Razionalizzare non significa chiudere. Risposta a Marco Nasorri

di Carlo Giulietti

Caro Marco,

tu sei sicuramente un politico di grande esperienza, ho grande stima nelle tue capacità personali e forse vedi cose che la gente comune come me non riesce ad afferrare subito, può darsi quindi che mi sbagli, ma nella tua introduzione ravviso anche un fondo di populismo, nel senso che pare tu voglia far passare il discorso che la eventuale fusione dei piccoli comuni comporterebbe rischi di minori servizi al cittadino, mentre in realtà, in caso di riorganizzazione, i servizi non verrebbero smantellati e gli uffici essenziali potrebbero rimanere al loro posto, verrebbero condivise strumentazioni e procedure.

Si potrebbero avere risparmi sui materiali, attrezzature e organizzazione. Il personale non diminuirebbe (questo in una situazione come l’attuale mi pare fondamentale), anzi potrebbe specializzarsi ed evitare, come ora, di “fare un po’ di tutto”.

Si potrebbero affrontare con più incisività le problematiche finanziarie e di gestione dei servizi, i continui tagli sui trasferimenti statali che danneggeranno in primo luogo le nostre piccole comunità locali provocandone, questi si, inevitabilmente invecchiamento e abbandono da parte di giovani famiglie. Si potrebbe avere un rafforzamento delle potenzialità territoriali in una logica di accrescimento della competitività economico-turistico dell’area, sicure risorse aggiuntive rispetto alle gestioni singole, riduzione negli investimenti in beni,una posizione di maggiore forza contrattuale, maggiori possibilità di accesso a finanziamenti agevolati o a fondo perduto proposti da enti nazionali o europei. Mi pare che ci siano proprio finanziamenti diretti a comuni sopra i trentamila abitanti

Indispensabile sarebbe una gestione oculata e partecipata all’eventuale fusione, in grado di garantire parità a tutti i membri della nuova comunità locale e questo è ovvio.

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4 risposte a Razionalizzare non significa chiudere. Risposta a Marco Nasorri

  1. Marco Nasorri scrive:

    Sono forse rinvestiti nel trasporto locale utilizzato dai pendolari. Eppure, quando si decideva di fare l’alta velocità, si diceva che poi si sarebbe operato un riequilibrio con politiche in favore dei territori che erano tagliati fuori dal progetto. Infatti, si propone una stazione in linea per un territorio grande in sostanza mezza Italia. Mentre, il trasporto locale viene abbandonato per non recare danno ai treni super veloci che non possono rallentare neanche 5 minuti per non perdere competitività.
    Si potrebbe continuare con le questioni legate alla giustizia e alla nostra sicurezza. Si tagliano i tribunali periferici per razionalizzare le spese. Tuttavia, si comprano gli aerei F15 che costano svariati miliardi. Ma, da chi siamo minacciati: dalla criminalità organizzata, che ramifica i suoi tentacoli in ogni luogo grande e piccolo del paese o da attacchi di potenze straniere per cui dobbiamo intercettarli nello spazio, con mezzi super sofisticati. Queste sono le questioni più evidenti – e non ho parlato di servizi socio sanitari, per i quali si operano continue razionalizzazioni, senza che mai si ottengano, in cambio le cose pur giuste che diceva Carlo.

  2. Marco Nasorri scrive:

    Sono forse rinvestiti nel trasporto locale utilizzato dai pendolari. Eppure, quando si decideva di fare l’alta velocità, si diceva che poi si sarebbe operato un riequilibrio con politiche in favore dei territori che erano tagliati fuori dal progetto. Infatti, si propone una stazione in linea per un territorio grande in sostanza mezza Italia. Mentre, il trasporto locale viene abbandonato per non recare danno ai treni super veloci che non possono rallentare neanche 5 minuti per non perdere competitività.
    Si potrebbe continuare con le questioni legate alla giustizia e alla nostra sicurezza. Si tagliano i tribunali periferici per razionalizzare le spese. Tuttavia, si comprano gli aerei F15 che costano svariati miliardi. Ma, da chi siamo minacciati: dalla criminalità organizzata, che ramifica i suoi tentacoli in ogni luogo grande e piccolo del paese o da attacchi di potenze straniere per cui dobbiamo intercettarli nello spazio, con mezzi super sofisticati.
    Queste sono le questioni più evidenti – e non ho parlato di servizi socio sanitari – ci sono tante piccole cose che incidono nella vivibilità dei nostri territori, per i quali si operano continue razionalizzazioni, senza che mai si ottengano, in cambio le cose pur giuste che diceva Carlo. I risparmi è facile che finiscono nel circolo vizioso dei meccanismi finanziari, che speculano anche con i nostri soldi, in grandi opere decise ai livelli centrali che spesso non portano nessuna beneficio alle piccole realtà .

  3. Marco Nasorri scrive:

    Anch’io spesso ho pensato come te, Carlo. Purtroppo, guardando l’evoluzione delle cose mi sono reso conto che la realtà è diversa.
    Le razionalizzazioni, spesso si sono tradotte in diminuzione di servizi e basta. Le risorse, risparmiate e, non sempre ciò avviene, non vanno per gli investimenti locali, né per una modernizzazione equa del paese. Guardiamo alla vicenda Poste/Alitalia. Le Poste stanno tagliando piccoli uffici, riducono il personale, abbandonano alcuni servizi. Anche grazie a tutto questo hanno fatto un utile netto di 1.032 milioni di euro. Li investono forse per migliorare i servizi al cittadino in tutte le parti del paese. No perché ci tocca fare code sempre più lunghe e chi vive nei piccoli centri, più chilometri per trovare uno sportello aperto. Addirittura un giorno ci dicono che Poste Italiane mette 75 milioni (sono i nostri soldi, i minori uffici aperti nei piccoli centri, i tagli al personale) in Alitalia, per non far fallire i “capitani coraggiosi” che dovevano rilanciare la compagnia nazionale.
    La ferrovia per l’alta velocità è stata costruita con i soldi pubblici. Oggi è diventata un Business. In 5 anni l’offerta è aumentata del 395%. Dove finiscono i profitti?

  4. Purtroppo i nostri “delegati dal popolo” hanno il potere ma non prendono decisioni concrete che riguardano l’interesse pubblico. Non abbiamo politici all’altezza che operino in modo disinteressato. Siamo in mano a persone incapaci che osservano leggi e leggine per formalizzare una decisione qualsiasi senza tener conto poi della sostanza. Una riorganizzazione dei trasporti che non tiene conto delle peculiarità di un territorio fa sì che tra le notizie del TG2, in occasione dei festeggiamenti per il ventesimo anniversario della inaugurazione del Museo Ideale Leonardo da Vinci, venga detto: “trasporti pubblici inesistenti per raggiungere Vinci”. Senza contare che il Museo, fondato con il patrocinio di Regione Toscana, Provincia e APT di Firenze e Comune di Vinci, l’egida dell’Armand Hammer Center for Leonardo Studies dell’University of California at Los Angeles, gli auspici dell’Ente Raccolta Vinciana e il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, è attualmente costretto alla chiusura per infiltrazioni anomale di acqua piovana da strutture soprastanti, in attesa che il responsabile provveda a eliminarle e sia possibile procedere al restauro, al riallestimento e alla riapertura. Ma ancora stiamo a discute??

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