Partecipare al referendum per l’abrogazione del decreto sulla sanità, ritengo che sia utile soprattutto per evidenziare tutte le “assurdità” sostenute nel decreto che il ministro Lorenzin e gli addetti ai lavori cercano di spiegare con fiumi di parole, confondendo cosi’ gli ascoltatori in un marasma di spiegazioni, opposizioni, deduzioni che niente hanno a che fare con la realtà purtroppo sempre piu’ nera nei confronti dei cittadini che, ignari dei vari trabocchetti, continuano, spesso, a credere e sperare.
Ma, non voglio entrare in “certi tecnicismi” di chiara emanazione di una sinistra sempre più invasiva e prevaricatrice che si dimentica di mettere al centro del problema l’individuo, proprio la persona che ha bisogno di attenzioni, di cure, di accoglienza nel senso più vasto del termine, perché non porterebbero da nessuna parte.
Vorrei focalizzare la mia attenzione sul fatto che i “fruitori del sistema sanitario” sono le persone, purtroppo, che non possono rincorrere gli steps della legge per sentirsi curati e protetti, magari distrutti da sofferenze insopportabili.
Vogliamo cominciare dai più deboli, da coloro, cioe’, che sono i primi o dovrebbero esserlo, di un sistema, che spesso entrano nei meccanismi perversi della politica, mettendo, pero’, in evidenza le discrasie , le disuguaglianze del sistema nazionale e, in particolare, nel nostro caso, toscano della sanità pubblica.
Mi riferisco, per esempio, ai disabili, agli ammalati di SLA , di altzimer, di sclerosi, di malattie per le quali e’ “prevista tristemente” la degenerazione di certi neuroni che portano al degrado della persona, spesso all’abbandono della propria identita’ fisica e morale, facendo perdere la dignità del rispetto dovuto ad ogni persona, ad ogni essere umano.
Perciò direi: incrementare i bilanci per tali tipologie di malati, magari prevedendo, oltre all’assistenza ospedaliera specialistica, anche quella domiciliare che, in alcuni casi, e’ essenziale per lasciare nel proprio ambiente persone che ,impedite fisicamente, hanno necessita’ di affetti famigliari,
Viatico per lenire malesseri, disagi, sofferenze, potenziare le ASL di paesi piu’ piccoli, con attrezzature importanti per certe tipologie come l’intervento su malattie cardiologiche, anche improvvise, come l’infarto, piuttosto che essere obbligati a raggiungere ospedali specializzati che ,molto spesso, riescono a salvare vite umane, grazie anche alla perizia degli operatori sanitari e che ,comunque, operano al meglio e in base alle disponibilità ospedaliere.
Spesso i cittadini sono costretti a servirsi delle strutture private per accelerare i tempi previsti per accertamenti diagnostici che non possono essere rinviati, soprattutto certe categorie di pensionati o di persone con redditi bassi o nulli sono costrette a scegliere: rinunciare a tali prestazioni o a spese importanti come quella giornaliera, o al pagamento delle bollette etc…
E’ pur vero che in questo momento storico di spending review di tagli dei costi, di reimpostazione di tutto il sistema, e’ oculato prevedere spese più opportunamente indirizzate e mirate per evitare inutili sprechi ma , certo, non speculando sulla voce “salute e benessere” come da decreto in oggetto.
Ciò però, a mio avviso,non vuol dire “sanzionare ” i medici per le prescrizioni che apparentemente potrebbero sembrare esagerate e non indispensabili. Credo che il professionista e’ tale proprio perche’ non si affida solo alle sue competenze ma vuole approfondire per arrivare al vero problema che affligge il paziente e quindi cercare il rimedio.
Importante e’ la prevenzione e la certezza; del resto non possiamo, a tale riguardo non puntualizzare che per medicinali cosiddetti salvavita non e’ sufficiente la prescrizione del medico di base ma e’ assolutamente indispensabile quella dello specialista nel settore, quindi già una certa forma di “sanzione limitativa” e’ prevista dalla normativa vigente.
Un solo punto ancora da evidenziare che l’errore e’ iniziale, e’ all’origine, perche’, in alcuni casi, nel passato forse c’è stato un abuso ma ritengo e spero solo per motivi di attenzione alla definizione di una diagnosi sicura, certa, al fine di non incorrere in errori insanabili per i pazienti.