Un’eccezione alla regola che vede chiusiblog impegnato sui temi della nostra città.
“Per il viaggio siamo partiti dalle coste della Libia. Abbiamo pagato tra i 300 e i mille euro. Ci avevano detto di arrivare sulle coste di Sampieri perché così non saremmo stati identificati e saremmo riusciti a sfuggire dalle forze dell’ordine e avremmo potuto continuare il nostro viaggio la cui meta finale non è l’Italia”, racconta (…) un migrante eritreo di 23 anni. “Siamo arrivati nella prima mattinata – prosegue – e il nostro barcone si è arenato e pensavamo che l’acqua non fosse così profonda. Il mare era agitatissimo. Ci siamo buttati in acqua e abbiamo cercato di arrivare alla costa che vedevamo vicino, ma l’acqua era troppo profonda. Purtroppo molti nostri fratelli non ce l’hanno fatta. Noi vorremmo soltanto essere aiutati”
Questo uno stralcio dell’articolo pubblicato sul sito di Repubblica in relazione ai 13 morti di questa notte sulle coste siciliane.
Ogni migrante che rischia la vita in mare ha una storia diversa. Conosco molto bene la situazione degli eritrei che vivono attualmente in una sorta di grande prigione. Praticamente il cosiddetto “servizio militare” può durare sino a cinquant’anni. Allora si può capire perché questo ragazzi scappano e rischiano la vita. Sarebbe troppo lungo spiegare perché anche l’Italia ha responsabilità storiche che hanno contribuito all’attuale situazione.
Forse, però, sarebbe doveroso conoscere certe situazioni e fare in modo che questi drammi finiscano.
Caro Roberto (Donatelli) ieri durante la trasmissione otto e mezzo su La7 c’è stata la lunga e dettagliata testimonianza di un eritreo che ha raccontato il suo percorso per arrivare in Italia. Molto chiara. Le bande che “gestiscono” questo turpe commercio sono varie. Gli sbarchi sono il fenomeno più visibile che crea allarme sociale soprattutto nelle persone disinfiormate. In realtà rappresentano soltanto il 12% dell’immigrazione clandestina complessiva in Italia.
alla luce dell’ultima immane tragedia vorrei aggiungere un commento.
Credo che i ‘fuggitivi’ siano ignare pedine in uno schema ben preciso. Non ho idea di quale sia lo schema o il suo scopo. Sono convinto, però, che fino a che lo schema non verrà individuato le tragedie continueranno. O uesto, o coloro che ‘aiutano’ i fuggitivi sono dei deficenti. Non si può ‘aiutare’ gente a morire annegati in mare, o di fame o sete….bisogna essere, apppunto dei deficenti.
Per esempio, si potrebbe ‘noleggiare’ una barca cosi’, per lo meno non verrebbero gettati in mare o morire di stenti.
Non credo sia un’opera impossibile, considerando lo stato sociale delle persone coinvolte.
Per esempio?
Paolo (Scattoni). Anche se non conosco l’Africa credo di percepire la situazione……….se io fossi un parente estero mi adoperei non soltanto per mandare i soldi, ma anche per trovare una via di fuga che non sia completamernte in balia degli scafisti. Tutto qui.
Roberto (Donatelli) capisco che per uno che ha poca dimestichezza con le vicende dei paesi africani è difficile comprendere. Le persone che attraversano mezza Africa per scappare da situazioni critiche (guerre, persecuzioni etc.) non sono i pastori della Dankalia che vivono con 200 dollari all’anno. Sono di solito persone che hanno studiato e che hanno collegamenti in Europa. Quindi quelle cifre per scappare da uno stato prigione o da situazioni di gravissimo pericolo ci possono tranquillamente essere. Io ho aiutato un familiare a venire in Italia attraverso un permesso di lavoro temporaneo. Se questo non fosse stato possibile avrei forse dato la stessa cifra per un espatrio clandestino. Ogni giorno per recarsi alla sua officina doveva fare una strada diversa per evitare “incidenti”. Vedi tu.
Luana, è vero che il sindaco di Lampedusa ha preso posizioni ferme e forti verso il coinvolgimento del resto dell’Italia e dell’Europa,ma appunto come dici te, chi se le ricorda tali cose ? Forse fino a quando non avremo preso coscienza che è proprio il sistema socio economico che tritura,spezzetta, divide e che fa perdere la memoria ai singoli con determinazione precisa usando i mass- media le cose saranno queste che vediamo.Così si comanda,limando le coscienze giorno dopo giorno per non farle reattive di fronte alle tragedie che vengono compiute da chi comanda,non dai sottoposti.E fino a quando non si capirà questo non avremo fatto nulla,solo rattoppi, solo incazzature di fronte alle tragedie dei nostri simili ed anche a poi seguire quelle nostre.Ed allora si potrebbe ben pensare chi siano questi signori,soprattutto annidati dentro di noi, nel nostro sistema,che a sentrli sembra che possano essere comprensivi e caritatevoli ma che invece l’unica cosa che li interessa è quella di ARGINARE,MANTENERE, PRESERVARE,ben sapendo che così facendo provocano i danni più incredibili.Sono quelli che ogni giorno ci dicono che ci vuole stabilità(la loro però),e se vi convincono votateli.
Non mi torna, parlare di bonifico o amici in quei paesi mi sembra ottimistico e poi, fanno pervenire i soldi ai loro cari che poi vengono buttati in mare? Se riescono a mandare i soldi saranno anche in grado di arrangiare un più sicuro metodo di fuga, credo.
Come tutti Roberto (Donatelli) tramite un bonifico o un versamento alla posta, oppure tramite parenti, amici o conoscenti che vanno in quei paesi.
