Sempre con maggiore frequenza si sente parlare di referendum che coinvolgono vari comuni, indetti per accorpare volontariamente più enti:
“… Con percentuali vicine e a volte anche superiori all’80%, i cittadini di Migliaro, Migliarino e Massa Fiscaglia (provincia di Ferrara) hanno votato a favore della nascita del Comune unico, così come quelli di Sissa e Trecasali nel parmense e Torriana e Poggio Berni nel riminese. L’unico risultato negativo è stato a Toano e Villa Minozzo in provincia di Reggio Emilia…” “…L’Emilia Romagna non è nuova alle fusioni: lo scorso anno, infatti, 5 Comuni della Valsamoggia (Savigno, Monteveglio, Castello di Serravalle, Bazzano e Crespellano) …. “Il voto dei cittadini conferma la linea politica della Regione in materia di riordino istituzionale” ricorda Saliera, sottolineando come “in un Paese dove da anni si parla a vuoto di riforme la Regione Emilia Romagna, i sindaci dei Comuni interessati, i partiti politici e le parti sociali che si sono impegnate per le fusioni hanno dimostrato come si possano rafforzare le comunità locali realmente e con il consenso degli elettori…”. “In tempi di tagli, il tesoretto messo a disposizione dalla Regione Emilia Romagna per i comuni in odore di fusione è di quelli ai quali era difficile rinunciare: 12 milioni di euro in totale da erogare in 15 anni. A questi vanno aggiunti altri contributi statali al momento di incerta quantificazione….”
“…Nascerà il Comune Unico delle Colline Pisane: lo hanno deciso gli abitanti di Crespina e di Lorenzanache hanno scelto, in maniera massiccia il “si…”.
“…Hanno votato per il sì anche gli elettori degli altri due Comuni che si vogliono fondere: Lari e Casciana Terme. A Lari si sono spressi a favore del Comune Unico delle Terme il 76,93 per cento degli elettori; a Casciana terme, il sì ha ottenuto l’80,02 per cento dei consensi.
Non si farà, invece, il Comune Unico dell’Alta Valdera: a Peccioli e a Capannoli, la gente che si è recata alle urne ha votato in maggioranza per il no. A Capannoli si sono espressi contro la fusione 979 elettori, pari al 50,57%; a Peccioli in 930 (pari al 52,96 per cento). Ha avuto un esito diverso, invece, a Palaia, dove la gente ha votato per il “sì” al 65,65 per cento…”
C’è chi si batte addirittura per accorpare tutti i comuni sotto 35000 abitanti con queste motivazioni:
“Alla luce di tali comportamenti, oltretutto non puniti, è imperativo per il Governo e i parlamentari emanare subito una legge che accorpi i comuni sotto i 35.000 abitanti (lasciando, e possibilmente aumentando, gli sportelli multifunzionali per le pratiche dei cittadini) Legge che eliminerebbe almeno 7.000 sindaci e relativi consigli comunali che oggi, violando ripetutamente la legge nazionale, come nel caso di questo Comune, creano oneri indebiti a cittadini e associazioni, danneggiano…. “. Questa campagna, forse un po’ eccessiva, viene portata avanti anche in relazione a frequenti abusi di vari sindaci, soprattutto di piccoli comuni, nei quali, amministratori incompetenti, sindaci e assessori che credendosi, come li definiscono, “piccoli principi”, credono di poter usufruire di poteri illimitati, scordandosi di leggi nazionali e dei diritti dei propri amministrati, oltre che dei principi e doveri cui dovrebbero attenersi.
Non è la prima volta che affronto l’argomento, anche sul Blog, forse non sono dalla parte della ragione, ma difficilmente ho avuto modo di discuterne con persone che non si dissociassero dal mio pensiero per motivi non definibili in maniera diversa da campanilistici o limitandosi ad obiettare che poi i cittadini che avessero avuto necessità di recarsi in comune avrebbero dovuto recarsi in altro paese. Ma può essere sufficiente una simile convinzione? Quanti sono coloro che si recano almeno una volta all’anno nel palazzo? e più di una volta? Poi attivando o potenziando gli sportelli multifunzionali per le pratiche dei cittadini la eventuale difficoltà diventerebbe facilmente superabile.
Il problema vero è che decadrebbero alcuni centri di piccolo potere, di clientelismo e la cosa non può andare giù facilmente a certi politici e gruppi politici.
Che ogni piccolo comune possa riuscire a trovare i vari livelli di amministratori dei quali ha necessità per il suo funzionamento con competenze adeguate è, per vari motivi, molto difficile, continuamente ne abbiamo esempi.
Ovviamente non voglio generalizzare e non penso che ci siano colpe personali in ogni caso, chi svolge le varie mansioni di sindaco, assessore, consigliere ecc. a volte lo fa anche solo per dovere civico.
Fatta una breve ricerca ho trovato la Legge Regionale Toscana 68 del 2011 aggiornata al 2013 (simile a quella Emiliano-Romagnola) che, tra l’altro, recita:
“….Al fine di consolidare e sviluppare i processi aggregativi dei comuni in funzione del riordino e della semplificazione istituzionale, la Regione promuove la fusione di comuni….
