Il male oscuro, ma non troppo….. di Chiusi

 di Marco Fè

In quest’estate incerta che ormai volge alla fine Chiusi ha vissuto in maniera ancor più accentuata quell’annosa e paradossale contraddizione in cui si dibatte da anni e dalla quale non riesce a tirarsi fuori. Contraddizione tra un patrimonio storico e archeologico ricchissimo e variegato, una tradizione culturale e potenzialità umane piuttosto originali ed una misera e irrilevante ricaduta turistica.

La contraddizione scaturisce evidente dal confronto con i paesi vicini: Sarteano, Città della Pieve, Pienza e Montepulciano, ad esempio, non hanno la dovizia archeologica e storica di Chiusi ma sanno valorizzare bene quello che hanno e pullulano di turisti che affollano le poche ma mirate iniziative nelle quali concentrano tutte le loro risorse.

I Chiusini nostalgici amano ricordare quel periodo che va degli inizi degli anni ’60 fino alla metà degli anni ’70, quando Chiusi, con tutte le iniziative di quel tempo, era al centro di un considerevole bacino di utenza culturale, sociale e commerciale che comprendeva i paesi limitrofi da Città della Pieve a San Casciano, Celle sul Rigo, Cetona, Sarteano e Chianciano. Altri ricordano i cinque anni del Premio Giornalistico e del Canopo d’oro degli anni ’90 in cui di Chiusi si parlava nelle reti televisive della Rai e nelle maggiori testate giornalistiche a tiratura nazionale.

Anni felici in cui ebbe una pausa il degrado culturale e turistico della Città. Poche città al mondo – era solito affermare il Dott. Iozzo, illuminato direttore del museo etrusco – possono vantare, come Chiusi, tre musei, due percorsi cunicolari, una cattedrale paleocristiana ed una domus romana nel raggio di 300 metri. Senza parlare della necropoli etrusca, delle catacombe cristiane, dell’itinerario naturalistico lacustre e collinare, del Parco dei Forti, giardino panoramico che non ha uguali nei paesi vicini. Poche città inoltre hanno una molteplicità di iniziative, anche piuttosto originali, come Chiusi. Attribuire il degrado e la contraddizione alla miopia delle amministrazioni comunali e alla Pro Loco è legittimo ma non esaustivo.

Il male è più profondo. Forse risiede in quella filosofia tutta chiusina che si esprime nel “prendere i propri cocci ed andare a giocare nel proprio uscio”, nell’ incapacità di pensare alla grande, di convergere in unità di intenti, di esercitare quella virtù di saper rischiare senza la quale tutto diventa impossibile.

Nei festeggiamenti patronali del 1998 fu premiato come cittadino benemerito l’ On. Loris Scricciolo. Nell’intervista di prassi che gli feci la sera, in Piazza Duomo, prima della premiazione, gli posi questa domanda: “Lei conosce molto bene la Città di Chiusi, quale è il suo più grande difetto?” Fece un passo indietro e mi guardò meravigliato prima di rispondermi con la consueta solenne ironia: “Ma come? eppure lo dovresti sapere! Chiusi ama la mediocrità per cui il suo male atavico è l’invidia che si esprime nel mettere il bastone tra le ruote alle eccellenze che potrebbero valorizzare la Città”. E forse aveva proprio ragione.

 

 

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7 risposte a Il male oscuro, ma non troppo….. di Chiusi

  1. mirco vagnini scrive:

    scusate se mi intrometto in questa discussione ma avrei bisogno del vostro aiuto
    approfittando della vostra cortese pazienza
    se possibile mi servirebbe una descrizione deglio edifici e particolari che si veddono in una vecchia stampa con il colle di chiusi pubblicata nel seguente sito http://triaturris.beepworld.it/terzieri.htm
    sperando in un vostro riscontro ringrazio mirco vagnini
    astamicc@libero.it

  2. enzo sorbera scrive:

    Henze è uno dei miei “idoli”. La sua capacità di farsi promotore resta ineguagliata. Che dire se, al di là della barriera linguistica, fosse riuscito a costruire un seminario/cantiere con Ingeborg Bachmann – la sua morosa del tempo -? Probabilmente, oggi avremmo a Montepulciano un laboratorio letterario all’altezza dell’Istituto di musica e già da trent’anni. Lo stesso dicasi di Battista Lena e la “Banda sonora” di Chianciano: se si fosse lavorato di più con la Francesca Archibugi, oltre alla banda avremmo un laboratorio di cinema di tutto rispetto. L’idea di fondo è che il grande nome deve lasciare un’eredità e degli epigoni. E’ il numero che si fa “massa critica” a produrre l’eccellenza.

