Innovazione diffusa: possiamo cominiciare con poco

 

di Paolo Scattoni

Ieri sono andato al corso CISCO al Marconi. A margine, con Carlo Giulietti, FoscoTaccini ed altri frequentatori di questo blog abbiamo (hanno più che altro) lavorato a far funzionare uno spettrometro di massa scovato in rete da Carlo a 40 dollari. Poi è arrivata anche la professoressa di chimica (con dottorato di ricerca nella materia) che ci ha confermato che non è proprio un modellino di cartone. Magari un giocattolo rispetto ad attrezzature che possono costare anche migliaia di volte di più, ma di spettrometro si tratta!!! Questo apparecchio riesce ad analizzare tracce di sostanze. Così analizzando un campione di acqua si riesce a sapere se contiene tracce di inquinanti.

Questo “spettrometro dei poveri” ha sparsi per il mondo utilizzatori che mettono in comune esperimenti, conoscenze e software applicativi. Il sito publiclab.org è un grande spazio dove si incontrano persone interessate all’utilizzazione sociale di queste nuove possibilità
Quello dell’accesso ad attrezzature a basso costo fino a poco tempo patrimonio soltanto di grandi laboratori rappresenta la base per un’azione diffusa sui problemi ambientali che esca dalle secche della denuncia per entrare in una dimensione più rigorosa. I sensori dell’aria da pochi euro non hanno di certo la stessa precisione di quelli utilizzati dall’ARPAT. Una loro utilizzazione diffusa con i risultati raccolti e utilizzati in rete può essere molto significativa.
Così potrebbe essere un utilizzazione diffusa dello spettrometro da 40 dollari. C’è un movimento in questo senso e non  dovremmo farci sfuggire l’opportunità.

Sono sempre più impressionato dagli studenti del nostro professionale. Ce ne sono alcuni con ottime potenzialità. Brillano loro gli occhi quando vedono applicazioni pratiche come queste. Che bello sarebbe poter innescare l’interesse per l’innovazione diffusa!!
Intanto per avere un’idea vi consiglio di dare un’occhiata a publiclab.org e alle liste di di discussione che contiene.

Questa voce è stata pubblicata in CULTURA, SCUOLA, SOCIALE. Contrassegna il permalink.