la processione d’ingresso accompagnata dalle Litanie dei Santi, inizia la solenne celebrazione della S. Messa. Nell’omelia il Vescovo sottolinea il coraggio e l’umiltà della Chiesa delle origini, la paragona a quella di oggi, dove ognuno, nella piccola comunità di cui fa parte, è chiamato per nome ed invitato ad entrare nella porta, sempre aperta, della fede. Prendendo spunto dalla Parola il Vescovo invita a <sentirci ristabiliti> e sottolinea le espressioni <riconfermare>, <rafforzare>, <solide fondamenta> come un progetto di vita.

Dopo la breve pausa del pranzo i pellegrini raggiungono la basilica di Santa Croce in Gerusalemme e contemplano le sacre reliquie della croce su cui fu inchiodato Gesù, paradigma delle croci di ognuno ed invito alla partecipazione della sua passione. Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano, Santa Croce in Gerusalemme sono scrigni preziosi che racchiudono secoli di fede, di arte e di storia e le sobrie descrizioni di Don Antonio Canestri servono a trasmettere la sacralità di questi luoghi che parlano con la bellezza dell’arte e la verità della fede.

Così come avviene al Battistero di San Giovanni in Laterano dove i pellegrini rinnovano le promesse battesimali ed ,uno ad uno, scendono nel fonte battesimale mentre sono benedetti dal Vescovo. Ed è Il pellegrinaggio si conclude poi con la liturgia di Vespri nella Chiesa di Sant’ Antonio ed il Vescovo invita ad <approfondire la fede per essere testimoni credibili>. Che è come dire di annullare il divario tra fede e vita. <Grandi cose ha fatto il Signore per noi, ci ha colmati di gioia> – recita il salmo 125 – ed è sembrata l’espressione più puntuale dello stato d’animo di molti dei pellegrini.

Corroborata quest’anno da una scelta più squisitamente spirituale la Diocesi di Montepulciano, Chiusi e Pienza ha così vissuto il momento fondamentale del pellegrinaggio nell’anno della fede. Che, nella felice stagione di Papa Francesco, è come l’invito a conversione perché la Chiesa, eternamente <pellegrina>, possa rispondere alle attese di un mondo ora messo a nudo nel suo essere tragicamente nomade.

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