di Paolo Scattoni
Qualche volta sarebbe bene entrare dentro una scuola per vedere cosa si muove all’interno. Ho avuto il privilegio di seguire il progetto di Laboratorio Ambiente che si è tenuto all’Istituto di Istruzione Superiore Valdichiana sede di Chiusi, finanziato dall’Autorità per la Partecipazione della Regione Toscana. Quel progetto si è formalmente concluso in ottobre, ma è proseguito sulle capacità che nel frattempo erano maturate. Così nell’arco di sei settimane per complessive 12 ore si è svolto un secondo corso sul microprocessore Arduino. Alla fine di quel corso ci eravamo lasciati con la promessa che ci saremmo tenuti in contatto per aggiornarci sui progetti che gli studenti avrebbero via via maturato. Qualche giorno fa mi è arrivata la prima di queste relazioni che offro sul blog. Lo studente in questione è Nicolas Perugini del quinto anno del professionale. Mi ha scritto descrivendo sinteticamente quanto aveva fatto e accompgnando la descrizione con le immagini. Ecco il testo che descrive una realizzazione complessa costata meno di 25 euro:
“Descrizione:
Dopo aver finito le stampe 3D ho iniziato ad assemblare il braccio, ho usato i seguenti pezzi : 4 servi SG90, 1 Arduino uno (mezzo fuso) , 4 potenziometri (ne ho messi 2 perché ne avevo solo 2), 1 breadboard, cavetti maschio-maschio, dadi M4/3, rondelle M4/3, bulloni M4/3.
Prezzi : 18€ per tutti i servi (con spedizione prioritaria entro 24 ore), Arduino uno avendolo già costo 0€ , 64 cavetti 2€, potenziometri da calcolare, bulloni/dadi/boccole 2€ tutti, costo totale sui 22/25 € .
Allego delle immagini sul montaggio del braccio.”
Già in questa fase possiamo dire che il risultato è davvero rilevante. L’ho fatto vedere all’esperto informatico con cui lavoro all’università e mi ha suggerito alcune domande da sottoporre a Nicolas per completare la descrizione
1) La stampante 3D è la tua o di qualche service esterno?
2) Quello che è stato stampato lo hai preprato tu o l’hai scaricato?
3) Hai ridotto i potenziiometri da due a quattro, quali le conseguenze rispetto al tuo progetto iniziale?
4) La programmazione è la tua?
Nicolas così risponde:
1) la stampante 3d ho comprato i pezzi e la ho dovuta assemblare da solo, per incapacità del venditore di fornirmi una guida per l’assemblaggio. Ho dovuto montarla da solo e poi grazie a Vincenzo Palmieri che me l’ha revisionata sono riuscito ad iniziare a stampare oggetti 3D.
2) bhe …. questo che ho stampato me lo sono fatto passare da un signore che lo aveva già progettato (il disegno 3D) mi è bastato stamparlo e montarlo.
3) allora per questa domanda è un po complicata, inizialmente volevo guidare il braccio tramite dei pulsanti ma per mancanza di materiale (fili-basette sperimentali) mi sono accontentato di usare dei potenziometri, inizialmente ne ho usati due i quali guidavano ogni uno 2 assi (come in foto negli allegati), poi ho deciso di guidare ogni asse per conto suo e così ho messo 4 potenziometri.
4) La programmazione è stata molto semplice data che su Arduino c’è un esempio (servo) grazie al quale mi sono fatto un idea della compilazione, a quel punto ho riscritto tutto il il programma e lo ho caricato.
….) oggi a scuola abbiamo fatto delle prove sul motivo del crash di arduino ed è stato riscontrato che per guidare molti servi serve una scheda che supporta arduino per il fatto che arduino non riesce ad erogare abbastanza ampere [A] e perciò dovrò ordinare questa scheda .
….) riguardo alla costruzione di un progetto con la stampante 3D vorrei dire che non è molto complicato (devo testare dei disegni) basta utilizzare un programma 3D ad esempio 3Dstudio, blender, autocad ecc… e salvare i progetti in formato stl-obj-amf (nel mio caso) per poi caricarli in un programma che si utilizza per settare la stampa (è possibile ridimensionare, tagliare, ruotare l’oggetto ……), per poi avviare la stampa
Nel mio caso questo è stato un alpha test, cioè un test su come si creano i pezzi e in che modo funzioni la base (del braccio) e sul funzionamento di piu servi.”
