Padre Rodolfo e la Giornata Mondiale della Gioventù

 di Marco Fè

<Il vescovo rinuncia all’auto blu> titola l’articolo d’apertura il quotidiano “Il Tirreno” del 26 luglio. <Rodolfo Cetoloni conferma il profilo basso da francescano: non voglio certo il macchinone, posso guidare la mia Punto> spiega il sottotitolo.

Nell’ articolo che segue il giornalista Baldanzi racconta a tutto tondo colui che è stato il nostro Vescovo dal 2000 ad oggi: <Nella sua Diocesi in tanti lo chiamano ancora padre, invece che eccellenza … E’ un uomo spartano, pratico, a cui piace camminare, capace di dormire in un sacco a pelo e spostarsi sul territorio con la sua Fiat Punto guidandola da solo …. capace di fare scelte all’insegna dell’essenziale, del coraggio. Oltre all’amore per il canto ha una bella voce e l’attitudine al dialogo>.

Giungono contemporaneamente le notizie dalla GMG di Rio De Janeiro: “Oggi serve una Chiesa che non abbia paura di uscire nella notte e che accompagni e si metta in cammino con la gente – dice Papa Francesco – Tanta gente è uscita dalla Chiesa perché è apparsa troppo lontana dai loro bisogni o troppo fredda e autoreferenziale>. <Stare in comunione con il prossimo> – ci trasmette in un messaggio Gloria Santoni da Rio De Janeiro – <è il dono più bello che mi ha fatto riscoprire questa GMG>.

Nel piccolo e nel grande due facce della stessa medaglia le ultime vicende del Papa a Rio e di Padre Rodolfo a Grosseto, accumunate dal denominatore comune della povertà. <Francesco ricostruisci la mia Chiesa> chiese Gesù al Poverello di Assisi. Ma per ricostruirla è indispensabile sposare <Monna Povertà> che è l’unica capace di far riscoprire quell’essenziale della fede cristiana che sembra scomparso tanto è soffocato dalle sovrastrutture che gli si sono accumulate addosso. L’essenziale è riscoprire il Vangelo come “buona notizia” e scelta radicale, andare controcorrente, uscire dalle sacrestie, liberarsi dal clericalismo, colmare la frattura tra fede e vita, riscoprire la bellezza di essere cristiani, credere all’impossibile, sperimentare quotidianamente l’amore di Dio e testimoniarlo gioiosamente a tutto il mondo.

Per dirlo con una sola espressione ricostruire la Chiesa oggi significa attuare il Concilio Ecumenico Vaticano II. Se la Chiesa va ricostruita vuol dire che in parte è stata distrutta ed infatti è evidente il processo di scristianizzazione in atto in tutto il mondo. Ma per riconoscere tutto questo, soprattutto per la gerarchia della Chiesa, ci vuole la virtù dell’umiltà, parente stretta della povertà ed ottica indispensabile per scorgere la verità delle cose.

Qui sta la grandezza di Papa Francesco, ultima espressione di una serie di pontefici straordinari, da Giovanni XXIII a Benedetto XVI, che hanno iniziato il cammino di ricostruzione. La sacra rappresentazione della costruzione della chiesa nella notte di Rio ha voluto plasticamente testimoniare questa estrema necessità. E le quattro testimonianze di conversione che l’hanno accompagnata, hanno significato che la Chiesa di Cristo è costituita dalle pietre vive dei cristiani che, quando sono realmente tali, si identificano con coloro che hanno creduto all’ amore di Dio.

Papa Francesco ha indicato la strada della ricostruzione che è interiore e personale ed accompagnato dalla croce. L’ha indicata con l’importanza che ha attribuito alla Parola di Dio, con quei silenzi solenni e impossibili proposti a tre milioni di giovani come condizione indispensabile per far calare la Parola nell’intimità e coniugarla con la vita. L’ha manifestata con la bellezza di una liturgia viva ed esistenziale, e l’ha resa palese con la dimensione comunitaria rivolta a tutti ma in particolare alle periferie del villaggio globale.

La Chiesa non è tale se non è missionaria, ed ecco la consegna finale di Papa Francesco ai giovani: “Andate, senza paura, per servire”. “In questa GMG – ci ha trasmesso in un messaggio Michele Dell’Agnello – ho compreso che soprattutto a noi giovani spetta il compito di rinnovare la Chiesa e lo possiamo fare diventando il terreno fertile dove possa germogliare la Parola di Dio”. La Chiesa, come altre volte nei periodi di crisi, tornando ad essere se stessa diventa sale della terra e luce del mondo. Lo dimostra il fatto per cui i lontani e gli atei sono i più attenti ed entusiasti di Papa Francesco. Povertà, ritorno all’essenziale, voglia di ricostruire generano una speranza nuova ed il fenomeno si realizza sia nella dimensione locale che in quella planetaria. Ed è un segno dei tempi.

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3 risposte a Padre Rodolfo e la Giornata Mondiale della Gioventù

  1. pmicciche scrive:

    Così come Cristo e il Vangelo possono essere riferimenti importanti anche per chi non crede nella divinità di Gesù, Francesco potrebbe diventare una guida spirituale per molti atei o “non allineati”, al di là del suo essere il Pontefice della Chiesa Cattolica. Spesso sono proprio i non-cattolici a soffrire maggiormente comportamenti di certo Clero che fa sembrare eccezionale quello di Padre Rodolfo, quando invece dovrebbe trattarsi della norma. Francesco che porta la sua borsa non è populismo ma il segnale che il Grande Comunicatore vuole lanciare: “sono primus inter pares e non ho portaborse perchè anch’io sono in cammino come voi,”. Certo Carlo Sacco, aspettiamo i fatti ma l’inizio fa proprio ben sperare….anche un miscredente come me.

  2. carlo sacco scrive:

    Lo confermo anch’io poichè i messaggi usciti da quel pulpito sono stati valorialmente unidirezionali con l’accento messo decisamente su un etica che mi appare molto più giusta di quelle che fin’ora hanno contrassegnato l’operato della Chiesa.Occorre però giudicare dagli atti perchè le parole lasciano il tempo che trovano e tali parole non ho nessuna difficoltà a convenire che per essere realizzate occorra del tempo.Diversamente da questo la difficoltà che tutto resti inalterato mentre si spargono cortine di fumo di cambiamento si presenta quotidianamente.Credenti e non credenti converranno che tutto questo sia una lotta,soprattutto all’interno della Chiesa,ma i facili entusiasmi devono trovare la corrispon- denza nei fatti,diversamente tutto resta inalterato.E non sarebbe questa una novità. guardando la storia,perchè anche gli entusiasmi servono spesso a rinsaldare i vecchi equibri se non si prosegue nei fatti concreti.E’ giusto giudicare non dalle intenzioni ma dai fatti.Quelli non smentiscono nessuno,non danno adito a prevenzioni ma nemmeno assolvono le parole quando non ne segue nulla.E’ giusto restare vigili poi esprimere giudizi.

  3. luciano fiorani scrive:

    “I lontani e gli atei sono i più attenti ed entusiasti di Papa Francesco”.
    Confermo.

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