L’uso dello spazio pubblico: ci sono esigenze in conflitto

 

di Roberto Donatelli

Una premessa. Lo spettacolo allestito da Orizzonti è stato di alto livello, sia artistico che tecnico. Un plauso a tutti coloro che si sono impegnati nell’allestimento, ma qui’, purtroppo, cominciano le dolenti note. Il purtroppo si riferisce al fatto che ai giorni nostri le realtà oggettive delle cose vengono ignorate.

Eccone alcune.

Spettacoli sinfonici hanno bisogno di assoluto silenzio per essere gustati ed apprezzati.

Piazza Duomo non può escludere i rumori, a meno che non venga circondata da alte paratie anti rumore che non lascino alcun spazio fra loro.

Il buon Dio ha fornito i ragazzini di eccellenti polmoni. Ha dato, a qualcuno di noi, una forte risata ed un timbro di voce abbastanza alto. Ha anche dato la facoltà ai cani di abbaiare.

Queste realtà oggettive, e ignorate, non possono far altro che creare un clima di arrabbiatura sia negli spettatori che vengono disturbati nel loro ascolto, sia nelle famiglie a cui viene rinfacciato di essere maleducati o ignoranti semplicemente perchè non tengono i loro bambini al guinzaglio e con la museruola, e non credo si possa chiedere alla gente di trattenere una risata spontanea o di parlare seguendo punto per punto lo spartito musicale, cioè se il tono è forte si alzerà anche il tono della discussione altrimenti non ci si sente fra noi, quando poi il tono si abbassa e diventa delicato ( ‘pianissimo ‘ per esempio ) il tono della discussione rimarrà alto per alcuni secondi disturbando cosi’ gli spettatori.

Forse è per questo che si è sentito la necessità di andare in giro con borsette su scritto:

tenetevi calmi e godetevi il ‘ vostro ‘ show’. Forse sarebbe stato meglio scrivere: grazie per averci ospitato e scusate se abbiamo recato qualche disturbo.

Quando nel mondo esisteva ancora il buon senso esisteva anche un detto; errare è umano, perseverare è diabolico.

Spero sinceramente che futuri orizzonti tengano conto delle realtà oggettive di Piazza Duomo.

Spero anche che la Giunta da marciapiede, cioè si costruiscono marciapiedi a destra e manca, pensi seriamente a cosa fare di Chiusi, se tenerla cosi’ come è , o aprirla al turismo culturale sia laico che religioso, sempre tenendo conto delle realtà di p. Duomo. A me vanno bene tutte e due, benchè preferirei la seconda scelta cosa che, credo, possa essere messa in atto senza stravolgere la cittadina. Quello che non mi và bene è che le mie libertà di cittadino vengano decurtate, a meno che non si tratti di situazioni eccezionali o di stati di emergenza. Non credo che uno spettacolo se pur di alto livello rientri nelle due suddette categorie.

Un’ultima osservazione.

Artisti, si sa, vivono in un mondo tutto loro che, per fortuna, riescono a farci partecipi, se poi quel particolare mondo non piace sarà questione di gusti e ovviamente di bravura dell’artista.

Giunte Comunali dovrebbero avere i piedi piantati per terra. Non dovrebbero pubblicare riviste di pura fantasia , e non dovrebbero autorizzare eventi che non potranno far altro che suscitare un più che giustificato reciproco astio.

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11 risposte a L’uso dello spazio pubblico: ci sono esigenze in conflitto

  1. dall’artcolo citato sotto, scritto da me 2 anno or sono dopo un immensa incazzatura, ne è passata d’acqua sotto i ponti… Il contesto è cambiato, l’organizzazione è cambiata, decisamente in meglio, gli sforzi fatti per venire incontro alla cittadina ce ne sono stati, forse si ppteva fare di più e meglio? non sta a me dirlo, ma di certo io non ci sarei riuscito. Da completo analfabeta teatralmente parlando, posso dire che il festival è stato di altissimo spessore artistico e culturale, eravamo abituati alle commediole di paese, ci siamo ritrovati con l’opera in p.zza Duomo. Ora siamo chiusini, ci piace lamentarci di tutto, questo lo si sà, però demonizzare chi ha portato cotanta roba nel nostro paese mi sembra oggettivamente troppo. poi il mondo è bello perchè è vario, di certo gli spettacoli non possono esser piaciuti a tutti, o forse non siamo tutti in grado di apprezzarne appieno i contenuti, ciò non toglie l’immenso lavoro fatto da tutta la macchina organizzatrice, chi appare nelle copertine non è di certo più importante e meritevole di lodi di colui il quale resta dietro le quinte. Del rilancio turistico e culturale del territorio potremmo parlarne per anni senza concludere altro che, chi potrebbe veramente fare qualcosa di concreto non lo fà, o se lo fà noi poveri cristi non ce ne rendiamo bene conto!

  2. rosa iannuzzi scrive:

    Già lo scorso anno intervenni, chiedendo come mai un festival teatrale debba avere come scenario solo il centro storico. Perchè non pensare a qualche allestimento anche alla stazione? Eppure i luoghi non mancherebbero. Perchè non organizzare presentazioni di libri anche alla stazione (coraggiosa l’iniziativa di un bar qualche mese fa)? Ho combattuto contro questa cosa quando stavo a Moiano, anche mentre ero assessore. Ma vedo che qui la musica non cambia.

