Quello che più mi ha fatto pensare di tutta la vicenda Norman Atlantic è stata la dichiaazione del procuratore della repubblica di Bari. Fra i numerosi dispersi ci sarebbero stati anche diverse decine di clandestini nascosti nelle intercapedini dei camion morti bruciati nell’incendio. Certo ho provato pietà, come tutti si spera, per quelle morti dei clanderstini come quella dei passaggeri con regolare biglietto, che non sono stati recuperati.
C’è, però, un aspetto che non viene considerato. Quanti viaggi ci sono con la Grecia (ma anche con Albania, Montenegro e Croazia) di navi che trasportano camion di quel tipo? Dieci, venti trenta… Basta fare una semplice moltiplicazione e si può dedurre quanti clandestini arrivano da quelle coste ogni giorno che vogliono entrare in Italia per poi spargersi nella zona di Shengen. Soltanto tramite quei camion arriva in Italia un numero assai maggiore di clandestini che a Lampedusa e dintorni con i barconi. I camionisti che si prestano a queste operazioni sono o non sono comparabili ai trafficanti di uomini che gestiscono i barconi? A meno che non lo facciano gratis, per compassione. Allora il giudizio sarebbe completamento diverso.
I clandestini dei camion però non vengono considerati perché non si vedono e non portano vantaggi a chi utilizza le immagini dei barconi per acchiappare un po’ di voti con proclami demagogici e talvolta razzisti. La semplice repressione del fenomeno è comunque necessaria, ma largamente insufficiente.
Veniamo a Chiusi. Ci dicono le statistiche che i residenti gli stranieri alla fine del 2013 erano il 14,5% della popolazione. (http://www.tuttitalia.it/toscana/58-chiusi/statistiche/cittadini-stranieri-2013/). Di questi circa la metà sono cittadini provenienti dall’Unione Europea e quindi diciamo che circa il 7% del potenziale elettorato alle amministrative è straniero. Poi alla fine quasi nessuno dei residenti stranieri comunitari vota per il consiglio comunale.
Se però questi flussi continueranno non sarà il caso di quantificare il fenomeno? Dobbiamo prendere atto che non è facilmente controllabile e che quindi pensare a una strategia seria che rifugga le semplificazioni demogogiche che vanno tanto di moda.
Io però mi chiedo: è possibile capire come questa realtà possa progressivamente pensare agli immigrati a una risorsa e non soltanto un costo?
La mia frequentazione del “Progetto Laboratorio- Ambiente” presso l’istituto Einaudi-Marconi mi ha permesso di verificare che ci sono studenti stranieri con notevoli capacità. Pensare a loro come a un’importante risorsa è abbastanza semplice. Possiamo pensare a un futuro di integrazione per loro e per quelli che verranno?
Per quel poco che conosco del nostro territorio, ritengo che gli immigrati siano già oggi, in gran parte, una risorsa. Nonostante ciò le considerazioni che sento in giro non sono affatto positive e certamente manifestano un certo fastidio a tratti razzista. Quantificare e monitorare il fenomeno con dati obiettivi è importante, ma altrettanto importante è intendersi su cosa significa “integrazione sociale”. Non è detto che sia semplice individuare un percorso e un modello valido per tutti!
La tabella segnalata da Luciano (Fiorani) è estremamente interessante. A Chiusi abbiamo la percentuale più alta di stranieri in relazione alla popolazione totale (14,4%) rispetto a tutti gli altri comuni della zona.
Questo dovrebbe fare della questione immigrazione una priorità Ci sono anche elementi interessanti che possono favorire l’integrazione.
Gli immigrati provenienti dall’Europa sono circa 900 su 1200 circa. Dei 900 quasi 700 provengono da paesi dell’Unione e quindi si tratta dell’8% potenziale dell’elettorato attivo nelle elezioni amministrative. Inoltre dopo cinque anni di residenza (si applica alla stragrande maggioranza) gli immigrati comunitari possono ottenere la doppia cittadinanza.
Gli extracomunitari possono chiedere la cittadinanza dopo 10 anni, anche se la procedura di riconoscimento è misteriosamente lunga. Insomma da un punto di vista formale si potrebbe intanto favorire una procedura di riconoscimento di cittadinanza.
C’è poi il problema della integrazione sociale.
Non sono un esperto, ma a me pare che per quello che ci racconta la storia degli ultimi anni potrebbe essere meno complicata di quanto molti paventano.
In questo articolo http://www.lavaldichiana.it/aumenta-limmigrazione-valdichiana-senese/ c’è, tra l’altro, una tabella riassuntiva (al 2013) della presenza degli immigrati in Valdichiana divisi per paese di provenienza, in cui si può leggere che a Chiusi, c’è il maggior numero di immigrati tra i nove comuni della zona.