la notizia sul blog è arrivata oggi da Luciano Fiorani, sempre molto attento alle questioni ferroviarie. I principali treni per e da Roma sono stati mantenuti, compreso quello depelle 7.10 che trasporta la parte più consistente dei pendolari per la capitale. I treni della mattina hanno comunque subito un altro colpo visto che il regionale delle 8.31 impiegherà molto di più perché percorrerà la linea lenta anche nella tratta Orte-Roma.
Certo i pendolari tirano un sospiro di sollievo. Almeno sino a giugno non si dovrà rinunciare a 40 minuti di sonno e il ritorno è sicuramente meno problematica da come si era inizialmente prospettato.
La vicenda però deve far riflettere e magari indurre a tentare azioni efficaci. Non è infatti possibile che due volte all’anno si debba vivere per settimane sotto stress in attesa della definitiva pubblicazione degli orari pubblicati “a rate”. Fra le svariate centinaia di persone che la mattina prendono il treno per Roma da Chiusi e Orvieto vene sono molte che hanno deciso di trasferire la propria residenza in questi centri proprio perché c’è un collegamento ferroviario decente anche se progressivamente impoverito. Compare una casa non è uno scherzo e dover pensare a non poterla più utilizzare come residenza non è proprio uno scherzo.
Non è, però, soltanto e soprattutto una questione di pendolari, come purtroppo pensano molti. I collegamenti per i centri di Roma, Firenze, Siena, Arezzo e Perugia hanno un valore strategico per l’economia delle nostre zone. Chiusi, ad esempio, ha avuto nella stazione la propria “grande fabbrica”. Quando qui da noi a lavorare in ferrovia erano più di quattrocento persone, quella (insieme al lavoro stagionale a Chianciano) era la più importante fonte di occupazione e di reddito per il nostro comune. Oggi quella risorsa non esiste quasi più. I collegamenti con i centri maggiori rimangono a maggior ragione essenziali.
La strategia dell’amministratore delegato FS Moretti che considera l’alta velocità prioritaria e quasi esclusiva va contro la logica, l’economia e la storia. A differenza di altri paesi europei, che pure stanno ripensando strategie simili già adottate, è storicamente formata da una rete di città piccole e medie ereditata dal medioevo e arrivata sino ad oggi. Questa ricchezza deve essere mantenuta e le strategie di sviluppo debbono tenerne conto.
Per questo la proposta che viene oggi da Simone Nasorri e da Luciano Fiorani di organizzare anche qui da noi iniziative adeguate non deve essere vista come volta a difendere soltanto gli interessi degli utenti, ma quelli dell’intero territorio.