Sul Centro logistico di Chiusi si sono dette molte cose. E’ doveroso fare chiarezza per come si sono utilizzati soldi pubblici. E’ giusto ragionare sulla scelta anche con senso critico. Tuttavia, non possiamo far finta di non conoscere il contesto e la storia del progetto.
La decisione di investire nel Centro Merci si determinò diversi anni fa, con un lungo dibattito e con il sostegno di gran parte della realtà locale. Condivisero la proposta i partiti di maggioranza e di opposizione – è stato nei programmi delle ultime 4 o 5 elezioni amministrative- , le organizzazioni imprenditoriali e sindacali (la prima a lanciare l’idea se non ricordo male fu proprio la CNA). In seguito, è divenuto un progetto di area di tre province e due regioni. Finanziato dal Patto Territoriale Vato, con fondi ministeriali e della Fondazione MPS.
Era un’idea ambiziosa che cercava di tenere insieme un territorio, attraverso una progettualità condivisa per creare un volano di sviluppo e lavoro. Lo faceva, oltretutto, con una visione positiva: contribuire a spostare il trasporto delle merci dalla gomma al treno, valorizzando la centralità ferroviaria di Chiusi, che aveva tutte le carte in regola per far parte di una rete logistica regionale o nazionale per il trasporto merci. Allora, questi erano i temi e le prospettive su cui si discuteva a livello locale e nonsolo.
In particolare, il Centro Logistico va contestualizzato in quegli anni, con il governo dell’Ulivo 1996-2001, in cui si provava a mettere in piedi una politica dei trasporti e della logistica su ferro.
Con il governo Prodi si parlava di “cura del ferro” per indicare la centralità dell’intermodalità ferroviaria. Politiche che non si sono mai concretizzate perché è stata data priorità all’Alta velocità/Alta Capacità, anche con la complicità del centrosinistra. Le ferrovie hanno dismesso il servizio Cargo. I governi di Centrodestra hanno abbandonato ogni prospettiva di intermodalità , di valorizzazione del trasporto ferroviario locale. Si sono dirottate attenzioni e risorse sulle grandi opere: il ponte sullo stretto di Messina, la TAV, il Mose di Venezia e altri interventi per la viabilità stradale. Poi è arrivata la crisi , i governi tecnici e le prospettive sono cambiate.
Forse, è stata chiusa troppo in fretta la società SMEC. Gli stessi comuni soci hanno pensato a recuperare le poche risorse messe nel capitale della società, anziché ragionare su come aggiornare le prospettive di un intervento, per il quale erano stati utilizzati soldi per realizzare l’urbanizzazione dell’area.
Sicuramente, l’idea del progetto merita una valutazione anche critica. Non tutte le responsabilità possono essere caricate sulla politica locale per aver pensato un progetto che ancora sarebbe in sintonia con un’idea si sviluppo sostenibile e con un’esigenza fortissima di spostare il trasporto di persone e merci dalla strada alla ferrovia, dotando il paese di una rete capillare di aree di scambio gomma- ferro.
Il Centro di logistico di Chiusi rispondeva a questa visione. Semmai, in un paese normale un progetto come quello presentato dal Patto Vato sarebbe stato finanziato se in linea con politiche nazionali di settore e avrebbe ricevuto l’aiuto necessario a realizzarsi. Altrimenti la richiesta di finanziamenti sarebbe stata rispedita al mittente. Invece, da una parte si concedono finanziamenti per un progetto territoriale della logistica e poi si continua a favorire la mobilità su gomma.
La partita comunque non è ancora conclusa e, se vogliamo che non si materializzi un effettivo e irrimediabile spreco di risorse e vivere in un paese in cui tutto si muove sulla gomma è urgente riannodare i fili di un confronto territoriale.
Occorre rapidamente stabilire come e in che termini andare avanti, creare qualche sinergia per realizzare una infrastruttura produttiva a servizio di un’area, che sta vivendo le difficoltà della crisi economica e sulla quale non mi pare vengano avanzate molte prospettive innovative , né una idea compiuta di programmazione. Governare non è solo tagliare nastri o farsi concorrenza tra comuni a colpi di eventi e sagre paesane. Molto spesso si devono affrontare questioni complicate. Oltre a, sollecitare l’indignazione dei cittadini, i nostri territori hanno bisogno di politica e istituzioni che prospettino soluzioni. Mi pare che nessuno brilli per idee nuove sulle quali discutere.
Sembrerebbe che le considerazioni fatte sia da Fiorani che da Cioncoloni possano- anche se per poco-viaggiare parallelamente alle mie. Prima di scriverle ho pensato, sembrerebbero estremistche, sembrerebbe estremistico a detta del pensiero comune di caratterizzare una parte dello sviluppo con la non spesa oppure con la spesa sociale in altre direzioni vista la crisi e viste soprattutto le parole di Letta che già pensa di ricostiture la DC che già c’è nel PD con l’iniezione di gente proveniente dal PDL e da Monti.Un bel panorama ci si presenta per lo sviluppo.Prepariamoci a vedere un po’ di rialzo degli stipendi a reddito fisso,di diminuzione di tasse sul lavoro perdare l’idea che con questi capitanati forse da Renzi si governi eccome !Corsi e ricorsi storici, ma per i deboli sotto questi e sotto l’Europa della Merkel la carta igienica servirà a poco…..Tutti dicono di sperare mentre in loro stessi sanno bene che parecchi giri di vite attendono i subalterni,i percettori di reddito fisso,i giovani senza lavoro.
