Venerdi’ sera nei locali dell’ex Cinema Eden si è tenuto un interessante incontro promosso dal Circolo UIDU’ durante il quale sono stati illustrati ad un folto pubblico di non esperti i principi cardine della MMT (Modern Money Theory). Incuriosito dagli argomenti mi sono andato a leggere il Programma di salvezza economica per l’ Italia. Si tratta di una teoria di derivazione prevalentemente americana che, partendo dalla contestazione radicale del modello economico imperante di stampo neo – liberista, si pone come obiettivo primario per il nostro Paese la fuoriuscita dall’euro. Di fronte ad un pubblico decisamente numeroso che ha seguito con molta attenzione l’illustrazione di concetti non sempre facili, i volontari del MMT hanno cercato di chiarire alcuni elementi essenziali della teoria.
1) Uno Stato dotato di sovranità monetaria può stampare moneta senza limiti e senza porsi il problema del deficit; anzi il deficit Positivo è un dovere dello Stato.
2) Obiettivo primario di uno Stato sovrano deve essere la piena occupazione, da finanziare senza limiti.
3) E’ impossibile che uno Stato sovrano possa andare in default (cioe’ fallire).
4) Il debito pubblico non è un problema perche’ uno Stato puo’ anche decidere di non rispettare gli impegni presi e/o di ricontrattarlo.
5) E’ virtuoso il Paese che importa e non quello che esporta perche’ mette a disposizione dei suoi cittadini più beni e servizi di quelli prodotti.
6) Il settore bancario e finanziario deve essere eliminato perché parassita.
Pur apprezzando l’iniziativa e lo sforzo lodevole degli espositori, mi sia permesso di esprimere qualche forte perplessità.
Ma è possibile che la massa monetaria di un Paese possa crescere illimitatamente e indipendentemente dai beni e servizi prodotti?
La piena occupazione credo sia un’aspirazione del 99% della popolazione. Ma siamo sicuri che producono ricchezza anche lavori completamente inutili?
Non dovranno essere sempre maggiori le risorse prodotte rispetto a quelle impiegate? Mi sembra poi che anche Paesi come USA e Gran Bretagna, dotati di sovranità monetaria, debbano tenere non poco conto delle esigenze e degli umori dei sottoscrittori dei loro titoli di debito pubblico.
Ed infine veniamo alla proposta di fuoriuscire dall’euro. A me sembra una idea molto pericolosa. Anche perché l’uscita dell’Italia dall’Euro significherebbe la fine dell’euro stesso. Con prevedibili sconquassi di natura economica e politica che non potrebbero escludere a priori l’uso della forza ed il ritorno a guerre tra Nazioni dell’Europa che la nascita dell’euro voleva scongiurare.
E poi l’Italia, con la nuova lira, dovrebbe confrontarsi con colossi economici mondiali come gli Stati Uniti, il Giappone, la Cina e tutti i nuovi Paesi emergenti (forse è meglio dire emersi) che hanno modificato la mappa geo – politica del pianeta. Questo non vuol dire che l’Europa va bene cosi’ com’è. Anzi, tutt’altro. Ma contribuire a distruggerla definitivamente non mi sembra una soluzione.
La cosa che piu’ mi sconvolge e’ che gli autori di questo dissesto politico ancor prima di quello economico sono tutti componenti della sinistra o pseudo tale italiana. Andreatta, Ciampi, Prodi ora Letta (con l’intermezzo del peggiore in assoluto, Monti) e che l’unico ad aver messo in discussione l’impianto europeo e’ stato Berlusconi. E’ comunque evidente che continuando su questa strada siamo destinati allo sfacelo e che nessuno, compresi i tedeschi, guadagnano da una situazione simile, fatta eccezione per i grandi gruppi industriali e finanziari. Le banche non andrebbero abolite, andrebbero riportate sotto il controllo dei governi. Tra le tante aberrazioni di questo sistema quello piu’ clamoroso e’ il fatto che gli stati debbano comprare la moneta dalle banche anziche’ produrre loro moneta in nome e per conto degli stati. Spero francamente che venga giu’ tutto il prima possibile.
