A davvenì il referendum

Costituente_auladi Paolo Scattoni

La Pira, Dossetti, Fanfani, Mortati, De Gasperi, Moro, Lazzati, Zaccagnini, Togliatti, Terracini, Amendola, Giolitti, Foa, Di Vittorio, Lombardi, Calamandrei, Valiani, Pertini, Basso, Silone.

Cosa avevano in comune queste venti persone? Erano deputati dell’Assemblea Costituente che produsse il testo della Costituzione entrata in vigore il 1° gennaio 1948. Li ho individuati nell’elenco dei costituenti e li ho messi insieme perché di loro ho letto, studiato e osservato.

Questa mattina ho voluto seguire il dibattito al Senato che discuteva in terza lettura la riforma costituzione. C’erano un bel po’ di emendamenti, non i milioni della golardiata di Calderoli, ma quelli rimasti, alcuni assai importanti, perché riguardavano soprattutto il ruolo e la composizione del nuovo Senato della Repubblica. Ebbene quegli emendamenti non sono stati discussi per l’approvazione del cosiddetto “emendamento canguro” presentato da un senatore, tale Roberto Cocianchic. C’è stata una rissa verbale.

Fra le altre cose si è detto che quell’emendamento non era stato firmato dal suo presentatore ufficiale, ma parrebbe da un alto funzionario del Senato. Ebbene il senatore non ha sentito neppure il bisogno di alzarsi e dire “Quella firma è la mia”.

Da qui la voglia di tirar fuori venti nomi di costituenti per capire se tra quelli di oggi ce n’è uno, uno solo capace di paragonarsi a uno qualsiasi, all’ultimo di quei venti. Ho l’impressione che se dovessimo utilizzare tutti i nomi dei costituenti probabilmente dovremmo arrivare almeno a metà dell’elenco per trovare il primo paragonabile.

Stanno per trasformare la Costituzione italiana con metodi inaccettabili. Per fortuna ci chiederanno di votare in un referendum il loro lavoro.

Al momento sono fermamente deciso a votare no. Non escludo di cambiare opinione se qualcuno mi dimostrerà che sbaglio. Con questo qualcuno, però, ci vorrei parlare, confrontarmi con lui/lei e non solo ascoltare le urla dei vari talk show. Per ché non creiamo un arena locale dove poter discutere delle varie posizioni? La Costituzione è cosa troppo importante per lasciarla alla becera polemica politica che gli attuali partiti riescono ad offrirci.

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5 risposte a A davvenì il referendum

  1. Romano Romanini scrive:

    A immediata memoria. Grazie

  2. pscattoni scrive:

    La memoria futura in questo caso è garantita dai resoconti del Senato che sono disponibili anche on line. Inoltre le sedute possono essere riviste sull’archivio video.
    Sull’articolo 1 del disegno di legge (quello che ho seguito) lo schieramento è stato il seguente>:
    a favore: PD (salvo alcuni voti in dissenso), NCD, minoranze linguistiche (?), ALA (Verdini)
    contro: Forza Italia, Movimento 5S, SEL, Lega, Fratelli d’Italia.

  3. Romano Romanini scrive:

    Prima di discutere i contenuti della riforma, il metodo utilizzato è da solo una porcata. A prescindere. Allora, a futura memoria, fuori i nomi: chi (partiti) ha approvato l’emendamento canguro? Chi (partiti) ha votato contro? Chi (partiti) si è astenuto/uscito dall’alula?
    Paolo tu che hai assistito al dibattito puoi dirmelo?
    Grazie

  4. luciano fiorani scrive:

    “Grazie alle riforme istituzionali una minoranza molto ristretta si aggiudicherà il dominio sull’intero Paese. Andiamo verso una forma autoritaria che schiaccia le minoranze e soffoca il dissenso.
    Il Senato avrà gli stessi identici poteri della Camera proprio sulla funzione legislativa più alta che è quella di cambiare la Costituzione. E questi poteri saranno affidati a personaggi impreparati, inadatti e politicamente poco affidabili anche per il modo in cui saranno selezionati. In una democrazia non si possono dare funzioni di legislazione a organi non elettivi.
    Le riforme istituzionali così come sono confezionate consentono a una minoranza di prendere in mano tutto il Paese, tra l’altro concentrando i poteri al vertice. Dire che si va verso una forma autoritaria non mi sembra sbagliato. Il Senato non è più elettivo, la Camera ha una maggioranza artificiale prodotta da meccanismi elettorali falsati che sono messi lì apposta per togliere voce a qualunque forma di dissenso e pluralismo. L‘Italicum non dà un premio alla maggioranza, ma fa diventare maggioranza chi non lo è”.
    Lorenza Carlassare docente di Diritto Costituzionale dell’Università di Padova
    Mi pare che ci sia poco da aggiungere.

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