Conoscenza ed esperienza: libera diffusione o stretto riserbo

 di Chiara Pugnalini

Un tweet di qualche giorno fa mi ha fatto riflettere sul tema della diffusione di idee, verso una gelosa custodia delle stesse. Il tweet era un articolo di “Che Futuro!” un sito internet sull’innovazione, che riportava l’intervista a Linda Serra (Stategist per una Digital Communication Agency di Bologna), riguardo la sua esperienza del giugno scorso, come rappresentante delle “Women in Technology Italiane” in USA.

 Penso che il suo compito di rappresentanza deve essere stato abbastanza difficile, proprio per gli aspetti che l’hanno stupita, ovvero la grande apertura che ha trovato, visitando le varie rappresentanti degli stati americani.

 La cosa che più mi ha colpito è l’impressione che ha avuto la Serra, uguale a quella che ho avuto io quando ho lavorato oltreoceano, ovvero che sembra di essere nel paese dei balocchi. Si possono dire tante cose di un paese che non ha la sanità pubblica o che applica la pena di morte ancora in diversi stati, ma poco si può obiettare alla loro apertura e capacità di attrazione, verso i migliori talenti del mercato mondiale.

 Tutto molto diverso dall’Italia, racconta Linda Serra, nell’intervista: condivisione, confronto, meeting a ruota, opportunità per chi ha un po’ voglia di fare o fiuto per il business, anche senza una specifica formazione. Diverso dal nostro modo di fare non è vero? Beh questo allora mi fa riflettere sul fatto, che forse non basta semplicemente una spinta economica per portare l’Italia più o meno al passo dello sviluppo tecnologico degli altri paesi (o quantomeno accorciarne la distanza…) perchè evidentemente ciò non basterebbe. Collateralmente anche altre caratteristiche trasversali andrebbero modificate, che purtroppo sono troppo radicate nella nostra cultura e non solo nel mondo politico.

 

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