Chiusi non è il paese dei balocchi o un presepe vivente

11778994_intervista-rita-fiorini-vagnetti-0di Rita Fiorini Vagnetti

Piano operativo. Alla dichiarazione del vice sindaco Bettollini che si compiace su facebook, insieme ai componenti del Consiglio, presenti, di aver approvato il piano operativo dopo 8 ore di considerazioni e di valutazioni, vorrei rispondere, per quanto è di mia competenza (consigliere comunale che segue anche dall’esterno tutte le decisioni e le delibere consiliari).

Presentare un Consiglio dagli argomenti così importanti per l’interesse dei cittadini, monco della presenza dei consiglieri di opposizione, ritengo che non possa essere un motivo di soddisfazione ma piuttosto un motivo di riflessione ulteriore dopo diversi mesi di vuoto assoluto. Non e’ una vittoria del sistema democratico, ma piuttosto una sconfitta di un rapporto tra maggioranza e minoranza, inficiato, sin dall’inizio, da comportamenti della maggioranza assolutamente inaccettabili: non c’è stata mai la possibilità di aprire un dialogo costruttivo, un tavolo di confronto proficuo, un atteggiamento di pausa per riflettere meglio (e non mi si dica delle riunioni nella sede del PD, che non può rappresentare l’intera comunità). La riprova di quanto lo stesso ex sindaco Scaramelli aveva dichiarato di farsene una ragione dell’assenza delle minoranze e’ data proprio da questi ultimi avvenimenti: “decidere si può  con i voti, importante e’ andare avanti, senza preoccuparsi del parere degli altri”. E ciò e male per tutti e soprattutto per i cittadini che spesso ignorano le vere ragioni del dissenso e delle decisioni assunte di dimissioni o autosospensione

Il piano urbanistico non e’ un fiore all’occhiello se non si sono valutati tutti i pro e i contra, tenendo soprattutto conto del momento storico che stiamo vivendo e che non fa presagire un futuro certo e produttivo di rinnovamento, soprattutto nel settore delicato dell’edilizia. E solo per dare un segnale, pensiamo all’abbandono di nuovi studenti in una scuola di tipo tecnico, nonostante i cambiamenti di indirizzo.

Dobbiamo chiederci il perché. Non e’ disamore, per esempio,  per il nostro istituto di Chiusi città ma è consapevolezza delle scarse possibilità di investire in un titolo di studio non più sicuramente spendibile.  Il confronto con gli anni passati  non e’ paragonabile, non regge se non si inserisce in un contesto generale, di un sociale sempre più in depressione. E’ vero, forse non possiamo aspettare il cambiamento come annunciato ,sine die, dal buon Renzi, per decidere ma è pur vero che decidere solo per arrivare alle elezioni e vantarsi di quanto non fatto ma solo previsto, non e’ un buon sistema di amministrare, cioè di un buon governo, con  una mancanza totale di un progetto globale. Il piano operativo e’ infatti, a mio parere, solo un’ esemplificazione di interventi che non faranno altro, se realizzati, che peggiorare l’economia del paese senza prospettive di sviluppo, perché non andranno ad incidere nei veri gangli dell’economia e dello sviluppo. Non si puo’ pensare di ridare ossigeno, linfa vitale a Chiusi, continuando a costruire senza una logica territoriale che tenga conto delle reali esigenze Voglio dire, cioè, che le abitazioni ci sono, le case non mancano, i negozi nemmeno.. Manca piuttosto la rivalutazione degli edifici abbandonati che, solo per inciso ,non sono soltanto a Montallese…

In Chiusi possono contribuire ad ad offrire  un’immagine di “vero abbandono e di quasi degrado sociale”. La giunta e l’amministrazione dovrebbe farci sapere, a noi cittadini, le motivazioni per le quali si rende necessaria la vendita o piuttosto la svendita di beni che sono il patrimonio culturale del paese. Per esempio: la Fortezza , gioiello dell’area urbana di chiusi etrusca, per farne un grande albergo, forse di un certo tono.

Due osservazioni: si svalorizzano le strutture presenti e attive? Si prevede un flusso tale di turismo da necessitare di una tale location? Ma non sarebbe meglio valorizzare il già esistente e creare prioritariamente un circuito in rete ,turistici,tale da avere la necessita’ di strutture cosi’ ambiziose?

Altrimenti si potrebbe fare lo stesso errore di valutazione  per la stazione di Chiusi che non si avvale più di un flusso di presenze notevole e tale da giustificare qualsiasi modifica, se non quella di migliorare i servizi e i tempi di percorrenza . Un leader  di tutto rispetto, politicamente parlando, non e’ tale se non riesce a coinvolgere , anche con qualche momento di “umile resa”  o di  concreta consapevolezza “: non può esistere il leader unico  riempiendo , tra l’altro,tutti gli scranni consiliari (minoranze comprese) con persone ,al di fuori del contesto eletto, per fare da margine, probabilmente ,al vistoso e mortificante   vuoto, del quale ,spero e credo, tutti ormai ne conoscono la causa.

Questa voce è stata pubblicata in POLITICA, TERRITORIO. Contrassegna il permalink.

2 risposte a Chiusi non è il paese dei balocchi o un presepe vivente

  1. luciano fiorani scrive:

    Sono convinto, non da oggi, che il problema non siano tanto i nostri amministratori ma chi li vota.
    Mezzo paese è vuoto, il degrado di vaste zone è indegno, i giovani migliori emigrano, i turisti non si vedono, il lavoro manca, i servizi sono sempre meno e sempre più cari, la piaggeria e il conformismo sono pane quotidiano, è stato decretato l’ostracismo alle nuove tecnologie, la cultura regredisce in ogni sua declinazione, non si parla che di sicurezza e immigrazione con evidenti tratti razzisti, non siamo in grado di riparare una frana, il treno è un ricordo ma pensiamo a stazioni da alta velocità, pensiamo ancora al mattone come veicolo di sviluppo, siamo il peggior comune della zona e non siamo più una comunità… ma ci gloriamo di un consigliere regionale.
    Con una città ridotta in queste condizioni se continuano a votarli vuol solo dire che alla maggior parte dei chiusini le cose vanno bene così. I fatti parlano chiaro: al momento del voto gli interessi di bottega e del proprio orticello contano assai di più di quello che dice la coscienza, il senso civico e di quello che richiederebbe il bene comune.
    Non siamo vittime di cattivi amministratori, siamo vittime dei nostri vizi e la città è lo specchio di ciò che siamo diventati.

  2. roberto donatelli scrive:

    Tempo fa ebbi modo di dire ad un esponente della Giunta Comunale di fare ciò che credevano meglio, e poi sarebbero stati giudicati dai cittadini. Tutto questo in considerazione che i cittadini ( Chiusini e non ) vorrebbero ciò che fa più comodo a loro.
    Forse sono stato frainteso.
    Visto che non siamo in una dittatura sarebbe opportuno che, prima di decidere, ci sia un dialogo con le forze politiche all’opposizione. Se, poi, si giunge ad un impasse allora la decisione spetta alla maggioranza.
    Il dialogo è una delle cose che distinguono una dittatura da una democrazia.

I commenti sono chiusi.