  3. pscattoni scrive:

    Sono d’accrdo con quanto scrive Enzo (Sorbera). Aggiungo solo una nota. Sono vecchio abbastanza per aver assistito nel 1976 alla prima edizione del Cantiere diretto da Henze, il famoso compositore tedesco. In quella edizione insieme a “sofisticati” spettacoli Henze coinvolse anche la banda locale
    Oggi il cantoere riesce ad avere spettacoli di alta qualità coinvolgendo giovani musicisti che si formano a Montepulciano. Le buone semine spesso danno buoni frutti.

  4. enzo sorbera scrive:

    Purtroppo, io ho partecipato a pochi degli eventi di Orizzonti: avendo una bimba piccola, con mia moglie ci alterniamo nella partecipazione agli eventi che ci interessano. A quelli che sono andato, però, gli spettacoli avevano registrato un bel “pieno” di pubblico. Mi pare un buon segnale o, peggio per me, forse il mio gusto si sta massificando 🙂
    Scherzi a parte, credo che occorra una riflessione di carattere più generale che non l’ammirazione (invidiosa) delle frotte di gente delle piazze vicine; e questa riflessione passa per un’idea forte di cultura e di città che non possono essere surrogate da pacchetti preconfezionati di programmi buoni per tutte le piazze. Le circa 4000 persone di ieri sera a Città della Pieve erano attratte dagli sbandieramenti notturni ma anche da bar aperti e ristoranti a pieno vapore. Cioè è la città stessa che si fa evento

  5. Ricordo che ai miei tempi si diceva che i Chiusini avevano la puzza sotto il naso quindi niente è cambiato, se no fosse per quanto ha illusrato Marco nel suo articolo. Sono più che
    mai convinto che questo cambiamento in peggio non sia dovuto ne ‘alla puzza sotto il naso’ ne alle varie associazioni compreso l’A.C. La domanda è questa: perchè Chiusi DEVE rimanere chiusa? Se non riusciamo a parlare di questo non credo che la fine dell’imbarbarimento sia una cosa fattibile.
    La domanda è questa

  6. Credo che ormai non ci sia più nulla di recuperabile. Siamo di fronte ad una vera invasione barbarica. Si cerca di coprire tutto millantando pienoni inesistenti e fantomatici trionfi, come se ció che ha esposto Marco non fosse sotto gli occhi di tutti. Almeno finchè i barbari imperverseranno credo che il fastidio di fare 10 km per trovare ambienti più fertili sia ben poca cosa rispetto al rimanere qui a piangere su questo scempio. Quindi è giunto davvero il momento di “prendere i nostri cocci” se ne sono rimasti, ed andarcene a giocare, non nel nostro portone, ma nel portone del vicino. Attenderemo altrove con pazienza un nuovo rinascimento quando i barbari avranno fatto il loro tempo. Nel fràttempo, non ci resta che confidare nell’ospitalità dei nostri vicini.

  7. carlo sacco scrive:

    Marco ,Io il forse lo toglierei.Ma la questione -come ho sempre detto-dalle pagine del Blog è ”culturale” poichè dove non esiste conoscenza non esiste anche il porsi in maniera critica per ricercare idee, e quelle che vengono partorite sono spesso idee mediocri.E’ inevitabile che sia così. Nessuno ha il patrimonio della verità ma per fare l’esempio più calzante basta guardare agli altri paesi del territorio che non hanno un patrimonio come ha Chiusi, andare nelle sere d’estate a Città della Pieve, Montepulciano, Cortona, Castiglione del Lago, Pienza ecc ecc ed osservare la diversità. Non credo che per trovarne le ragioni si debbano fare tanti discorsi altisonanti od intricati…..è proprio il carattere del paese e della gente che è questo….e pensare che ci sono ritornato ad abitare dopo 40 anni…..Se a Chiusi Scalo le sere d’estate sembra di essere nel ”deserto dei tartari” qualche ragione ci sarà ? Eppure a sentire i nostri politci spesso le iniziative prese in passato per fare più vivo il paese vanno tutte bene.Perfino i comitati e le associazioni sono state create e se non c’è nessuno nei negozi non si deve dire perchè si è distruttivi….è questa la sottocultura che spocchiosamente impera da sempre.E non potrebbe essere diversa se si pensa a ciò che esiste e che non esiste.

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