Ho voluto riportare questa lunga descrizione perché era necessaria per sottolineare alcuni aspeti di quello che è successo. Lo studente sta lavorando a un progetto complesso che molti di noi intuiscono, anche se non ne conoscono tutti gli elementi tecnici. Utilizza una stampante 3D , quelle stampanti con le quali si possono realizzare oggetti. Sa utilizzare e anche programmare (anche se per parti non troppo complesse). Sa soprattutto interrogare il web per recuperare applicazioni che gli possono servire. È un risultato notevole di cui forse neppure l’interessato riesce a capire sino in fondo l’importanza. Magari se questo testo lo legge un imprenditore che opera con tecnologie avanzate un pensierino per una possibile assunzione forse lo fa.
Quello che però conta ancora di più è la creazione di un ambiente in cui un numero sufficiente di “maker” interagisce. Speriamo che i colleghi di Nicolas ci offrano altre proposte. Il blog è a disposizione.
Condivido le interessanti riflessioni di Stefano (Tomassucci). Aggiungo una provocazione operativa. In ogni scuola esiste una LIM (Lavagna Interattiva Multimediale). È di solita “conservata” come un totem in un’aula conosciuta nelle scuole come “aula LIM”. Ci si va ogni tanto, quando va bene costa 1500 euro. La proposta provocatoria è che ogni classe se la costruisca una LIM. La faccia costare sui 300 euro e la finanzi attraverso microdonazioni di conoscenti e parenti. Poi gli studenti la utilizzino autonomamente per costruire o commentare lezioni che poi presenteranno per la valutazione dei loro docenti.
In fondo si sa (e lo si nasconde) che un gruppo di ricercatori trentini (progetto Ardesia) ha meso a punto tecnica e software gratuito ricchissimo, perché si possa costruire una LIM con un videoproiettore (oggi se ne trovano adatti a meno di 200 euro) un computer (anche quelli vecchi tipo pentium 3 che molti dismettono spesso mandati in discarica) e pochi attrezzi dal costo di 50 euro complessivi. Con il professor Corrado Giancaspro vediamo di costruirne uno. Se riesce l’esperimento si può fare.
L’arroganza è spesso figlia dell’ignoranza. Ragionare solo in funzione di numeri e bilanci ma ignorare la vocazione degli studenti che scelgono una scuola tecnica, permetterà si, sulle prime, di rientrare nei limiti imposti dalle direttive emanate dall’alto, ma alla lunga snatura il ruolo di quel tipo di scuola che fondamentalmente viene scelta da coloro ai quali piace principalmente operare dietro a specifiche competenze tecnologiche e scientifiche, da qui nasce la frustrazione di questi ragazzi. Magari non conosceranno nel dettaglio le opere di Platone, ma non dimentichiamo che coloro che le conoscono bene, spesso se hanno un guasto elettrico in casa, o un guasto all’automobile, devono rivolgersi, guardacaso, proprio ad un tecnico per la riparazione perché loro stessi non ne sono capaci. Quindi, senza scomodare Sciascia, direi “a ciascuno il suo”. Come già scritto considero un delitto tagliare le ore di laboratorio, come pure sconsiderato è ricavare una sala convegni in luogo di officine, specialmente ora che si affacciano queste nuove tecnologie ed opportunità per i ragazzi.
Non sono un insegnante e quindi, da “profano”, il mio sguardo è più attento a quelle trasversalità cui fa riferimento Tomassucci. Ho avuto contatti come tutor anche con Nicolas e, infatti, devo dire che mi sembrava più interessato alle grazie di Elena, la sua bellissima compagna di banco, che ai miei sproloqui su iterazioni, cicli macchina e interfacce di basso livello tra Python e Arduino. Scherzi a parte, l’analisi di Tomassucci mi trova concorde. Entrando in contatto, sul loro stesso terreno, con (alcuni) insegnanti mi sono reso conto dello sforzo che sono costretti a fare sia per rispettare “il programma” sia per far fronte alla curiosità di un gruppo di allievi che spesso maneggia “arnesi” di cui la scuola letteralmente vuole ignorare l’esistenza. Non parliamo poi delle condizioni in cui sono chiamati a lavorare. Tra queste condizioni, c’è anche un’idea di studente che non sarebbe una persona con interessi e competenze ma un destinatario di un sapere preconfezionato, pure un tantinello stantio. Tomassucci indica una prospettiva molto interessante e spero che riesca a farla diventare “senso comune”.
