Negli ultimi venti anni le edicole hanno visto diminuire le loro vendite di quotidiani di circa il 40%. Situazione ancora peggiore per i periodici, per non parlare della pubblicità sui giornali che è quasi dimezzata.
La storia del giornale inizia con l’invenzione della stampa a caratteri mobili. Il quotidiano a “larga” diffusione risale alla seconda metà del ‘600. La larga diffusione in Europa è stata conquistata a fatica con il lento processo di alfabetizzazione. L’andamento degli ultimi decenni è dunque negativo e preoccupante.
C’è, però, un dato positivo in tutta questa rovina: si sta fortemente ridimensionato il potere dei professionisti dell’informazione, sicuramente quello dei “padroni” che misurano questo ridimensionamento con i minori profitti, ma anche quello della corporazione dei giornalisti.
Sembra un secolo fa, ma da qualche anno ormai non è più vero che la notizia esiste se i vecchi attori dell’informazione decidono che debba esistere pubblicandola. L’informazione alternativa non è più soltanto il chiacchiericcio dei bar, ma anche strumenti nuovi come i social media. C’è sempre è vero chi si illude di essere ancora ai vecchi tempi. Liberissimi per carità, ma ormai i cittadini se ne fanno una ragione.
Il giornalismo cittadino è ormai una realtà. Dovremmo su questo aprire un dibattito e valorizzarlo sempre di più, magari con una migliore organizzazione e migliori regole.
Meno male che il blog c’è e resiste, ho più volte insistito sull’importanza di questo strumento di informazione, non a caso, ma perchè ha delle caratteristiche uniche: – prima di tutto, per pubblicare qualcosa, non c’è bisogno di essere scrittori o giornalisti, si può usare anche una forma approssimata, non c’è bisogno di essere raccomandati da “amici”, da politici o chicchessia e soprattutto non c’è da superare il giudizio a priori di chi deve pubblicare la notizia e lo fa solo se quanto si vuole comunicare viene giudicato importante, per lui in primo luogo però.
Mi è capitato più volte, anche con notizie sulla scuola, che non siano passate, se troppo semplicemente positive (come nel caso di Laboratorio ambiente di cui parla Paolo S.) o gli sia stata data un’impostazione eccessivamente allarmistica, forse per richiamare maggiormente l’attenzione dei lettori…
Me ne sono accorto ieri sera quando sono andato su uno degli ultimi post per citarlo nel mio commento. Non so che cosa possa essere successo. Non voglio pensare male. Che ci fossero molti commenti ne sono sicuro, non solo ce lo ricordiamo io e Luciano Fiorani, ma probabilmente se lo ricordano i molti che allora ci dettero solidarietà. Ora vediamo se riusciamo a recuperare qualche back up. Ne basta uno perché dalla chiusura di Chiusinews ad oggi non ci sono stati, che io ricordi, azioni su quel blog.
Personalmente ci tengo alla sua integrità perché fra chiusinews e chiusiblog c’è una “memoria scritta” di quello che è avvenuto a Chiusi negli ultimi 4 anni e mezzo.
Com’è che sono spariti i tanti commenti agli ultimi articoli pubblicati su chiusinews prima della chiusura?
Personalmente sono per l’abolizione di tutti gli ordini professionali, primo fra tutti, però, quello dei giornalisti.
Questo blog è nato dalle ceneri di uno precedente oggetto di un odioso attacco dell’ordine dei giornalisti della Toscana (http://www.chiusinews.it/?p=13559)
Una sentenza della Corte di cassazione ha poi autorevolmente confermato la giustezza della posizione presa da Luciano Fiorani e dal sottoscritto.
Sono passati appena tre anni e mezzo da allora, sembra un secolo. I cosiddetti professionisti dell’informazione non ci avevano capito un beato niente. In quell’occasione fra i giornalisti a prendere una posizione coraggiosa fu soltanto Maurizio Bologni di Repubblica.
Se è vero che la maggior parte della popolazione giovanile accede ai media,questi restano-proprio per una caratteristica tutta italiana-non visitati da una larga fetta di popolazione che magari prima od al bar dà uno sguardo ai giornali.Ferme restando le cifre pur minime di coloro che leggono i giornali in Italia nei confronti delle altre nazioni,credo che sostanzialmente siamo anche in questo campo un fanalino di coda almeno in Europa.Il problema è che anche se si accede ai media via internet, le cose secondo me cambiano di poco,poichè ammesso di aver più possibilità nella scelta della natura polòitica del veicolatore delle informative,ben difficilmente il grosso della gente confronta le notizie con altre fonti ed assume per verità quelle del primo impatto.Lo spirito critico non è che goda in tal caso ma il campo possibilistico si allarga sempre di più e su di esso è più difficile agire e mettere in pratica il controllo delle menti da parte dei veicolatori.Questo senza alcun dubbio.
Vero Luciano (Fiorani), anche nei cosiddetti quotidiani online si trova tanto servilismo. Secondo me, però, è ancora un problema di certi giornalisti che per vivere (o sopravvivere) fanno marchette. Magari anche con il silenzio. Il buon Carlo Giulietti, ad esempio, non è riuscito a far passare la notizia del Labopratorio Ambiente sostenuto dall’Autorità per la Promozione della Partecipazione della Regione Toscana. E che dire dell’iniziativa della compagnia “Gli amici di Fritz”) di cui si dà conto nel post che precede questo. Il silenzio dei “giornalisti” a che è dovuto? Non disturbiamo i manovratori, Già loro disturbano un bel po’ noi.
Si sta avverando quello che diverso tempo fa Ignacio Ramonet aveva segnalato: “Siamo tutti giornalisti. E si passa dai media di massa alla massa dei media”.
I problemi naturalmente non mancano anche con questa nuova realtà e lo vediamo scorrendo i tanti siti nati nella nostra provincia; spesso semplici trombettieri di amministrazioni comunali e centri di potere.
Ma il monopolio dei grandi giornali nella cronaca locale non solo è finito ma in questo ambito il confronto è davvero impietoso: sono i cittadini a stabilire ciò che è una notizia e non più direttori paludati e attenti agli equilibri del potere o a grovigli più o meno armoniosi.
Per capirci, della questione Nichel a Chiusi, ne hanno parlato solo primapagina e chiusiblog. Nazione e Corriere l’hanno bellamente ignorata, ma non per questo i cittadini di Chiusi sono all’oscuro della vicenda.