Domenica 18 agosto. Arrivi in stazione poco dopo le 10 per comprare il biglietto per Siena. In biglietteria ti dicono che il treno è soppresso. Dai un’occhiata alla sala d’aspetto e la vedi piena zeppa di turisti, molti stranieri. Il prossimo treno è a alle 12 e 30. Due ore di attesa.
Questa estate i turisti sono stati molti. Chi viaggia in treno e utilizza i treni regionali e interregionali lo ha notato. Certo questi disservizi non aiutano a sviluppare il nostro turismo.
I pendolari sperimentano tutti i giorni il progressivo deterioramento del servizio.
C’è una convergenza di interessi fra chi gestisce il trasporto locale, le ferrovie, e chi lo paga, la Regione. Le nostre gloriose ferrovie sembrano vedere soltanto l’alta velocità. Una linea come la Chiusi-Siena se la toglierebbero di torno molto volentieri. Dall’altra parte una parte della politica locale non vedrebbe male una gestione di linee come queste tramite aziende partecipate. Qualche posto in consiglio di amminsitrazione per molti è un’aspirazione. Due atteggiamenti che non vanno certo nella direzione del buon funzionamento del servizio.
Eppure questa storica linea ferroviaria potrebbe tornare ad essere una grande risorsa. Del turismo abbiamo già detto. Il pendolarismo per lavoro è importante. Così come è importante il pendolarsmo studentesco, soprattutto quello universitario.
Forse è arrivato il momento che i pedolari e gli operatori economici si organizzino.
Hai ragione p.Miccichè, chiedo venia…..
Confermo che le cose stanno come le sintetizza Paolo. Forse Carlo Sacco deve aver casualmente mischiato altri interventi, addebitandomene il senso.
Non mi pare che il breve commento di Paolo (Miccichè) abbia trattato il problema del tipo di gestione del servizio ferroviario, quanto piuttosto della mancanza di partecipazione dei cittadini di Chiusi al problema. Condivido il punto: un centro come il nostro che ha avuto per più di un secolo la ferrovia quale attività economica principale (ai tempi d’oro gli addetti erano più di 400) non riesce oggi a mobilitarsi sulla sua agonia.
Non condivido molto la tua impostazione Paolo Miccichè, soprattutto guardando all’esperienza dei fatti in tante altri settori. Il fatto è che ci si perde-comedici tu- perchè spesso le aziende private indiretta connessione con quelle pubbliche attuano e costruiscono una politica che porta a gestire il pubblico con criteri privati e questo viene ottenuto attraverso una serie di relazioni e di costruzione di regole che portano alla fine a dare al privato la polpa ed al pubblico l’osso.Quindi quello che tu dici e che vediamo intorno poggia su un presupposto che dato che il privato non guadagna il pubblico sia nettamente insufficiente ad eseguire la propria funzione in maniera come si dovrebbe.E’ una discrasia che poggia su un presupposto che il pubblico è pubblico e non deve invadere il mercato che deve restare in appannaggio al privato.Il tuo assioma -dato che occorre che il privato per esistere possa fare profitto sulla gestone dei servizi, il pubblico che funziona male perchè non guidato dall’interesse privato sia da ridurre.Guarda le aziende dell’acqua e ve di se i costi alla fin finesiano saliti o diminuiti.
Chiusi mi ricorda una storia di Salomone; due persone che avevano un feudo che durava da anni. Solomone li convocò e, per cercare di fermarli, disse loro: Io esudirò qualsiasi desiderio vostro, ma raddoppierò ciò che è stato desiderato da uno di voi per l’atro….uno chiese cento frustate per sè, l’altro cento bastonate! Lo tadio…nessuno di qui ci guadagna, e tutti noi perdiamo (costo di manutenzione). Distribuzione dei sacchetti della spazzatura, stessa storia, puchè nessuno ci guadagni si preferisce perdere. Treni, idem. Come già detto, Chiusi un paese più unico che raro….altro che ‘spinta dal basso’!
Caro Miccichè, finchè definitivamente non viene presa in considerazione l’idea che tranne pochi il ”popolo sia marcio” non andremo da nessuna parte.Io di questo ne sono convinto, come ne sono convinto che le responsabilità di tutto questo vi siano, e ben definite, non eteree od evanescenti.Mi sembra ovvio.
Sulle responsabilità della nostra classe dirigente – in questo come in molti altri settori – si è detto e si continuerà a dire. Che “dal basso” però non si senta volare una mosca è un fatto altrettanto assodato. Quando si cerca di suscitare attenzione (non dico sdegno) su un argomento vitale come quello dei collegamenti ferroviari, si è di solito ricambiatati da una espressione bovina che non fa presagire nulla di buono, quanto al peso della cosiddetta opinione pubblica su certi temi.
Qualsiasi commento o iniziativa, in passato, nel presente o nel prossimo futuro non può che restare lettera morta… Davanti all’impossibilità (o incapacità?) dei NOSTRI ex assessori ai trasporti Regionali, dei NOSTRI ex parlamentari senesi, a trovare soluzioni per rendere i servizi più fruibili e non criticabili, come ci si può aspettare in futuro qualcosa di efficiente e finalmente risolutivo? Al “politico” restano tutti i vantaggi, ai pendolari o turisti viaggiatori tutti gli svantaggi… con la sola differenza che quest’ultimi se criticano (mettendoci il nome o la faccia) non devono vergognarsi di nulla….