Complimenti davvero a Nicolas. Una riflessione indotta da questa esperienza mi viene spontanea sull’apprendimento informale e sui saperi trasversali.
La scuola con grande difficoltà riconosce agli studenti abilità quali ad esempio la capacità di reperire informazioni (magari sul Web) e saperle riadattare in contesti diversi, promuovendo, per inerzia, soltanto un apprendimento di tipo logico-ipotetico-deduttivo che non si adatta alla maggior parte dei “nativi digitali”. Ciò crea disaffezione e rigetto nei confronti del sapere scientifico, percepito come ostica e per pochi eletti.
La seconda rifelssione invece riguarda i “saperi trasversali” degli studenti. Sarebbe ora che venissero inserite, nella valutazione del curricolo di ogni studente, competenze operative quali la “capacità di analizzare il contesto” (quali sono le risorse che ho a disposizione e come posso reperire ciò di cui ho bisogno per raggiungere il mio obiettivo), la “propensione a mettersi in contatto con l’ambiente circostrante” (chi mi può aiutare a svolgere il mio lavoro; un libro piuttosto che un docente, un mio pari, ecc..), la “capacità di auto-corregere la propria condotta” nello svolgimento del compito assegnato. Spesso noi docenti tendiamo a sottolineare ciò che gli studenti “non sanno” oppure “non sono capaci di fare” senza porre la giusta attenzione sulle loro straordinarie abilità.
…. per aver aiutato a comunicarlo
bravo Nicolas per averlo fatto
bravo Paolo per averlo comunicato
Bravo Nicolas un lavoro molto interessante, dimostra che hai affrontato i problemi con metodo fino ad arrivare al risultato che volevi ottenere.
P.S.: Sono l’informatico citato nel post da Paolo (Scattoni) 😉
Ho osservato ed apprezzato il progetto di Nicolas: è riuscito a “dare vita” al braccio meccanico grazie al nuovo microcontrollore Arduino, alla stampante 3D ed altra componentistica a basso costo. Oltre all’idea brillante, il valore aggiunto è stato proprio la spesa irrisoria sostenuta per acquistare il materiale.
Ho avuto modo di incontrare i ragazzi legati al progetto “laboratorio ambiente”, tutti fortemente interessati ed appassionati alle nuove “micro-tecnologie”, alcuni veramente eccellenti, non solo spinti dalla fame di conoscenza ma anche fortemente motivati nel raggiungere dei risultati, propellente fondamentale per nuove idee.
E’ anche arrivato il momento di rivoluzionare il mondo dell’informatica e ancor più della domotica, terreno ancora molto fertile e poco coltivato. In questo momento storico ci sono due fattori che possono essere miscela esplosiva: acquisire informazioni e conoscenza a portata di “click” e accedere a nuove tecnologie a basso costo. Questi due elementi, in sinergia con le idee e la capacità di questi ragazzi, possono essere il mezzo ideale per la sperimentazione e la realizzazione di prodotti prototipali che potrebbero anche far breccia nel mercato.
Mi fa enormemente piacere che esistano queste menti eccellenti, non esistono solo ragazzi ipnotizzati dai social ma uomini del futuro che stanno gettando le basi per una sicura crescita…
Grazie a tutti per i complimenti.
