Marcella Chionne ci ha lasciati. Vorrei ricordarla come amica di una vita.
Abitavamo entrambe nel “palazzo dei ferrovieri” di via Mazzini e siamo cresciute scambiandoci confidenze e raccontandoci sogni. Ognuna ha poi seguito la propria vita: matrimonio, figli, nipoti…
Insieme alle altre amiche “storiche”abbiamo costruito una trama di relazioni alimentata non dalle frequentazioni, ma da affetto vero. Quando la mia mamma è stata operata per una grave malattia, non è passato giorno che non mi telefonasse facendomi coraggio.
Marcella era sempre indaffarata, non si fermava neppure per un caffè. Doveva pensare alla famiglia, ai nipoti,agli amici (che la consideravano un punto di riferimento), alle tante persone che, in silenzio, aiutava.
Quando dall’Albania arrivò la prima ondata di immigrazione, non essendoci ancora servizi sociali adeguati, fu lei ad aiutare chi ne aveva bisogno per permessi di soggiorno, colloqui con gli insegnanti, ecc. Il tutto senza ostentazione.
Me la ricordo affaccendata nella cucina della contrada del Mar Nero, affaccendata a prepararci cene squisite, affaccendata a correre dietro ai nipoti…..
Senza Marcella non saremo più povere solo noi amiche,ma tutta la nostra comunità.
Desmond Tutu, nobel per la pace, dice:
“Fai la tua piccola parte di bene dove ti trovi, sono queste piccole parti di bene che riempiono il mondo”.
Questo ha sempre fatto Marcella.
Ciao,amica mia, mi piace pensare che la Madonnina ti abbia chiamata vicino a sé e ti abbia detto:”Mettiti a sedere un attimo,riposati!”
Hai ragione Tiziana a ricordare il lavoro di Marcella per rendere meno difficile la permanernza a Chiusi di rifugiati e migranti. E’ grazie al lavoro di poche persone come lei se oggi la massiccia presenza di famiglie straniere non è così problematica come da altre parti. A Marcella si addice in pieno la citazione di Albert Pike che è nell’immagine che accompagna questo tuo bel ricordo:
“Quello che abbiamo fatto soltanto per noi stessi muore con noi, quello che abbiamo fatto per gli altri rimane e non muore mai”.