Domenica 15 l’associazione La Goccia ha organizzato una visita alla mostra fotografica “Viaggio intorno all’uomo” di Steve McCurry.
Il complesso museale del Santa Maria della Scala di Siena, che la ospita,ci accoglie in tutto il suo splendore.Da anni non ci tornavo ed è stato come scoprire per la prima volta un luogo di assoluta bellezza.
L’allestimento espositivo si integra così perfettamente con le strutture architettoniche da creare un “tutto armonico”.
La guida che ci accompagna è d’eccezione: Carlo Sacco, grande esperto di fotografia.
E’ lui che ci spiega come McCurry prediliga i ritratti. Gli scatti più belli, a mio parere, sono quelli che fissano i volti: volti scavati,solcati di rughe,ma resi indimenticabili dagli sguardi.
Gli occhi fissano sempre l’obbiettivo e sono occhi da cui traspare una dignità antica e senza tempo.
Il nomade Kuchi, la bimba del Rajasthan,il nomade Rabhari e soprattutto lei, l’icona per eccellenza, Sharbat Gula, la bambina afgana dai magici occhi verdi cui il National Geographic dedicò la copertina facendola entrare nel cuore del mondo.Ci sono immagini che segnano la storia:la guerra del Vietnam sta tutta nella foto di Nick Ut (8 giugno 1972) che mostra il dolore di Kim Phuc ustionata dal napalm che ha distrutto il suo villaggio; il dramma afgano sta tutto in quegli incredibili occhi verdi che ci guardano con un’espressione di sfida .
Mc Curry , a 17 anni dallo scatto, tornò a cercare Sharbat Gula e, dopo mille peripezie,
la ritrovò , già madre di quattro figli,e ne fissò ancora il volto :gli occhi sono quelli, ma sembrano spenti per tutto il dolore e la miseria che hanno visto.
Carlo ci ha mostrato ,spiegandoceli tecnicamente, scatti bellissimi,ma difficilmente desrivibili.
Un consiglio: andate a vederli personalmente. La mostra resterà a Siena fino al 3 novembre.
Troppo buona Tiziana a definirmi come hai scritto.Non sono un grande esperto ma tengo a dire che Mc Curry è uno dei miei preferiti se non il top di quel genere di fotografia che prediligo.Lui sì che è un grande esperto di foto in Asia.Passato al digitale nel 2005,prima era un fotografo in analogico.Molte delle sue foto pur apparendo nelle copertine e nei reportages internazionali e da molti anni nel National Geographic,ritengo siano frutto di elabora- zione in postproduzione.Questo nulla toglie alla bravura dell’autore ma a chi osserva le foto forse sfugge quell’intervento che modifica i toni,li rafforza,li riposiziona per farli apparire più saturi o meno di colori e luci.Qualche anno fa,un mio amico senese lo incontrò in India alla fiera dei cammelli a Puskhar in Rajasthan e la sua equipe aveva dietro banks,riflettori,luci e sfondi.Personalmente riconosco che è un grande professionista e la sua mostra”Viaggio intorno all’uomo”ci dà la dimensione di ciò che lui va ad interpretare ogni volta che scatta:gli occhi sono lo specchio dell’anima.Negli anni mi ha autografato tutti i suoi libri che serbo come reliquie.E’ invidiato dai giovani in tutto il mondo che sbavano ai suoi workshop,fino al punto di far loro dire di ”desiderare una vita alla Steve Mc Curry”.