Nei miei articoli sul blog non riesco ad essere “chiaro”, per cui i commenti rispecchiano la mia incapacità. Cioè devo prima “spiegare” quello che non sono riuscito a chiarire nell’articolo e poi rispondere al commento, cosa che non è, ovviamente possibile, considerando il giusto spazio dato ai commenti.
Provo a rimediare.
Fino agli anni 70 una persona che, nonostante avesse “soltanto” la 5 elementare, sapeva che il nostro pianeta era rotondo e che girava intorno al Sole.
Negli anni 70 il concetto di Evoluzione ha cominciato a spargersi a macchia d’olio. La stessa persona con la 5 ora sapeva che la Terra è rotonda, che gira intorno al Sole e che la Vita si basa sull’Evoluzione.
Quando si parla di Evoluzione si pensa, ovviamente, subito al grande Darwin, conseguentemente se uno mette in dubbio il concetto, si pensa che uno metta in dubbio anche Darwin.
Tutte le evidenze scientifiche in nostro possesso affermano che, sì, la Vita si svolge secondo il meccanismo osservato e descritto dal (ripeto) grande Darwin, quindi Darwin non può essere messo in dubbio su questo aspetto.
Le stesse evidenze scientifiche affermano anche che questo meraviglioso meccanismo, non può essere considerato come la base per una presunta origine delle specie, od una loro susseguente evoluzione. In poche parole, non può avere come titolo “L’origine delle specie”.
Quindi quello che, credo, dovrebbe essere messo in discussione non è il trattato del libro, ma il suo titolo.
Cioè, può il meccanismo messo in evidenza dal grande Darwin, essere considerato come un’ipotetica origine delle specie ed una susseguente evoluzione, nel senso evocato dal termine.?
Le evidenze scientifiche, di cui sopra, affermano: no.
Credo anche che tutti, e dico tutti, i seri problemi che affligono la nostra società derivino dalla nostra supina accettazzione di una Teoria che a tutt’oggi rimane …una Teoria.
Ripeto; il trattato non è una Teoria, è un dato di fatto. Rispecchia perfettamente lo svolgersi della Vita. Il titolo del trattato, “L’origine delle specie”, è pura teoria.
Chiudo con un ultimo “chiarimento”.
Sto parlando esclusivamente dell’aspetto terrestre delle cose.
Credo anche che, una volta chiarito questo aspetto, si possa cercare di integrare quello spirituale.
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Se uno clicca su Google “flat earth society” si troverà in sito di un club fondato in Inghilterra intorno al 1400…e poi trasferitosi in California…i cui membri, appunto, credono ancora che la Terra sia piatta, ed hanno tanto di esperti che giustificano il loro pensiero…..ognuno è libero di pensare ciò che vuole, ovviamenet, ma, credo che una discussione con i soci non porti ad alcun risultato.
Buona sera a tutti.
Il “come” è invece importante. Si può preoccuparsi del perché alcuni semi si dispongano in cerchio piuttosto che in altro modo e, se si osserva il cerchio, la domanda che sorge spontanea…. (cfr Balibar, l’atomo e la mela: okkio è un libro di fisica teorica, ma bellissimo!)
Occorre. di nuovo (grazie Nicola Nenci). distinguere tra realtà e racconto. A volte il racconto presta un di più alla realtà (è il caso di particelle che Majorana si preoccupò di dimostrare infondate, mentre Fermi….), ma non è detto che sia “sbagliato”. Spesso la realtà supera la fantasia, ma anche la fantasia scherza poco!
Finché c’é fantasia, possiamo sempre sperare (foscolianamente, purtroppo).
Non credo proprio, Donatelli. Quella di cui parla è la catena alimentare (che poi è una rete), sulla quale Darwin non mi pare che abbia scritto alcunché…
In dibattito su alcuni punti del commento di Nicola Nenci.
Non sono pienamente daccordo sul fatto che le teorie scientifiche indicate possano arrivare ad essere completamente abbandonate in favore di nuove.
Le teorie semplici, consolidate e ben suffragate dai fatti in genere arrivano a spiegare una bella quantità di “realtà”. Possono (occasionalmente e fortunatamente) incontrare dei fenomeni che non riescono a spiegare, i quali richiedono quindi lo sviluppo di una teoria più generale. Ma, se la vecchia teoria ha funzionato bene per molto tempo, è più che possibile che quella non venga del tutto abbandonata ma continui a rappresentare un “modello speciale” della realtà.