Nel mio commento precedente affermavo che la politica, nonostante i cattivi esempi, che sono sotto gli occhi di tutti coloro che li vogliono vedere, continua ad operare con troppa disinvoltura nella gestione della spesa pubblica. L’amministrazione Scaramelli, che si vanta cotinuamente della buona gestione delle risorse pubbliche, ha comperato un terreno, per circa 50 mila euro, per realizzare un collegamento con il secondo accesso al centro storico prima di avere la certezza che la strada possa essere effettivamente realizzata e sapendo bene che le difficoltà sono tali da metterne a rischio il risultato finale. Una gestione oculata ne avrebbe consigliato l’acquisto, come suggerito dalle opposizioni, a certezza ottenuta. Così non è stato. Sembra che la storia, che dovrebbe essere maestra, non riesca ad insegnare niente ai politici. In questo caso “repetita non iuvant”.
Il centro merci è l’esempio di come la politica abbia operato e, purtroppo, continui ad operare con troppa disivoltura nella spesa pubblica. Prendendo per buono tutto quanto dichiarato da Nasorri lo scandalo consiste nell’aver speso 2,7 milioni di euro prima di avere la certezza che il progetto complessivo potesse essere realizzato. Sono state fatte le opere prima che la società di gestione fosse operativa e prima di avere la certezza che ci fossero privati interessati ad investire nel progetto perché tanto erano risorse pubbliche che a quei tempi sovrabbondavano e quindi venivano spese più per crearsi consenso che per effettiva utilità. Quando fu realizzato il Patto Territoriale ci fu la corsa ad accapararsi risorse su progetti di cui, a quindici anni di distanza, bisognerebbe fare una seria verifica. Mai un imprenditore privato, a cui le risorse premono, perché provengono dalle sue tasche, costruirebbe un capannone prima di avere la certezza che la sua attività possa avere un futuro. Quando nel partito dicevo queste cose venivo tacciato di disfattismo e di ostacolo al progresso. Forse i risultati richiederebbero un serio esame di coscienza.
Anche questo intervento di Nasorri è sicuramente stimolante perchè pone diverse questioni che vanno ben al di la della vicenda “centro merci”.
Mi limito a ad alcune osservazioni.
I tempi: tra l’idea e la realizzazione passano sempre, come minimo, una decina d’anni. E’ possibile continuare a “programmare” (sempre che questa parola abbia ancora un senso) opere senza un quadro di riferimento nazionale?
Nasorri parla correttamente del progetto alta velocità/alta capacità. Di alta capacità ne sentite più parlare? Avete mai visto transitare un treno merci in direttissima? E’ legittimo sospettare (dopo che centinaia di progetti hanno divorato valanghe di miliardi poi finiti nel nulla) che ci prendano per il culo?
E infine lo sviluppo: parola magica ma che non vuol dir niente. O meglio abbiamo capito benissimo cosa intendono lor signori per sviluppo: mangiarsi soldi pubblici.
Proposte? Certo che se ne possono fare e ne vengono fatte ma con chi ci si deve confrontare con l’Unione dei comuni che all’unanimità si tuffa sulla chimera “medioetruria” e sfugge i problemi con cui tutti i giorni dobbiamo fare i conti?
Questa classe politica ha fallito e va mandata a casa. Non vedo altre soluzioni.
Forse rischerà di apparire una contraddizione e peggio ancora una chiusura ed il contrariodi quanto possa essere e portare, ma in molte fasi dell’economia nelle quali anche interventi di una certa consistenza tolgono risorse più dirette verso il sociale, il non spendere energie economiche per infrastrutture produttive che potrebbero rivelarsi asfittche si potrebbe inscrivere equvalente ad un investimento. Avete mai pensato che in periodo di recessione una spesa reputata produttiva ma che poi si rivela il suo contrario possa portare ancora più recessione ? Fino a circa 20 anni or sono una spesa generava sviluppo,proviamo in una fase come questa a non spendere o meglio a spendere in altre direzioni.Forse potrebbe risultare più proficuo alla fine.Vedendo come sono andate a finire le strutture produttive intorno a Chusi tutto questo potrebbe rappresentare un modo di ragionare.Certo i pochi beneficiati non sarebbero molto d’accordo e direbbero che è una idea minimo minimo balzana perchè lo sviluppo si è fatto fin’ora con i marciapiedi,pensilone e poco altro.
Ma pensateci,in fondo per questi non era meglio non spendere o spendere in altre direzioni dove avremmo avuto un più diretto beneficio?