  3. rosa iannuzzi scrive:

    Per anni, da quando vivevo in periferia a Torino, mi sono battuta contro l’idea di un territorio parcellizzato e diviso tra un centro culturalmente elevato e una, tante mille periferie di “basso livello”. E’ veramente sconcertante questo dibattito. Leggetevi Bell Hooks e la sua pratica di cultura trasversale, dove solo al margine esiste contaminazione, vera cultura poichè l’universo è una cosa sola fatta di margine e centro. Finchè continueremo a ragionare per compartimenti stagni, è inutile organizzare festival, perchè sono le teste che devono cambiare prima di ogni altra cosa

  4. PMicciche scrive:

    Ero all’estero durante Orizzonti, però qualche considerazione la farei visto i lustri di esperienza sul campo. ACUSTICA. Per un paio d’ore al giorno si può accettare qualche limitazione della libertà personale se ne vale la pena. Avviene in tutti i contesti dei Festival estivi. E poi noi che dovremmo dire allo Scalo dove si devono sopportare ore e ore di letale musicaccia ad alto volume per tutta l’estate? (a mio parere sopra i decibel di legge). CULTURA. La cultura si fa verso l’alto e non verso il basso, mi riferisco alla qualità. Quella che si fa allo Scalo è la peggior sottocultura possibile, anche se piace a molti. Se è il Pubblico che se ne occupa, esso deve mirare al miglioramento; se invece si cercano “voti” e consenso allora la cosa è diversa. ORIZZONTI Da quello che posso capire dalla sola lettura del programma, il Festival di quest’anno è di livello superiore al passato. Ora va solo capito se ne valeva la pena. Su questo, al momento, sto col Fiorani e con la sua domanda capitale. Cui prodest? Dell’ennesimo Festival ben fatto ma senza una strategia territoriale, non se ne sentiva la mancanza. E questa non è certo responsabilità di Andrea Cigni che ha fatto quello che doveva fare ma di chi doveva progettare per Chiusi un rilancio del Turismo culturale e che invece continua a guardarsi insistentemente l’ombelico.

  5. Mi ero dimenticato dell’articolo di due anni fa.
    NORMALI RUMORI che avvengono in tutte le parti del mondo durante le serate d’estate vengono ampliati dalle particolarità acustiche di Piazza Duomo e dintorni, specie se fatti in vicinanza del Bar Centrale.
    Questo, secondo me, è il vero problema della Piazza.
    Si potrebbe chiamare un’esperto in acustica per confermare o meno!!

  6. luciano fiorani scrive:

    https://www.chiusiblog.it/?p=20209
    Sembra ieri…e son passati due anni.
    Ma di ragionare a cosa serve, o dovrebbe servire, un festival di questo tipo non c’è verso.
    Quanto al plauso da dedicare “a tutti (ma proprio tutti!) coloro che si sono adoperati affinché Chiusi avesse il proprio Festival” il signor Di Rienzo lo faccia pure. Ma non pretenda che si accodi anche chi non è d’accordo con questa iniziativa (parlo per me, naturalmente).

  7. ….Dimenticavo, il ‘plauso a tutti’ significa un riconoscimento per il lavoro fatto, se lei l’ha presa in maniera ironica, padronissimo di farlo. In quanto allo stile, padronissimo di pensare che sia discutibile.

  8. Lo sa il significato di ‘realtà oggettive’?
    Tutto ha inizio da li’.
    Se vuole la invito a prendere un aperitivo in p. Duomo, forse si accorgerà delle caratteristiche NATURALI della Piazza.
    Tra parentesi, lei vive a Chiusi,o viene soltanto occasionalmente?

  9. Eppure non era neanche troppo difficile. Ma tant’è.
    Al di là, giova ripeterlo, dello stile discutibile dell’articolo, perfettamente in linea, del resto, con quello adoperato nella risposta al commento, ritenevo che vi fosse da sottolineare come il plauso, espresso in apertura dall’autore per “coloro che si sono adoperati nell’allestimento”, venisse esteso a “tutti (ma proprio tutti!) coloro che si sono adoperati affinché Chiusi avesse il proprio Festival”.
    Guardare la luna (e non il dito che la indica), significava spendere una parola per tutte le persone – e sono state la stragrande e silenziosa maggioranza – che hanno mostrato di poter sopportare la “decurtazione” (sic!) della propria libertà di schiamazzare, durante i giorni del Festival, per appena un’ora e mezzo alla sera.
    Si è preferito, invece, dare risalto alla minoranza chiassosa (il dito che indica la luna) che, ripeto, a sommesso avviso di chi scrive, ha perso un’ottima occasione per migliorare se stessa e, magari, insegnare ai propri figli come si vive in una comunità nella quale nessuno debba avvertire il peso di sentirsi ospite.
    Per il resto, ognuno può pensarla come vuole ed esprimerlo come può, marciapiedi ed abbai di cani compresi.

  10. Forse il Sig. Direnzo non ha letto attentamente l’articolo.

  11. Valerio direnzo scrive:

    Al di là dello stile discutibile, su cui ometto ogni pur minimo e sin troppo facile commento, direi che forse sarebbe il caso che si cominciasse a guardare la luna, al posto del dito che la indica. Nel merito, infatti, a sommesso avviso di chi scrive, sarebbe forse stato più corretto esordire con un plauso per tutti quelli che si sono adoperati affinché Chiusi avesse il proprio Festival, come pure a tutti gli altri che, con il minimo sforzo, hanno colto l’occasione per insegnare ai propri figli come si vive in una comunità, quel senso civico di cui tanto si avverte la mancanza. Gli altri hanno visto e, magari riflettendoci, il prossimo anno si chiederanno cosa possono fare per dare una mano a migliorare il paese in cui vivono. Ciao.

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