Si sa molto bene che la Terra è rotonda. Tuttavia, quando vogliamo disegnare la mappa di una porzione limitata di territorio, possiamo considerarla piatta senza commettere errori apprezzabili. Si sa bene che la gravità non è esattamente come Newton la descriveva, ma, a meno di particolari condizioni, quella descrizione viene tutt’ora utilizzata con successo.
Il sistema aristotelico-tolemaico è stato completamente soppiantato dal sistema copernicano perché non era affatto più semplice di quest’ultimo, anzi. Di fatto col “vecchio metodo” era praticamente impossibile prevedere la posizione dei pianeti, se non per brevissimi periodi…
Insomma, quando la teoria è elegante e supportata da solide fondamenta empiriche, quelle a supporto di casi incongruenti tendono ad estenderla piuttosto che a soppiantarla.
La teoria dell’evoluzione di Darwin coniuga la semplicità con l’attinenza a molta realtà, quindi è improbabile che verrà completamente soppiantata da un’altra. La teoria secondo la quale il DNA (ed RNA, plasmidi) è il vettore dei caratteri genetici non è neanche più una teoria, ma piuttosto uno strumento tecnologico, tanto è consolidata. Certo, si può scoprire che certi organismi usano vettori diversi, ovvero che certe strutture all’interno delle cellule possono usare il loro proprio modo di trasferire il corredo genetico alla discendenza (i mitocondri, ad esempio, sono dotati di un proprio DNA). Si può anche ipotizzare che la scoperta di organismi extraterrestri possa far scoprire altri modi di “archiviazione” del corredo genetico. Ma per le specie di questo pianeta tutto si fonda su sistemi basati su DNA, RNA, plasmidi eccetera, i quali quindi avranno comunque un ruolo piuttosto centrale in campo genetico.
Credo anche che sia una dimostrazione della “catena” che unisce tutto e tutti, e in questa catena non ci sono anelli mancanti, se vengono a mancare si crea uno squilibrio…..
la trasformazione della campagna ad opera nostra, e altre cose, hanno alterato la catena. Con molto meno rondini, pipistrelli e ragni, per esempio, il numero di insetti aumenterà. In questa “catena”, come detto non ci sono anelli mancanti…..ed è la catena che Darwin ha portato a nostra conoscenza nel suo trattato.
Il Titolo suggerisce che questa catena si è formata con il passare del tempo…ed ecco gli anelli mancanti.
Vorrei precisare che stiamo parlando esclusivamente se questo meraviglioso TUTTO debba essere contemporaneo o può essere stato creato dal passare del tempo.
Argomenti che riguardano il “come” sono, per ora, fuori luogo.
……appunto, le teorie scientifiche servono al uomo, non alla Natura…….se le due fossero in “armonia”, credo, che le cose potrebbero andare “meglio”.
Fiori che si propagano via impollinazione, compito svolto da uccelli ed insetti specialisti.
La teoria dice che questa simbiosi si è formata con il passare del tempo, e PRIMA come funzionava? E se funzionava, perchè creare la simbiosi?
Chiaro che qui, l’immaginazione, può “volare” al infinito.
Il fatto rimane che sia i fiori che gli specialisti devono essere contemporanei. Ripeto, sennò prima come si propagavano i fiori, e gli specialisti dove trovavano il loro
polline?
Credo che questo sia uno dei tanti “opposti” fra la teoria
e la Natura.
Ripeto ancora che i concetti di “evoluzione” e di “progresso” nell’uso comune dei termini risente ancora del positivismo comtiano, ovvero in termini grafici, corrisponde alla rappresentazione di una retta tendenzialmente ascendente. Se ci si affida a questo modello pare strano che non si abbia fiducia nel futuro. Purtroppo il positivismo comtiano non spiega più (non spiegava nemmeno per Darwin) e per cercare di comprendere fenomeni non spiegabili dal positivismo è necessario ricorrere a modelli interpretativi meno “rassicuranti” ma certamente più utili.
