BioEcologia: un percorso non proprio rassicurante

di Romano Romanini

 

Da un primo esame dei documenti disponibili sulla storia di Bio-Ecologia se ne può già trarre un’ utile indicazione circa la “garanzia” che tutto è a norma.

Dall’esame degli Atti emanati dalla Provincia di Siena e disponibili sul suo sito se ne ricava che Bioecologia fu autorizzata alle attività di stoccaggio e trattamento dei rifiuti non pericolosi nel lontano 1999 (Autorizzazione n.71 del 05/08/1999) ma agli inizi del 2001 subì una diffida affinchè eseguisse le opere previste nel progetto sul quale aveva ottenuto l’Autorizzazione all’attività e per questo si vide sospesa l’Autorizzazione (Atto Dirigenziale n.2 del 11/01/2001).

Quindici giorni dopo arrivò però un nuovo, provvidenziale Atto Dirigenziale (n.4 del 29/01/2001) con il quale si rilasciava un’Autorizzazione provvisoria per la ripresa delle attività e contemporaneamente si diffidava Bioecologia a realizzare le opere del progetto del 1999 entro la metà di aprile dello stesso anno.

Da questo momento e fino al marzo 2005, in cui fu finalmente rilasciata l’autorizzazione (Atto Dirigenziale n. 34 del 02/03/2005), si sono susseguite ben sei proroghe con le quali l’attività è proseguita nonostante non fossero soddisfatte le condizioni poste.

Molto interessante (e illuminante) è la Autorizzazione provvisoria per 12 mesi concessa con Atto Dirigenziale n. 143 del 27/11/2002 che testualmente recita: “al fine di verificare la funzionalità del nuovo stato progettuale realizzato”.

Veramente straordinario: si consente il funzionamento operativo per verificare se funziona bene! Ma non basta perchè ci saranno altre due proroghe (fino al marzo 2005 – in tutto due anni e mezzo) per proseguire queste verifiche di funzionalità dell’impianto. Per brevità non entro nel merito dei singoli provvedimenti ma il senso di questa odissea è che, con il ricorso ad Autorizzazioni temporanee e/o proroghe, dal 1999 (quando Bioecologia ha iniziato le attività) e fino al marzo 2005 si è andati avanti in regime straordinario che, ancorchè formalmente corretto, lascia molti dubbi sulla effettiva rispondenza alle previsioni normative e alle prescrizioni impartite dalla stessa Autorità provinciale.
Un secondo elemento che si può rilevare è che nell’arco di 5 anni Bioecologia ha aumentato la propria attività del 40% passando da 60.000 ton/anno del 2005 (Atto Dirigenziale n.34 del 02/03/2005) alle attuali 99.900 ton/anno (atto Dirigenziale n. 1774 del 28/12/2010).

Questo a dimostrazione del fatto che l’amministrazione della cosa pubblica DEVE essere in grado di guardare oltre l’immediato e valutare le implicazioni anche di lungo periodo che le scelte comportano. Ieri crescita quantitativa oggi, grazie a queste nuove quantità, espansione qualitativa aggiungendo un nuovo pezzo alla filiera del trattamento dei rifiuti (l’essicazione) e domani possibile conclusione del ciclo con un inceneritore. Naturalmente e sempre: “tutto a norma!”

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4 risposte a BioEcologia: un percorso non proprio rassicurante

  1. anna duchini scrive:

    Insomma quando vai a spulciare le carte delle porcate trovi spesso che sono poco a norma anche le carte.

  2. pscattoni scrive:

    Caro Luca (Scaramelli) quello che dici è vero. La decisione deve essere sul merito e la qualità della decisione dovrebbe essere il frutto di un processo deliberativo fortemente partecipato. Bene, sappiamo che non è così. La norma, però, in questo caso è l’ultimo strumento dei deboli. Altrimenti a che cosa si poteva appellare il povero mugnaio quando sfidava il potente invocando la presenza di un giudice a Berlino?

  3. luca scaramelli scrive:

    la cosa che impressiona è sapere che la gestione amministrativa e politica di una questione avvenga semplicemente sulla norma.
    questo è il grande problema di chi amministra ad ogni livello, ci si limita a svolgere la funzione di burocrati non pensando a tutte le implicazioni connesse anche se si è nella norma, questo è lo spirito credo con il quale anche in consiglio comunale si affrontano le varie vicende, spesso si vota accodandosi alle indicazioni del capo senza sapere neppure di cosa si stà parlando.
    Mi viene in mente un consigliere di maggioranza a chiusi che, parlando della privatizzazione della gestione dell’acqua, disse in un’occasione pubblica “quando abbiamo votato in consiglio comunale la decisione di privatizzare la gestione io ho alzato il braccio ma mica avevo capito di cosa si stava parlando”!
    Credo che su questa vicenda sia successa la stessa cosa, altrimenti non si giustifica il comportamento in particolare di consiglieri che hanno dei figli più o meno piccoli.

  4. Stupisce anche che l’ARPAT non ha mai definito alcun limite alle emissioni di Bioecologia…

    La “filiera oligarca” comincia da Firenze?

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