Appunto, Tomassoni: già l’idea della Spa con azionisti di maggioranza apre la falla nel sistema pensato “per tutti” (per non parlare poi dell’idea di tradizione marxista dello Stato come “comitato d’affari”, ecc.). Il problema attuale della politica è che viene “eliminata” dagli orizzonti dei modelli teorici in quanto elemento “spurio”: incapace di adeguarsi e oltrepassare l’incarnazione nel partito, fermo al modello disegnato da Michels, si presenta sul “mercato” elettorale con proposte attuali – assistiamo a campagne “personalizzate” sul singolo elettore -, ma strette nelle regole di un sistema burocratico-formale di matrice weberiana. Chedo scusa di tutte le “scorciatoie” di citazione, ma lo spazio è quel che è. Sarebbe interessante tracciare un’ipotesi di studio sulla crisi della forma-partito contemporanea e le implicazioni che comporta. Nel caso del modello proposto in conferenza l’altro problema grave è la sua pretesa di razionalità implicita e conclusa – ma guarda il caos che ha prodotto questi giorni una semplice, per quanto oscura, frase di Bernanke -.
Non ero presente, ma da quanto leggo qui mi pare di capire che é stato propagandato l’ennesimo impianto economico.
Concordo con Sorbera che la politica deve avere un ruolo che non può essere subalterno a quello dell’economia, ma piuttosto perlomeno “interagire” con quello.
Però non capisco: lo stato non dovremmo, in fin dei conti, essere noi? Capisco che poi é piuttosto evidente a tutti che qualcuno é dotato di un “pacchetto azionario” piú sostanzioso di altri. Ma l’obiettivo costituzionale sarebbe quello, mi pare.
Battilana riassume bene il succo della conferenza. Approvo anche l’iniziativa di UIDU che incoraggerei a proseguire. Va rilevato però che la sicurezza con cui i conferenzieri hanno esposto le loro ragioni trova diversi punti di debolezza. Vediamone due, tra gli altri: l’idea che lo stato persegua l’interesse generale si fonda su un’ipotesi non dimostrata (ricorrente l’affermazione in conferenza “lo stato siamo noi”); l’idea che lo Stato persegua la piena occupazione è anch’essa un assunto non dimostrato. In pratica, quello proposto è un modello astratto con una serie di “riprese” classiche sul tema del comportamento virtuoso se deficitario. In realtà dobbiamo fare i conti con il quadro concreto in cui siamo e che si chiama capitalismo (fenomeno a sua volta complesso e poco definibile – da Ricardo a Marx a Veblen e fino a Friedman, c’è un ventaglio di definizioni tutte equipotenti -) e che ha nel controllo sulla scarsità delle merci-risorse il suo dato caratteristico. Inoltre, per dovere di cronaca, c’è il risvolto della scuola di Schlichter che individua nella moneta cartacea il “collapse and the coming monetary breackdown”. In sostanza, è l’opzione politica che viene sospesa nei ragionamenti presentati – lacuna che mi ha fatto infuriare e andarmene prima della fine -.
Luciano, sei sempre il solito !Vedi il torbido dove c’è chiarezza ,vedi l’intenzione dove c’è il disinteresse ! Ma la vuoi più trasparente di così la cosa ? L’informazione è alla base di tutto.Ti hanno già detto i nostri politici per anni:con Berlusconi mai a governare insieme!
E’ bastato un insetto che fa cri cri a rovinargli le cose che subito tentano di schiacciarlo e godono quando lo mettono al muro illudendosi di risolvere le cose(per loro e per le loro correnti dopo aver tentato di vendersi bocconi avvelenati in casa loro).Scherzi a parte(ma mica tanto scherzi….)la discussione della Mosler Economy è stata molto chiara ed interessante ma affronta secondo me una materia della quale non si può trascurare aspetti importanti come secondo me è stato fatto,del tipo l’impatto sociale,cosa che è stata già rilevata durante le discussione.Grazie ad UIDU per l’iniziativa.Io credo che in futuro sarebbe bene che ce ne fossero di più,ma che siano più snelle e non durino quasi 3 ore.Lo dico per la stanchezza della gente non avvezza a certe discussioni.Faccio appello a coloro che hanno già fatto articoli nella settimana passata
poco intellegibili perchè ritornino su questi argomenti appassionanti ed attuali con un po’ più di chiarezza della quale se ne sente il bisogno.Grazie !
Ho partecipato all’interessante incontro e nella lunga esposizione ho trovato molti ragionamenti convincenti e altri meno.
L’iniziativa è stata a mio avviso comunque lodevole perchè l’unica certezza che ne ho ricavato è che la politica e l’informazione di questo paese non ha alcun interesse a ragionare seriamente di questi argomenti.
E se di un argomento non se ne vuol parlare qualche sospetto viene.