Nuove Acque diminuisce le tariffe, ma solo di poco (-1,4%). La campagna di obbedienza civile continua nonostante le provocatorie minacce del gestore.
Le bollette del servizio idrico che stanno arrivando in questi giorni agli utenti di Nuove Acque contengono un primo, anche se largamente insufficiente, adempimento all’esito referendario che nel giugno del 2011 sancì la cancellazione del profitto dalla gestione dell’acqua.
Come è noto la vittoria referendaria avrebbe dovuto abrogare la componente “remunerazione del capitale investito” (altrimenti detto “profitto”) che nell’ambito della gestione di Nuove Acque corrisponde a circa 6 milioni di euro l’anno pari a circa il 13,8% delle tariffe del servizio idrico. Oggi, a distanza di 2 anni e mezzo, Nuove Acque ha, per la prima volta nella sua storia, abbassato le tariffe, anche se solo dell’1,4%. Quindi le tariffe contengono ancora circa il 12,4% di profitto illegittimamente preteso dal gestore.
Peraltro questa sia pur lieve diminuzione viene fatta decorrere da Nuove Acque solo a partire dall’ultima fattura mentre invece – come lo stesso gestore riconosce – essa dovrebbe decorrere dall’esito referendario (21 luglio 2011).
Ma al di là di questi aspetti, Nuove Acque si dovrebbe adeguare a quello stabilito in data 11 ottobre 2013 dal Giudice di Pace di Arezzo con le sentenze n° 437 e 438/2013 dove viene riconosciuto che spetta agli utenti il rimborso di tutto quanto corrisposto a Nuove Acque SpA a titolo di componente della remunerazione del capitale, dal 21 luglio 2011 in poi (pari appunto a circa il 13% del totale delle fatture), per cui “le somme pagate dagli utenti o comunque richiestegli a tale obiettivo e concreto titolo (remunerazione del capitale) devono essergli restituite”. Si ricorda peraltro che Nuove Acque in questi procedimenti è stata anche condannata alle spese e che sono prossimi a sentenza altri ricorsi simili e altri ancora stanno per essere presentati al giudice di pace competente.
Appare quindi veramente assurda e provocatoria l’ennesima minaccia di Nuove Acque di applicare penali e interessi moratori a coloro che, rispettando le leggi e le sentenze degli organismi giurisprudenziali, pagano le bollette dell’acqua deducendo dagli importi inviati dal gestore la parte illegittimamente addebitata e relativa al profitto.
Di contro Nuove Acque e gli altri gestori pretendono che i cittadini, invece di rispettare le leggi e gli esiti referendari, debbano ubbidire a dei provvedimenti amministrativi (il nuovo sistema tariffario ammazza-referendum dell’AEEG, il rimborso truffa del 2011 del direttore dell’AIT) palesemente in contrasto con l’esito referendario.
Questa pretesa va rispedita al mittente: i provvedimenti amministrativi illegittimi sono stati impugnati al TAR e presto non potranno che essere annullati, così come lo sono stati tutti i precedenti.
Per tutto questo invitiamo gli utenti del servizio idrico integrato a continuare la campagna di obbedienza civile decurtandosi dall’importo della bolletta la quota di profitto illegittimamente pretesa e pari, al momento, al 12,4% delle tariffe.
Non si tratta solo di una questione economica, ma anche di un fatto di democrazia: i cittadini non devono lasciare che la propria chiara e quasi unanime volontà politica espressa nelle forme previste dalla Costituzione (referendum abrogativo) venga impunemente calpestata. Se ciò accadesse la strada verso altri e ben maggiori soprusi sarebbe aperta.
Comitato Acqua Pubblica di Arezzo
Arezzo, 26 febbraio 2014