Altri tempi…, a chi usa ancora la nostra stazione potrebbe sembrare quasi impossibile, se non avesse vissuto quell’epoca, eppure si parla degli ultimi anni sessanta, primi settanta e il periodo d’oro dello scalo chiusino è andato avanti fino agli anni ottanta, forse anche più, poi la ingloriosa decadenza.
Centinaia di persone gravitavano intorno alle varie attività, che ribollivano grazie a “mamma” ferrovia, merci, passeggeri, servizi collegati, davano lavoro e contribuivano in maniera notevole al benessere del paese e dei paesi limitrofi.
Attori, cantanti (da Fellini a Rascel), politici, personalità di tutti i settori e gente comune di tutta Italia e non solo, si alternavano nell’atrio, a volte contesi da conduttori di alberghi e tassisti, per recarsi a “passare le acque” alle Terme di Chianciano, a fare bagni nelle piscine dalle acque “radioattive” (così venivano pubblicizzate all’epoca) delle piscine di Sarteano, per visitare museo e necropoli, semplicemente per spostarsi per lavoro, vacanza o attendere la coincidenza con treni per altre destinazioni.
In quel periodo il Re di Svezia Gustavo VI Adolfo, tra l’altro, studioso e grande appassionato di archeologia, (si deve a lui la fondazione dell’Istituto svedese di studi classici a Roma) era tra i frequentatori dei nostri siti archeologici e sicuramente anche delle terme.
Un anno, precisamente nel ’69, dopo che in una sua residenza in Svezia aveva subito un furto in cui, tra le altre cose, gli erano stati rubati anche alcuni reperti etruschi, passando appunto per l’atrio della nostra stazione per risalire sul treno e tornare in Svezia, fu attratto dalle opere esposte in una vetrina e dal lavoro che “la Rina” stava portando avanti all’interno della tabaccheria di stazione. Era infatti solita, nei momenti di calma, più per passione che per guadagno, dipingere ceramiche ad imitazione di quelle etrusche. Queste opere, al sovrano, piacquero a tal punto da richiederle in quantità e di tutte le tipologie, tanto che Rina si lasciò convincere solo dopo lunghe insistenze (chiaramente, le ceramiche, dovevano essere preparate, perché in esposizione ce ne potevano essere al massimo cinque o sei pezzi). Il tempo entro cui i vari crateri, anfore, piatti, oinochòe, hydrie, coppe, ecc. dovevano essere spediti erano molto ristretti, ragione per cui, in un primo momento, non voleva accettare la commessa e questo le richiese un lavoro molto impegnativo, negli ultimi giorni, anche fino a tarda notte. Ricordo vagamente anche la casa invasa da ceramiche di ogni dimensione appoggiate ad asciugare.
Il lavoro comunque fu portato a termine ed oltre al compenso pattuito, il Re, estremamente soddisfatto, la premiò anche con la medaglia che si vede in foto e con un libro di etruscologia autografato.
Non so se corrisponda al vero, ma il segretario o lo stesso sovrano, pare abbiano confidato di avere utilizzato le opere per esporle in sostituzione di quelle trafugate,… chissà che non siano ancora esposte in qualche museo!? (ovviamente è una battuta).
Ricordare questi avvenimenti, per chi nella stazione è cresciuto e oggi, vedere la stazione di Chiusi sempre più abbandonata, da treni e quindi passeggeri, è un dolore e motivo di sdegno nei confronti di quelle politiche “banderuole” e utilitaristiche (dal punto di vista strettamente economico… forse?… Bah!) che stanno portando a situazioni di non ritorno il glorioso scalo, dopo che per anni, anche recentemente, si era messo al centro delle ipotesi di sviluppo della zona, anche investendoci bei soldoni pubblici!
Questa sera mi hanno raccontato che c’è chi ricorda di quando il re Gustavo, passeggiando per i dintorni di Chiusi, si sedeva a riposare su una panchina in prossimità di S. Mustiola, che ancora è allo stesso posto.
Caro Sig. Giulietti di che si preoccupa? La nuova super stazione per l’alta velocità farà ritornare Chiusi ai tempi d’oro, benchè verrà ubiquata in un’altra parte di Chiusi Scalo!
Non mi meraviglierei che il Re Gustavo Adolfo avesse messo dentro le sue teche le opere della Rina in sostituzione di quelle rubategli.Dico questo poichè esistono delle copie di vasellame etrusco su cui sono stati scritti diversi articoli in un passato anche non tanto recente e che riguardano il vasellame prodotto dal famoso ”Omero di Tarquinia”, che sicuramente è un abilissimo artigiano e professionista. Il suo atelier che ho visitato alcuni anni fa a Tarquinia espone delle opere che credo si stenti anche da parte di veri conoscitori a riconoscerne l’autenticità dalla riproduzione. Si diceva che in un famoso museo francese fossero esposti quasi 100 di tali pezzi ”made by Omero”, ma è un mistero se fosse una trovata pubblicitaria oppure la cosa rispondesse a verità.A proposito della decadenza di Chiusi dirò nel mio archivio fotografico ho diverse immagini su lastre di vetro di ciò che ruotava intorno alla stazione e del traffico di uomini e merci presente in ogni stagione dell’anno.Ad osservarle si comprende subito che c’era una vita diversa ed un altra aria. Oggi,ad uscire fuori la sera sia d’estate che d’inverno l’unica opera letteraria che sembra andare in onda è quella di Dino Buzzati ”Il deserto dei Tartari”.
Grazie Carlo (Giulietti). Quanti ricordi!! Ero ragazzino e il mio babbo mi mandava a comprargli le sigarette (allora si vendevano anche ai minori). Le sigarette si potevano comprare anche sfuse e tua sorella Rina apriva velocissimamente il pacchetto e “pescava” le sigarette in numero esatto che metteva in una bustina di carta. Mi sembrava una magia. Ricordo anche tua sorella che riempiva i tempi morti dipingendo i vasi in una tabaccheria che allora era molto più piccola di quella di oggi.