L’evidenza è una componente fondamentale di ogni processo scientifico induttivo deduttivo e/o sperimentale. L’aspetto induttivo (empirico) del metodo scientifico è determinante e indispensabile, ma non ne costituisce la componente esclusiva. Il risultato del processo (composto da procedimento induttivo seguito dalla fase deduttiva e poi dalla verifica sperimentale), che è la teoria scientifica, non è utile a spiegare la “verità dei fatti”, la “realtà delle cose” o dei “dati di fatto”, ma solo a fornire una spiegazione convincente agli esseri umani.
Per capirsi: la legge di gravità, in natura, esisteva prima che Newton la teorizzasse, o prima di Newton le mele cadevano verso l’alto?
Le teorie scientifiche servono all’uomo e non alla natura.
Un “crimine” purtroppo irredimibile; non c’è nessun angelus a tracciare la strada.
Perché il “progresso” è un’ipotesi “culturale”: pro-gredior andare verso, nel senso di avanzare. Ed è il tempo cristiano del “transitus ad” – l’essere per la morte, direbbe Heidegger – a scandire l’occidente. Lo scandalo di Nietzsche dell’eterno ritorno come danza di Zarathustra, lo Uebermensch dal “riso argentino” che traccia un tempo circolare, secondo l’eterno ritorno dell’uguale, lo dobbiamo ancora “digerire”. Leopardi, prima di Nietzsche, anticipa la riflessione sulla “favola bella”, l’illusione che, come la ginestra, profuma l’orrore. Sarà proprio l’uccisione dell’illusione il “crimine” della nostra contemporaneità 🙂
Come è possibile che il “progresso” porti con se un forte punto interrogativo sulla sua capacità di rendere il futuro meno incerto?
Perchè le buone intenzioni di moltissime persone e l’ intelligenza sparsa nel mondo non sembrano levare il punto interrogativo di cui sopra?
Due domande che, credo, rispecchiano i nostri tempi.
Progresso + buone intenzioni + intelligenza = seri problemi.
Io lo considero un paradosso.
Forse la causa potrebbe essere il fatto che noi prendiamo
come un dato di fatto una teoria (Vita = Evoluzione) di cui non esiste alcuna evidenza, se non la teoria stessa…e che sembra non poter essere messa in discussione, assolutamente.
Se poi le due domande non rispecchiano la realtà odierna, vorrà dire che io sono completamente al di fuori, appunto, della realtà che ci confronta e con cui i nostri figli e nipoti dovranno convivere.
Si può o meno accettare di essere delle scimmie evolute o degli “anelli” privilegiati di una catena evolutiva che riguarda e compendia particolarità di vario genere. Certo è che alcune caratteristiche biologiche sono determinanti: per dirne una, la nostra glottide posizionata in un certo modo e la struttura del cranio di cui siamo portatori – mandibola e mascella che si uniscono a una muscolatura facciale organizzata in un certo modo – ha favorito lo sviluppo del linguaggio. Questo non significherebbe nulla, perché potremmo essere sempre stati “programmati” per arrivare a questo punto, e quindi torniamo sempre al punto di partenza: chi programma il programmatore? E qui le ipotesi possono sbizzarrirsi. Per me, rimango attaccato all’ipotesi evolutiva: di dio ne possiamo fare a meno, visto che lui riesce così bene a fare a meno di noi.
Che sia il DNA a decidere non è un dato di fatto, ma un tentativo di interpretazione di un fenomeno naturale. Le leggi scientifiche non sono dati di fatto, ma modelli interpretativi. Il darwinismo, come il sistema induttivo deduttivo, o l’empirismo, o il razionalismo, o il meccanicismo costituiscono modelli interpretativi utili all’uomo per accrescere e strutturare il proprio sistema epistemologico. I loro fondamenti, come i risultati che questi sistemi propongono, non sono dati di fatto, ma teorie che possono e devono essere falsificate. Arriverà un momento (spero) in cui il darwinismo non spiegherà più i meccanismi che stanno alla base del patrimonio naturale odierno. Il sistema aristotelico-tolemaico ha illustrato il cosmo all’essere umano per più di un millennio. Il sistema copernicano è il più accreditato solo da 1610 (anzi da più tardi, per via delle varie resistenze che ci sono state in quel periodo). Forse un giorno nemmeno il DNA spiegherà più la fonte delle informazioni genetiche, se la genetica sarà ancora una scienza in voga…
Anche per questo motivo non esiste un significato univoco del termine evoluzione. Ciò non significa che ognuno da la propria interpretazione, ma che esistono scuole diverse che interpretano diversamente (adottando modelli diversi) il concetto di evoluzione.
