Nell’ultimo numero de L’Espresso, ieri in edicola, c’è un breve articolo intitolato “Nomine papali. Francescani al traguardo” che dà un’interpretazione della nomina del nostro vescovo e suo conseguenze trasferimento alla diocesi di Grosseto. La sede era vacante ormai da molti mesi, in quanto il vescovo Agostinelli era stato a sua volta nominato vescovo di Prato.
Molti di noi si erano infatti domandati il senso di una nomina, quella di padre Rodolfo, ad appena sette anni dal suo “pensionamento” quando qui da noi aveva fatto molto bene, era generalmente stimato e benvoluto, aveva promosso molte iniziative come ad esempio quelle di collaborazione con tanti luoghi del mondo in difficoltà (Palestina, Congo, etc.).
L’interpretazione de L’Espresso è la seguente:
“la nomina di papa Bergoglio ha sorpreso gli ambienti ecclesiali toscani perché per la sede di Grosseto, vacante dal settembre scorso (…) era stato fatto il nome del vescovo ausiliare di Firenze Claudio Maniago, accusato di aver protetto don Lelio Cantini, il parroco fiorentino che, fra il 1973 e l’87, avrebbe violentato diciannove ragazze. Una scelta quella di Cetoloni, che fa esultare gli ambienti cattolici progressisti, ma rappresenta una bocciatura di Maniago. Che le vittime di don Cantini non vogliono in Toscana”.
Ho cercato conferme in loco. Questa interpretazione viene smentita. Sarebbe prassi della Conferenza Episcopale Toscana quella di proporre il trasferimento dei vescovi toscani verso diocesi più grandi e complesse. Sul fatto specifico sono stato invitato a informarmi più puntualmente perché questa vicenda dell’attuale vescovo ausiliare di Firenze riemergerebbe sempre in maniera strumentale.
Ho così fatto una breve ricerca sulla rassegna stampa della provincia di Grosseto e ho scoperto elementi interessanti. Il trasferimento di padre Rodolfo a Grosseto, che per noi è stato un fulmine a ciel sereno circolava da qualche settimana (circolava fra gli altri anche quello di don Roberto Malpelo, parroco a Torrita). Sul nome di don Claudio Maniago, a Grosseto, era stata fatta una campagna di lettere anonime sin da sei mesi fa, quando era emersa la sua possibile designazione a vescovo. Tutti i parroci della diocesi avevano ricevuto una sorta di “circolare” anonima con la quale si ricordavano le vicende di don Cantini. Monsignor Maniago, che all’epoca dei fatti era un giovane attivo nella parrocchia di don Cantini, veniva accusato di non aver avviato un’inchiesta canonica sul suo ex parroco da vescovo ausiliare. Per questo don Maniago era stato anche indagato e prosciolto.
Evidentemente nella Chiesa i corvi non volano solo a Roma, ma sono ben presenti anche in periferia. Purtroppo questa volta hanno indirettamente colpito anche la nostra diocesi.