Domani domenica 9 agosto chiude la programmazione estiva di Orizzonti di quest’anno. Il bilancio sulla qualità degli spettacoli potrà essere fatta in seguito, soprattutto da chi li ha seguiti con assiduità.
Dobbiamo, però, trovare uno spazio di discussione su come si pone l’iniziativa in relazione allo sviluppo (o anche arallentare il declino) del nostro comune.
A spanne l’iniziativa è costata circa 200.000 euro. i questi almeno la metà li mette il Comune, il resto è dato da un contributo del Ministero dei Beni Culturali e dagli sponsor. La vendita dei biglietti, data la scarsissima affluenza agli spettacoli, pesano assai poco nel bilancio.
Allora a pochi mesi dalle elezioni dobbiamo chiederci se ne vale la pena. Se invece quei centomila euro possono essere spesi meglio. Magari per un’iniziativa meno pretenziosa (l’esempio della vicina Sarteano è significativo), o addirittura verso altri settori sempre in ambito culturale come iniziative legate alla scuola (formazione sulle nuove tecnologie) che potrebbero avere un impatto positivo per le nostre imprese più avanzate.
Non c’è in questo intervento nessuna pretesa di indicare la strada, molto più semplicemente un invito ad iniziare un confronto fra le diverse posizioni.
Ho gia spiegato,a mio modo,prolisso e stancante anche per chi legge ma anche credo onnicomprensivo,le ragioni fondamentali degli interrogativi per i quali l’attività della Fondazione faccia scaturire a festival concluso-come sento-il chiedersi se gli scopi siano stati raggiunti o meno.Per rispondere a Fiorani,quella domanda andrebbe rivolta più alla politica che regge le sorti chè alla stessa Fondazione.Ma credo che la risposta non possa venire,non perchè non si voglia dare ma proprio perchè è una politica di respiro cortissimo che procede a passi di volta in volta e non contiene perciò la visione di ciò che occorra per investire la gente della crescita culturale.Sarebbe uno sforzo grandissimo progamare e gettare le basi di fondamenti culturali che servissero alla gente e la coinvolgessero,lo sò bene,ma se non si comincia da qualche parte si rimane sempre arretrati.E qui si sconta la natura della compagine politica che mi sembra nessuno voglia vedere e si evita di scendere in tale terreno critico perchè si ritiene che ciò non serva o si ha paura di andar contro.Ed allora spezzettare le cose porta inevitabilmente alla superficialità.E rispondendo anche a Bonella: non credo che gli addetti alla politica locale si pongano tali problemi.Ed allora cosa si vuole?Questo è quanto passa il convento, è inutile giraci intorno.
Non so chi ha seguito gli spettacoli ‘assiduamente ‘. Noi, di sicuro, no. Ci sarebbe costato
25 euro a testa per l’opera e circa altrettanto per il resto. Visto che la maggioranza dei finaziamenti vengono dal Comune, mi sembra che si possa dire che sono ‘nostri’ soldi.
Da ciò che ho letto, non sono a Chiusi quindi non ho visto gli spettacoli, sembra che fossero “di spessore” quindi il target a cui si rivolgevano non era certo il nostro, inteso come spettatori medi. Come ho già avuto modo di dire, forse l’addetto stampa non ha valutato bene la fascia a cui rivolgere la pubblicità perché non si può pensare che un festival di un certo livello possa attirare la popolazione residente in paese e nei dintorni. Se si vuol fare un evento di nicchia si devono scovare gli amatori e fare una pubblicità mirata e capillare, altrimenti il buco nell’acqua è assicurato si buttano soldi al vento e non mi sembra questo il momento opportuno.
Ma quanti sono stati, come si è soliti dire per le partite, “gli spettatori paganti” per ciascuno degli spettacoli? Non credo che sia un dato così difficile da rendere noto.
Sono d’accordo. Si ascoltano giudizi molto contrastanti su questa edizione del Festival e un bilancio complessivo andrà fatto.
Quello che però ancora non c’è modo di capire, al di la del Festival, è quale politica culturale si persegue o si vorrebbe perseguire in questa città.
Ho già avuto modo di dire che a mio parere si stanno buttando un sacco di soldi per fra baloccare poche persone; che poi sono quasi sempre le stesse.