L’edilizia muore e nasce una nuova professione: il “burotecnico”

di Chiara Pugnalini

Spicca sui giornali di oggi la notizia della crisi ormai nota e tangibile del settore edile. L’articolo de “Il sole 24 ore” del 9 luglio, analizza in modo molto completo e secondo me anche molto reale, i problemi burocratico-amministrativi e finanziari che stanno affondando sempre più velocemente questo settore che ormai è allo stremo, documentando la protesta dei cosiddetti “caschi gialli”.

Anche nel nostro territorio caratterizzato da una vasta presenza di imprese edili, ormai la maggior parte sono allo stremo e tra aziende che chiudono sono pochi quelli che cercano di rimanere a galla, seppur con l’acqua alla gola. Imprese che ormai sono obbligate ad ampi e complessi adempimenti burocratici hanno fatto si che nascesse una figura, definita dal quotidiano di “burotecnici” che aiutano le stesse in merito agli adempimenti documentali.

Al di là dei ben noti problemi, è un altro l’ aspetto che rimane velato e che invece andrebbe analizzato perché molto nocivo per il rilancio e la competitività. Vorrei soffermare l’attenzione sul fatto che accanto ad un decremento di ingegneri ed architetti pari al 23% (il sole 24 ore) trovo inspiegabile la grande proliferazione di consulenti che aiutino le imprese nei loro adempimenti. Da tempo è evidente l’aumento di figure che senza una qualifica né una preparazione specifica, forniscono alle aziende consulenze che non hanno le competenze per fare.

Aiutati dalla burocrazia che tanto criticano, la quale non definisce mai in modo chiaro e serio l’abilitazione dei soggetti in merito all’erogazione di servizi più generici, vengono favorite queste persone che per pochi soldi prendono i clienti, portando ad un parallelo affossamento dei tecnici competenti, che avendo investito soldi nella propria formazione, obbligati alla formazione periodica ed all’iscrizione nei relativi albi, non possono competere ed a parer mio non devono competere, con prestazioni di più basso livello tecnico ed economico. Ma qui l’ignoranza la fa da padrona, perché un cliente si affida alla persona che si autoproclama competente, ed allora a parità di servizio richiesto, perché scegliere chi ti fa pagare di più e sembra anche volerti far fare più cose?

Questo si traduce in una sempre minor qualità delle aziende, che seguite male diventano meno competitive, rischiando in molti casi anche delle multe che le porterebbero a chiudere. In questo caso penso che i controlli siano fondamentali e se da un parte condivido la linea adottata da molte ASL locali, che devo dire in modo molto zelante svolgono il proprio lavoro cercando di non infierire troppo sulle imprese per far cassa sulla loro pelle, dall’altra bisognerebbe “ripensare” anche ad un controllo diverso. Ma se proiettiamo questa situazione sul panorama nazionale … non è proprio questa la sensazione, cioè quella di farci diventare sempre più operai ignoranti sottomessi a politiche ingiuste?

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