Una legge di iniziativa popolare per il referendum consultivo sull’euro

Gazebo-5-Stelle-e1418314263579di Luciano Fiorani

Fino a pochi anni fa la domanda, “E’ utile uscire dall’euro?” se la ponevano solo quattro studiosi che si dilettavano in simulazioni economiche. Il professor Paolo Savona fu il primo che confessò pubblicamente che stava lavorando a questa ipotesi.

Oggi, complice certamente una crisi di cui solo i buontemponi vedono la fine, la discussione se uscire o meno dall’euro è debordata dai talk show televisivi tanto che non è infrequente sentirne parlare nei bar o…dal barbiere.

Le informazioni per il pubblico finora sono state frammentarie e tendenziose, nel solco della peggiore tradizione giornalistica italiana. Quello che anche il cittadino comune ha però capito è che restare nell’euro o uscirne sono scelte che avranno un peso fortissimo nella sua vita quotidiana.

Il Movimento 5Stelle, che è favorevole all’uscita dall’euro, sta raccogliendo le firme per richiedere una legge popolare che istituisce il referendum consultivo. Comunque la si pensi, il referendum proposto ha un grande merito; quello di impegnare le forze politiche, economiche e sociali a discutere seriamente su un argomento di vitale importanza e responsabilizzare i cittadini.

L’ingresso nell’euro fu una scelta della classe dirigente di questo paese e si trasformò in una festa di popolo. Pagammo anche una tassa, che poi fu restituita. Le cose però non sono andate come ci avevano promesso.

A questo punto è bene che gli italiani si informino, riflettano e dicano chiaramente se intendono continuare a rimanere nell’euro o se preferiscono restare nell’Europa comunitaria ma con una propria moneta, come Inghilterra, Danimarca, Svezia e altri paesi.

La raccolta di firme, a Chiusi è iniziata con due gazebo al mercato (allo scalo e a Chiusi città) negli ultimi giorni di dicembre. In diversi, compreso il sottoscritto, hanno già firmato.

Chi volesse sostenere la richiesta di questo referendum, può recarsi presso l’ufficio anagrafe del comune (aperto dalle 8,30 alle 12,30 dal lunedì al sabato) con un documento e apporre la propria firma nel modulo predisposto

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3 risposte a Una legge di iniziativa popolare per il referendum consultivo sull’euro

  1. carlo sacco scrive:

    X Lele.Tu dici :”sappiamo che ciò non è avvenuto”.Ma perchè non è avvenuto?Io credo di si e che le ragioni principali siano state quelle degli egoismi nazionali per i quali ognuno ha continuato a fare la propria politica, anche approfittando dell’Europa come base comune,per ottenere soldi, finanziamenti e prebende partitiche,ripartiti e spalmati su categorie sociali che una volta rimpizzato lo stomaco, il governo nostro non si è curato di cambiare ed intervenire come hanno fatto altri paesi molto più disciplinati sia come mentalità della gente sia come ripartizione della redditualità,già base di partenza delle monete che ognuno aveva precedentemente all’entrata nell’Euro.Di chi è la responsabilità? Non è di nessuno oltre a quella giustamente addossata al popolo che ha votato la classe politica? E’ una cultura soprattutto politica quella italiana che è retrogada ed in questo i governi succedutisi per 60 anni hanno credo la più grande responsabilità. Il segno del risparmio cospiquo degli Italiani è una contraddizione palese con il livello del debito pubblico,interessando politiche fiscali mafiose che hanno strizzato l’occhio a chi sa bene intendere come va il mondo. Solo noi abbiamo avuto il problema Berlusconi, gli altri paesi una classe politica che ha retto per 20 anni in tal modo non l’hanno avuta.Ed oggi questo si paga !

  2. Lele Battilana scrive:

    L’euro è nato da una concezione alta della politica e dell’Europa per favorire legami, anche economici e monetari, tra Paesi che si sono scontrati in due guerre mondiali e che sono in pace solo da non più’ di 70 anni. Nelle intenzioni degli ideatori avrebbe dovuto favorire l’integrazione ed il superamento graduale delle differenze tra sistemi fiscali, produttivi, sociali. Sappiamo che tutto ciò non è avvenuto. Ma in un mondo globale e interconnesso un singolo Paese rischia di essere travolto. E l’Italia ancora di più’. Se la moneta riflette l’economia di un Paese, e la nostra economia è in condizioni di grande difficoltà, il ritorno alla lira ci consegnerebbe una moneta debole con un debito pubblico superiore a 2.000 miliardi che rimarrebbe in euro. A mio avviso un problema gigantesco.

  3. carlo sacco scrive:

    Personalmente nutro delle forti perplessità per tale tema se così posto:uscire o non uscire.I miei interrogativi sono soprattutto di natura diciamo ”macroeconomica” nel senso che sappiamo tutti che l’italia è un paese che non possiede materie prime ma è un paese di trasformazione e lavorazione di prodotti e quindi mi chiedo quale sarebbe lo scenario quando dovremmo pagare l’energia che consumiamo con un ritorno alla lira. Dall’altra parte so bene che non possiamo continuare così a dipendere da un nodo scorsoio che fa i conti col Pil e i pareggi dei bilanci e quindi credo che dovremmo cambiare affrontando con intelligenza tali scelte ,ed il referendum indipendentemente dai suoi esiti sarà costruttivo per fare apparire agli italiani tale problema,che del resto già sopportano per la crisi che non si ferma,contrariamente a quanto ci dice Renzi.
    Non dipende chiaramente solo da noi ma dipende da un contesto politico europeo tale scelta,ma la via percorsa fin’ora porta certamente a morire di stenti se non succede qualcosa e tale qualcosa già si intravede nel rattoppo della politica Renziana sulla richiesta del non rispetto degli equilibri del PIL, perche tale politica è un solo un rattoppo che farebbe aumentare solo l’inflazione portando solo un ossigeno momentaneo.

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