Quello studente rumeno…..

di Paolo Scattoni

Prosegue il corso CISCO sulle reti informatiche al professionale Marconi. L’impostazione del professor Tomassucci è  bene accolta dagli studenti della scuola come pure dalla qualificata partecipazione esterna (soprattutto ingegneri e informatici). In quel contesto rappresento un’eccezione, essendo del tutto digiuno in materia. Comunque partecipare vale davvero la pena perché si riesce a capire la realtà di questa scuola le sue potenzialità e i suoi problemi. Ieri fra l’altro è stata acquisita una attrezzatura importane di cui scriverà, spero, Fosco Taccini.

Ieri si è svolta la prima prova sulle prime lezioni. Si trattava di rispondere a un test e i risultati sono stati buoni. Il risultato migliore lo ha conseguito uno studente rumeno, Uno dei suoi professori mi ha detto che la ditta dove ha svolto lo stage aveva accompagnato la canonica attestazione di frequenza con una lettera in cui si complimentava con lo studente e con la scuola. Gli studenti rumeni della scuola sono ben “camuffati” perché parlano un perfetto italiano con lieve inflessione chianina . Mi sono accorto della nazionalità soltanto perché ha conversato in rumeno con un suo compagno di postazione al computer.

Allora incuriosito, durante una pausa, ho scambiato con lui poche battute. Abita a Chiusi Città. è arrivato in Italia a sette anni e ha frequentato da noi tutta la scuola sin dalle elementari.

Il successo di uno studente dipende da tanti fattori. Ovviamente dalle capacità personali e dalla volontà, quasi sempre anche dalla solidità della famiglia, non ultimo dalla capacità e sensibilità degli insegnanti. Mi immagino quanto debba essere stato complesso per lui e per gli insegnanti il suo iniziale inserimento nella scuola elementare.

Gli ho anche chiesto perché la comunità rumena di Chiusi non vota alle amministrative. Mi ha risposto che lui ovviamente non ha votato perché due anni fa era ancora minorenne, ma pensava che i suoi lo avessero fatto. Non è così perché fra le centinaia di rumeni residenti a Chiusi ha votato soltanto un elettore: suor Cristina, l’apprezzata insegnate dell’asilo rientrata poi in  Romania.

Ma ha un senso che una comunità come quella rumena a Chiusi per essere accettata debba semplicemente rendersi trasparente e invisibile? Sono ormai molti anni che è presente, non ha mai dato motivo di lamentele. E allora perché rimane fuori dalla nostra attività civica?

Se nei banchi del Consiglio comunale ci fosse qualcuno come lo studente che ho conosciuto non credo che la qualità del dibattito e della decisione pubblica ne soffrirebbero. Insomma peggio di qualche bella statuina non potrebbe certo fare. Al contrario potrebbe dare un notevole contributo ad interpretare le esigenze di una sezione importante della cittadinanza.

A sinistra, alcuni pensano che sia meglio così perché i voti dei rumeni si riverserebbero sui partiti di destra. E’ possibile che all’inizio sarebbe così. C’è anche da capirli, se aveste vissuto nella Romania di Ceausescu probabilmente la parola socialismo vi farebbe abbondantemente schifo. Poi, però, col tempo, persone che lavorano nell’edilizia o come collaboratori domestici andrebbero a verificare chi li interpreta meglio. E allora la rappresentanza politica verrebbe scelta fra chi interpreta meglio quegli interessi e quelle situazioni, concedere insomma fiducia a chi ha più filo da tessere.

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Una risposta a Quello studente rumeno…..

  1. luciano fiorani scrive:

    Bene ha fatto Paolo (Scattoni) a segnalare questo piccolo episodio ma l’integrazione, per molti già avvenuta, non può passare solo attraverso la stretta strada delle eccellenze.
    Ed è importante che non solo nella scuola o nello sport si affaccino i figli di quelli che ormai sono nostri concittadini a tutti gli effetti.
    La politica, come al solito, se non fa danni, certo non brilla per tempestività.

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