Nell’uso comune questa parola ha ancora un’accezione positivista, che di certo non era cara a Darwin.
Per chi volesse leggersi Darwin, segnalo una pagina dalla quale è possibile scaricarsi l’edizione in digitale.
http://www.archive.org/details/originofspecies00darwuoft
Il sito web http://www.archive.org è piuttosto utile e vi si trovano molte pubblicazioni e documenti non più coperti dal copyright. Per chi fosse interessato posso segnalare anche altri portali che foriscono materiale gratuitamente.
Guardi, già in un mio commento ad un suo precedente articolo,ho avuto modo di dire che lo pterodattilo é
…..Tutti gli esperimenti, eseguti fino ad oggi, hanno dato risultato negativo per quanto riguarda la transizione da una specie all’altra. A tutt’oggi non esiste un fossile o un organismo che possa essere un ponte fra una specie e l’altra. I famosi “missing links”. Manca un fossile o un organismo, per esempio, che sia in parte rettile ed in parte uccello.
Se questo non è un dato di fatto sono prontissimo a chiedere scusa a tutti per aver “rotto”….(se il discorso prende la piega del ; “si è un dato di fatto….. però……..il però non cancella il dato di fatto.
……le teorie scientifiche confermano l’influenza dei geni, dell’ambiente e della “casualità” sulla Vita, ma non portano alcuna prova che questo porti ad un’evoluzione, nel senso evocato dal termine…..o ognuno ha la sua interpretazione del termine “evoluzione”?
Il titolo completo non fa altro che affermare che il meccanismo è all’origine delle specie.
Gli embrioni sono identici fra loro, nei primi giorni della loro Vita, sia che diventino stelle marine o essere umani,
il DNA decide…..o anche questo non è un dato di fatto?
Il che potrebbe spiegare la somiglianza fra le varie specie.
Il fatto che noi abbiamo vestige di branchie e di coda non vuol dire, necessariamente che siamo venuti dall’acqua o che siamo discendenti dalla scimmia.
Donatelli, abbia pazienza ma sono costretto a ripetermi. Ne “L’origine della specie” Darwin non fornisce una teoria sull’evoluzione dell Vita, ma esattamente sui meccanismi evolutivi della specie che lei nega siano lì spiegati.
Quindi e per di più:
a) non si tratta di un trattato sul fumoso argomento dello “svolgimento della Vita”;
b) le evidenze scientifiche perlopiù confermano (nella peggiore delle ipotesi non negano) che l’evoluzione della specie è avvenuta in linea con quanto teorizzato da Darwin;
c) il trattato è una teoria, non un dato di fatto, nel quale Darwin porta però molti esempi a suffragio;
d) i meccanismi teorizzati da Darwin sono attualmente considerati alla base dell’origine della specie dal mondo scientifico;
e) eh, sì: veniamo dai pesci. Prima ancora dal plancton, dai batteri e da organismi procarioti;
f) il molto tempo passato lontano da casa potrebbe forse aver minato la stabilità psicologica di Darwin, ma non tanto da indurlo a titolare “L’origine della specie” un testo che non parla di quello…
I titoli ingannano solo se non si legge anche il libro.
Il titolo originale dell’opera, scritto per intero, forse spiega meglio ciò che è scritto nel libro. Anzi: rispecchia proprio quello che vi è scritto, ovvero la teoria della selezione naturale. Quello di Darwin, infatti, è un evoluzionismo che nega il principio positivista di Comte. Esso non vede, cioè, l’evoluzione come una linea retta progressiva, ininterrotta e tendenziale verso l’alto. Al contrario il darwinismo implica il riconoscere le specie attuali come il risultato di un processo di selezione naturale.
Il suo trattato e/o la sua teoria, come ogni legge scientifica, non è mai un “dato di fatto”; mi spiego (spero): le leggi scientifiche sono degli a priori (Kant) che non servono alla natura per funzionare, ma all’uomo per cercare di spiegare i fenomeni naturali.
Darwin, quindi, non solo può essere messo in dubbio, ma DEVE essere messo in dubbio, altrimenti la ricerca scientifica non avrebbe senso e staremmo qui a parlare di dogmi (Popper).
A patto che non si giudichi un libro solo dal suo titolo (riportato solo parzialmente).