Per quanto riguarda la “balla” sullo smaltimento delle “acque reflue non pericolose di origine biologica” della rete fognaria di Chiusi, è bene sapere che l’ARPAT stessa considera quell’attività di tipo accessorio ed ovviamente non soggetta ad alcuna valutazione e controllo IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control). Si veda pagina 1 (5 del pdf) del documento ARPAT http://sira.arpat.toscana.it/webimpianti/allegato.jsp?id=306044&mode=2
Quindi, l’attività vera di Bioecologia è ben altra...
Questa cosa si evince anche da alcuni numeri che si trovano nel documento su indicato. Le pag. 11-12 (15-16 del pdf) stabiliscono la quantità di rifiuti massimi che Bioecologia può trattare o stoccare in un anno. Si parla di più di 277 ton/giorno, ovvero poco meno di 100.000 ton/anno (il conto torna per ~356 gg/anno, non 365)…
Questi valori non includono lo smaltimento delle acque reflue urbane, perché come detto non è attività che rientri nell’IPPC. Però a pagina 12 (16 del pdf), nel gruppo IV l’ARPAT fa riferimento alla voce CER 19 06 03 (Liquidi prodotti dal trattamento anaerobico di rifiuti urbani), che è un derivato dell’operazione di “bonifica” delle acque reflue urbane: la decantazione delle stesse in regime anaerobico produce dei liquidi (fluidi e fanghi in sospensione) che richiedono un ulteriore processamento per lo smaltimento. Quella voce è solo una delle 14 del gruppo IV, per il quale l’ARPAT stabilisce un quantità massima trattabile di 11.350 ton/anno.
Bene. Esageriamo e diciamo che in peso quella voce costituisce la metà di tutto il gruppo IV, quindi ~5.600 ton/anno. Ecco, anche con questa esagerazione lo smaltimento dei residui delle acque reflue urbane ammonta per il solo 5,6% sull’attività complessiva ammissibile.
Quindi sarà anche un’attività essenziale, ma per giustificare l’impianto presso l’elettorato: non si tratta certo del “core business” di Bioecologia…
Per ultimo, sappiamo che Bioecologia è per il 100% posseduta da Sienambiente SpA. La cosa suona un po’ strana, non è vero? Perché una società ne crea un’altra che possiede poi completamente? I motivi possono probabilmente essere tanti, ma non certo quello degli scopi societari: entrambe smaltiscono rifiuti… Di certo è un fatto che, così facendo, la responsabilità civile per eventuali danni causati dall’attività di Bioecologia non può essere fatta ricadere su Sienambiente. Se poi anche i membri dei due consigli di amministrazione sono diversi, mi sa che pure per quella penale possono stare tranquilli…
É molto difficile stabilirlo anche per l’ARPAT non ha definito una soglia massima di emissione degli inquinanti, né in concentrazione istantanea (mg/Nm3), né in quantità oraria (kg/h).
Non so se l’ARPAT ha operato o meno secondo legge in questo: non sono un esperto della legislazione in materia di emissioni inquinanti. Noto però che per la Metalzinco, ad esempio, l’ARPAT ha invece definito delle soglie massime di emissione degli SOV (o COV). Si veda il documento 2008-09-19 relativo alla Metalzinco partendo dalla pagina http://sira.arpat.toscana.it/sira/ippc/ippc_siena.htm .
Oltre a Comune, SienaAmbiente e BioEcologia, suggerirei di coinvolgere anche l’ARPAT e magari pure un “espertone” di parte (la nostra parte).
Caro Andrea (Fei) è quello che vorremmo sapere tutti. Ma prima di entrare nel merito del progetto sarebbe utile capire perchè non lo hanno fatto discutere dai cittadini di Chiusi.
Salve a tutti, come ha scritto Paolo(Scattoni) l’articolo di Giampaolo (Tomassoni) non è di facile lettura, soprattutto a giovani iteressati, ma inesperti come me. L’associazione giovanile di cui faccio parte (Uidù), ha appreso l’esistenza del progetto BioEcologia grazie ad un intervento fatto da Romano (Romanini) che ad una nostra assemblea ci ha spiegato a grandi linee di cosa si tratta questa operazione e da quel momento ci siamo procurati materiale per discuterne tra di noi, ma ovviamente ci siamo dovuti arrendere davanti alla parte tecnica del progetto che presenta molti lati “oscuri”( cioè non capiamo quale sia il reale impatto ambientale e quali potenziali miglioramenti porterebbe l’impianto al nostro comune).
Sicuramente tutti noi ragazzi, e credo anche voi tutti, abbiate necessità di saperne di più da un punto di vista tecnico ed economico, siamo tutti speranzosi di ricevere risposte da chi di dovere; noi ci stiamo mobilitando per organizzare un’assemblea publica per discutere del progetto con tutte le parti in causa: Comune, SienaAmbiente e magari i tecnici di BioEcologia, scriveremo sul blog se questa nostra iniziativa verrà realizzata e colgo l’occasione per invitare tutti i lettori e gli interessati a contattarci per collaborare alla realizzazione di questo evento. Saluti a tutti!
Il sito è interessante perché si può ricostruire l’intera storia dell’impianto con tutte le autorizzazioni via via rilasciate.
Per chi ancora avesse difficoltà: a quel link ci si arriva passando dalla banca dati SIRA dell’ARPAT ( http://sira.arpat.toscana.it/sira/ippc/ippc_siena.htm ).
Su “Ricerca impianti IPPC per Provincia” selezionate “Siena”. Accederete alla pagina con tutti gli impianti soggetti ad IPPC della provincia di Siena.
Lì troverete la BIO-ECOLOGIA a CHIUSI. A destra in quella riga c’è il link “Atti”. Se ci fate click accedete a tutti gli atti dell’ARPAT relativi a quell’impianto.
Il documento al quale faccio riferimento nell’articolo è l’ultimo (2011-06-08_797.pdf).
Sarebbe interessante vedere cosa è cambiato tra le precedenti concessioni e quella attuale, per sapere dove l’attività dell’azienda si sta espandendo…
Non lo metto certo in dubbio. Mi si dice che ora il link funzioni, anche se non nel mio computer 🙁 Se anche altri hanno problemi con il link me lo facciano sapere.
É una vergogna! Come editor è meglio il Fiorani… 😉
E’ vero.Il primolink inviato non era esatto.Quello che Giampaolo mi ha inviato successivamente non riescio a farlo funzionare. prima o poi ci riuscirò ;-))
il link indicato non è consultabile:
WebImpianti – Impossibile eseguire
L’allegato richiesto non è pubblico
Finalmente un po’ di numeri a fare da argine alle favolette che vengono propalate con grande disinvoltura nelle feste e sagre estive frequentate dai politici nostrani.
La lettura dell’articolo di Giampaolo (Tomassoni) non è facile, ma lo sforzo vale la posta: capire veramente di cosa si tratta.