Art. 64 – Contributi per fusioni e incorporazioni
1. In caso di fusione o incorporazione di due o più comuni è concesso un contributo pari a euro
250.000 per ogni comune originario per cinque anni fino ad un massimo di euro 1.000.000,00 per il nuovo comune a decorrere dall’anno successivo all’elezione del nuovo consiglio comunale. La legge regionale che provvede alla fusione o all’incorporazione può stabilire un contributo maggiore in presenza di almeno due parametri tra quelli di seguito indicati:
a) popolazione del comune risultante dalla fusione superiore a 10.000 abitanti, a condizione che
almeno uno dei comuni interessati alla fusione o incorporazione risulti già obbligato all’esercizio
associato delle funzioni fondamentali;
b) classe di virtuosità riconosciuta ad almeno un comune interessato alla fusione o incorporazione ai sensi dell’articolo 20 del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98…”ecc.
Non ho avuto tempo di leggerne tutto il contenuto, (ne metto il link) però mi pare un incoraggiamento non da poco.
Anche indipendentemente dal contributo, come scritto in precedenti occasioni, nel nostro circondario, vedrei bene un grande comune che comprenda, oltre a Chiusi, Chianciano, Cetona e Sarteano, magari anche San Casciano e peccato Città della Pieve è in Umbria, ma… chissà!
Sarebbe necessario iniziare a parlarne, valutare i pro ed i contro, cercando di giungere ad una scelta condivisa e partecipata.
Questa è una di quelle decisioni che se non nascono dal basso possono solo alimentare divisioni, dissidi e discussioni a non finire e non necessariamente deve essere la politica dei partiti a mettere in moto il meccanismo, anzi, sarebbe meglio non lo fosse.
Cercando immagini da inserire nell’articolo mi sono imbattuto in un commento dell’assessore ai rapporti con gli enti locali della Toscana, Vittorio Bugli: “…La Regione aiuta i Comuni che si uniscono – ricorda l’assessore – ed uno più uno, slogan dell’Anci davvero azzeccato, in questo caso non fa due ma tre, per il valore aggiunto che porta”. “Quattro in matematica – scherza – ma otto in buona amministrazione”. “Per questo – prosegue – siamo favorevoli a qualsiasi processo di aggregazione: occorrono economie di scala per abbattere i costi e programmare meglio certi servizi. Certo devono essere processi democratici ed infatti abbiamo deciso che ogni volta ci sia un referendum, consultivo. La Costituzione non ce lo imponeva: sarebbe stato sufficiente il sì da parte dei consigli comunali. Ma ci è sembrato giusto ascoltare anche i cittadini…. ”
Non posso non condividere!
Pur nel piccolo del campione, che ovviamente non può essere estremamente indicativo, pare difficile l’emergere di valide motivazioni contrarie all’aggregazione, sicuramente ce ne saranno, ma scorrendo quelle portate avanti dai comitati del no alle unioni di altri comuni, la più ricorrente si limita alla pretestuosa vicinanza tra amministrazione e cittadini, forse senza rendersi conto che quello che conta non è certo la vicinanza fisica.
Con tutto il rispetto per il sig. Maico (Icollitorti) e soprattutto per opinioni diverse in genere.
Allo stesso Maicol mi permetterei suggerire che non bisognerebbe mai aver paura di farsi portatori in prima persona delle proprie convinzioni, se ci si crede veramente, specie se ci si trova in uno spazio libero come questo.
Far “guerra” per non unirsi con paese vicini e con origini comuni equivale a disconoscere le proprie origini. Dar credito a simili modi di ragionare, a mio modestissimo parere, equivarrebbe a darne anche a chi chiedesse di rimettere la dogana alle Torri e rivolere il Granducato, dimenticando che nel frattempo si sta cercando di fare l’Europa.
credo che in questo particolare momento storico e culturale del comune di chiusi…… tutto sarebbe meglio del comune di chiusi. Ben venga, non solo una fusione…. mi contenterei anche di una annessione, ad un comune qualsiasi di quelli circostanti.
Volendo guardare alla storia, ricordo che l’archeologa che per anni ha seguito gli scavi etruschi di Petriolo, della quale non mi sovviene il nome, parlando della Chiusi etrusca, mi diceva che i confini del suo territorio, quindi della Città, andavano oltre l’attuale Torrita. L’eventuale fusione potrebbe quindi essere l’occasione per ritrovare, almeno in parte, un’identità storica, non di perderla.
Comunque la vedo dura!
Certamente, da chiusino, prima di unirmi a Chianciano o a qualche altro Comune faccio una guerra che la metà basta… Altro che No Tav!
La vedo dura perdere quella municipalità che spesso si identifica in una identità… nella propria storia. Poi non dimentichiamo i rapporti che ciascun comune ha con le proprie frazioni… e infine i pesci più grossi che mangiano quelli più piccoli… Insomma l’abbiamo vista con l’unione dei comuni… figuriamoci in un contesto di fusione….
Sono d’accordissimo e non da oggi. I vantaggi di una fusione tra piccoli e piccolissimi comuni sono evidenti (per cittadini e istituzione).
Ma vi pare che questa classe politica sia in grado razionalizzare (ammesso che lo voglia) i livelli istituzionali?
Per fare un esempio la provincia di Brescia comprende oltre 200 comuni mentre quella di Prato appena 7. Pur tenendo conto di densità di popolazione e conformazione territoriale vi sembra ragionevole?
C’è poco da illudersi: si continuerà con le lodevoli eccezioni che ricordava Giulietti nel suo pezzo e con la miriade di realtà che di Comune hanno solo il nome.