La condizione dell’Italia è sempre più drammatica. La crisi sta affondando imprese, lavoro e redditi. Siamo un paese ricco abitato da poveri, dove le disuguaglianze toccano livelli incredibili.
La precarietà regna sovrana su tutto. Ci possiamo illudere, ma la realtà dice che siamo a sovranità limitata dal punto di vista economico e politico. Governo e istituzioni non sono stati mai cosi deboli. I nostri annosi ritardi, ingigantiti da una crisi epocale, causata dalle politiche della destra, in decenni di liberismo fallimentare. Dovremmo occupare ogni minuto nel cercare soluzioni e vie d’uscita. Invece, siamo sempre fermi a discutere di Berlusconi.
Il PD dovrebbe essere il motore del cambiamento, portando la barra a sinistra, verso scelte coraggiose di innovazione ed equità. Politiche opposte a quelle realizzare in questi anni, capaci di ritrovare un popolo, sempre più dimenticato. Purtroppo la realtà è un’altra: si è infilato in un imbuto che lo costringe a puntellare un governo fermo ai soliti tagli, al rispetto dei soliti vincoli, supino di fronte alle dannose politiche di austerità. Segue passivamente il volere di Napolitano e si attorciglia in un congresso già deciso. Il PD sta diventando un partito virtuale, nel senso che il reale è dato solo dalla debole racconto dei candidati alle primarie con il relativo seguito correntizio. Come soggetto politico sopravvive a una finzione, perché non è in grado di esprimere nulla che possa essere definito il frutto di una sintesi condivisa, l’espressione di un’identità compiuta.
Il congresso sarà l’ennesima occasione perduta. Sarà eletto un segretario già scelto. Quasi tutti sono saliti sul carro del vincitore, così la festa è finita prima di cominciare.Ogni uno al seguito del proprio leader, senza capire neanche se è vero amore o solo interesse. Insieme e divisi dentro un contenitore con le porte spalancate, non per attrarre nuove adesioni, ma perché a ogni appuntamento decisivo bisogna traslocare e ricollocarsi velocemente dentro un comitato elettorale.
Anche questa volta non si va alle radici dei problemi, delle cose che accadono. Inutile illudersi. Non mancherebbe lo spazio per una discussione vera. Neppure per litigare. Il fatto è che il PD è un partito provato e stanco. Governato dagli eventi che lo stanno portando in una direzione che a troppi non piace. Così i protagonisti continuano a essere i vari capi corrente che contrattano posti nelle assemblee comunali, si contendono i segretari di circolo, si posizionano per le carriere personali. Oggi come ieri; i nuovi, come i vecchi. Anche la rottamazione è sospesa per mancanza di materia prima, chi doveva essere rottamato si è consegnato prima.
D’altra parte c’è l’ansia di vincere e vincere facile. Perché rischiare la fatica di costruire qualcosa di nuovo. Poi, in tempi così difficili. Meglio assumere i meccanismi collaudati e sperimentati da oltre venti anni. E’ più conveniente fare propria questa cultura vincente: il leaderismo, una politica leggera, da fare in maniche di camicia. Insomma, quella roba lì. Va appena adattata alle circostanze. Le caratteristiche del sicuro vincitore calzano a pennello: “non dire niente, ma dirlo bene”, con lo spiegamento di media al servizio, come i moderni comunicatori. Da decenni, infatti, non bisogna essere politici capaci di guardare lontano o essere veri statisti. Basta guadagnarsi la patente del grande comunicatore. Dunque, vai con il giovane Smart, il partito Cool. Questo è il tempo per la consacrazione di un leader che farà il segretario per candidarsi a diventare Presidente del Consiglio, duellando con l’attuale, senza neanche rinunciare a essere sindaco. Un culo solo che aspira a tre poltrone, quasi contemporaneamente è classe pura. Roba d’altri tempi.
Continuo a pensare che non ci sia nessuna prospettiva con il PD, per rilanciare una sinistra moderna. La sinistra, pur con tutti i suoi limiti e difetti, è stata, è e sarà un’altra cosa. Provo un sincero dispiacere, ma anche rabbia per i tanti che ci hanno creduto e ora hanno le espressioni del mitico Fantozzi dopo una martellata sulle dita. Con rispetto e senza nessuna voglia di scherzare.
In questo deserto mi conforta solo un aspetto, rispetto a qualche anno fa, si potrebbe dire anche qualche mese fa, per lo meno si può cominciare a parlare dello sfascio a cui il pd ha condotto la sinistra. Proviamo allora a pensare, a sperare, che il fondo sia stato toccato, si riparta da questo e magari anche nel nostro piccolo,nella nostra realtà locale, visto che criticare il pd non è più lesa maestà e non è più prerogativa solo dei soliti rompicoglioni, che forse un po’ di ragione ce l’avevano, si provi a tornare a parlare di politica, di quella vera, lontana da quella degli slogan renziani. Vediamo se qualcuno è disposto a ripartire dalle ceneri, da ciò che resta della sinistra, per provare a costruire qualcosa di alternativo, magari questo blog può essere un laboratorio di idee in questo senso.
La sinistra non è, da tempo, nel Pd. Non è nemmeno il vendolismo che al massimo ha sempre aspirato a diventare una correntina del Pd… la sinistra è un popolo smarrito e senza partito. E’ una condizione dello spirito. Non abita più nelle stanze della politica, né in parlamento. Forse c’è ancora nella testa delle persone, ma anche quelle che ce l’hanno in testa, non riescono a tradurre idee, sensibilità, incazzatura, in azione organizzata, collettiva… Non ci riesce perché la stragrande maggioranza della gente ha perso l’abitudine a confrontarsi, a ragionare, a interrogarsi. Al massimo fa il tifo. Non siamo più in mezzo al guado… siamo in mezzo al deserto…
Prendo alla lettera le ultime parole dello scritto di Marco Nasorri, anche perchè di scherzare su certe questioni ormai si ha più poca voglia.
Partiamo da qui?
http://www.youtube.com/watch?v=kHGlITPnYmo
O forse è meglio concentrarsi sulla sinistra moderna che si colloca a sinistra del Pd?
Nichi Vendola il 28 novembre del 2012 dichiara che “Renzi rappresenta la farsa macabra della democrazia, rappresenta il fulcro della destra iper-liberista all’attacco” e poi il 28 settembre del 2013 “Renzi è il miglior candidato in assoluto a interpretare le istanze della nuova sinistra assetata di una narrativa diversa, originale, che lui ben rappresenta”.
Insomma, seriamente, di cosa si vuol ragionare? Di un congresso farsa, di Renzi, di narrazioni di una sinistra moderna o di politica?
E se si vuol ragionare di politica io comincerei col chiedermi perchè e chi sono gli italiani che hanno ancora fiducia in queste persone e in questi partiti.