Per Luana. Sono almeno 20 anni che circola la voce- che comunque ritengo abbastanza veritiera e che al punto in cui siamo non mi fa comunque meravigliare,che l’80 percento degli importi ricevuti dall’Unicef in sovvenzioni siano impiegati per pagare gli stipendi di tali funzionari.Non credo sia una balla…..
Questo è il manifesto di cui parlavo poche ore fa:Spesso di fronte all’abitudine ed al rifiuto di vedere le tragedie umane esposte in fotografia mi si affaccia alla mente ciò che scriveva Robert Capa nel 1936 a proposito della Guerra di Spagna:”Questi uomini saranno morti invano se i vivi rifiutano di vederli”.Oppure la riflessione ancor più vera e forte di Daniel Mermet proprio in risposta al cinismo dei tempi in cui viviamo:”….ma esporre la sofferenza non basta.Mostrare il crmine contro l’umanità non basta per combatterlo.Lo spetta- colo della disperazione non può sostituirsi alla riflessone sul male e sulla RESPONSABILITA’ POLITICA.Quando l’evento politico viene ridotto ad un patetico fatto di cronaca,LA PIETA’ PARALIZZA IL PENSIERO,L’ASPIRAZIONE ALLA GIUSTIZIA SI DEGRADA IN CONSOLAZIO- NE UMANITARIA. E ‘LI CHE SI ANNIDA LA BANALIZZAZIONE DEL MALE.Dovrebbero riflettere molti di coloro che alla fine dei loro ragionamenti approdano alla considerazione che non serva ricercare le responsabilità e le ragioni del male,poichè quest’ultimo viene vissuto dalle persone come parto dell’egoismo umano e ritenuta questa una condizione quasi naturale dell’esistenza.Si finisce per fare il giuoco di coloro che organizzano le regole per la difesa del proprio orticello.
Come fanno i parenti esteri a mndare i soldi ai propri cari?
x Roberto Donatelli. I soldi arrivano dai parenti che vivono all’estero. Per loro non è troppo difficile mettere a disposizione quelle cifre.
L’Espresso, unico giornale in Italia, pubblicò foto di fuoriusciti eritrei che cercavano scampo in Israele. Intercettati da bande criminali nel Sinai. Li torturavano e li costringevano a inviare le foto delle loro ferite ai parenti in Europa o in USA per un riscatto. Chi non lo poteva fare veniva ucciso per il traffico degli organi.
ho scritto d’impulso e me ne scuso, vorrei aggiungere che non trovo affatto sconveniente trattare su questo blog questi argomenti semmai sarebbero utili contributi informati. Ritengo che le pur apprezzabili iniziative per la pace che ogni tanto vengono organizzate hanno il limite di trasformarsi in giornate “ideologiche” del “vogliamoci bene” ma forse serve incominciare anche a documentarsi e vedere chi guadagna in Italia su queste catastrofi. Per esempio , piccola cosa naturalmente, alcuni giorni indietro alcuni giornali hanno pubblicato i compensi degli esperti della cooperazione internazionale pagati a peso d’oro. E chi se lo sarebbe aspettato!
E’ proprio vero Scattoni, sarebbe doveroso conoscere cosa succede nel mondo e quante e quali ingiustizie subiscono gli uomini che scappano e quelli che non possono scappare. Molti di noi che hanno creduto e credono nella possibilità di vivere in un sistema pacifico e rispettoso delle diversità si sentono oramai impotenti. Troppo grandi sono gli interessi economici che ci fanno girare come trottoline e gli individui singolarmente cosa possono se non limitarsi a qualche opera di solidarietà ? Ho creduto convintamente nella forza della politica quale strumento di governo per i conflitti e per la garanzia dei diritti umani, oggi riesco solo ad indignarmi ma non trovo un approdo dove indirizzare questa indignazione, chi la fa la politica internazionale nei vari Paesi? Possiamo aspettare ancora che nasca una coscienza critica capace e vogliosa di analizzare questi fenomeni migratori ? Tempo fa la Sindaca di Lampedusa prese una posizione pubblica molto coraggiosa, mi chiedo cosa abbia prodotto e chi se la ricorda.
Si ma come se viviamo in una società che dà importanza al denaro e quando questa è stato tentato di cambiarla sono insorti ceti abbienti ed anche medi per porre fine al loro pericolo di dover dividere la torta ? Le risorse non sono per tutti.Chi reclama gustizia ha ragione, ma se la reclama dentro i canali che il sistema che lo sfrutta gli costruisce attorno appositamente,quello probabilmente la giustizia non l’otterrà mai.E tutto funziona così, fino anche a ridurre le iniziative individuali in un business per avere il controllo delle menti dei poveri. ed allora occorrerebbe smetterla di far decderealla politica di spendere miliardi di euro per le armi e gli aerei
e poi dirsi democratici.E’ una presa per i fondelli consapevole, perchè si sconfina anche toccando i tasti della religione,del pietismo imbelle.E’ l’ipocrisa moderna del mondo dove viviamo e che vediamo tutti i giorni intorno a noi.In una mostra sul terzo mondo ho scritto delle parole in un manifesto che per mancanza di spazio in questa risposta non posso scrivere, ma lo farò in una altra successiva risposta,se vi saranno interventi.
Resta inteso che comprendo benissimo la situazione nei paesi africani di cui noi, occidente, siamo responsabili.
Ovviamente capisco anche l’odissea a cui i profughi vanno incontro. Un’odissea, purtroppo, in cui non esiste l’arrivare in patria. Quello che non capisco sono i soldi dati per fuggire. Negli anni settanta si parlava di circa 3000mila streline a testa! Ora sembra siano dai cento ai mille euro a testa.Cii rendiamo conto di che cifre stiamo parlando riportate alle condizioni economiche di quei paesi? E non si dica che é la ‘malavita’ che li anticipa.