Grazie per l’arruolamento, sarò un ultras sfegatato 🙂 L’aver faticato un po’ a contatto di gomito con questi giovanotti mi ha aperto un panorama nuovo. Se si pensa che, in mancanza, la stampante 3D son capaci di costruirsela, allora è merito anche della scuola se hanno queste basi tecniche e di “atteggiamento” generale. Con queste basi e con una migliore disponibilità allo scambio delle informazioni e del know-how credo che ne vedremo delle belle 😉
Ho letto tutta la pagina e i messaggi lasciati da chi mi ha preceduto. Colgo l’occasione anche io per fare i complimenti a Nicolas per essere riuscito a superare tutti gli ostacoli trovati in questo percorso, dimostrando di “saper fare”, ma anche di “saper agire” nel modo giusto nel mondo dei Maker cercando informazioni e aiuti da persone più esperte che hanno messo a disposizione la propria esperienza e conoscenza. Mi aggiungo anche io agli altri dicendo: “bravo Nicolas!” . Ribadisco quanto già accennato da PScattoni, stiamo valutando di fare un progetto che prevede la costruzione di una LIM a basso costo, per ora ci stiamo informando sui materiali necessari per realizzarla. A breve daremo ulteriori informazioni.
Complimenti, mi sembra una bella esperienza da descrivere e soprattutto rappresenta un’efficace contributo sul come si dovrebbero indirizzare gli sforzi dei programmi formativi e delle realtà di incubazione imprenditoriale. Per anni ho lavorato all’Ufficio Studi di Italia Lavoro proprio all’analisi e ricerca di forme di imprenditoria giovanile innovativa.
Ho avuto modo di vedere la parte iniziale di questo progetto, durante un evento organizzato che ha avuto luogo lo scorso anno, al termine del progetto finanziato dall’Autorità.
E’ veramente strabiliante cosa sono riusciti a fare questi ragazzi ed il risultato che è stato raggiunto. Dimostra, come ha ben espresso Enzo (Sorbera), che sarebbe ora di dare spazio al “che conosci” e non “chi conosci”, allora forse i talenti a cui spesso vengono sbarrate le strade o tagliate le gambe potrebbero emergere, come è il caso di questo ragazzo, che ha saputo mettere a frutto le sue capacità per la realizzazione di qualcosa che non è per niente banale. Bravo Nicolas! Avanti così 🙂
Sostenitore non so. So soltanto che fra i vostri studenti ve ne sono molti di buone/ottime potenzialità. Il blog è a disposizione perché siano conosciute anche per evitare che magari qualcuno sia tentato di metterci sopra il cappello. Domani all’incontro con il gruppo archeologico un ex studente della scuola porterà una proposta. Se passerà il primo vaglio sarà un progettino al quale potranno aggregarsi tutti i possibili interessati. Inoltre il professor Giancaspro mi ha incaricato di accennare a un possibile progetto relativo ad una LIM fatta in casa perfettamente equiparabile a quelle “ufficiali”. Se ci sono studenti dentro o fuori la scuola interessati potranno lavorarci. Quello che si potrebbe insegnare è la filosofia dell’open source perché è ormai quella vincente.
In questi giorni sta arrivando il materiale che vari ragazzi hanno ordinato per realizzare altri “lavoretti”, se tutto va bene ne riparleremo…
Paolo Scattoni ed Enzo Sorbera intanto sono iscritti d’ufficio tra gli ultras dei sostenitori della “nostra” scuola!
Grazie Enzo (Sorbera). Aggiungo solo un dettaglio. Questo risultato è importante anche perché è comunicato. Di questi bei cervelli ne abbiamo conosciuti durante il corso di Arduino. Sarebbe l’ora che prendessero coscienza di quanto valgono e cominciassero a farsi conoscere.
Questo articolo mi piace molto. Dimostra diverse cose. Ne sottolineerò solo due: a) Si può fare ricerca solo “per passione”, con risultati notevoli; b) non è vero che lavorare con materiali “poveri” produce risultati di poco conto. In un Paese come il nostro, dove conta il chi conosci piuttosto del che conosci, fare ricerca per passione è da matti, farlo in condizioni “studiantili” è davvero proibitivo (i pochi soldi di cui si dispone vengono sottratti al divertimento, alla miscela del motorino o altro) e però Nicolas dimostra ch’è possibile, se c’è il cuore (e la testa). Inoltre, la mancanza aguzza l’ingegno: i quattro pezzi previsti diventano due e l’Arduino UNO – è il “modello” che si chiama così, non è una ripetizione 🙂 -lo si può usare anche se claudicante. Portare a termine il lavoro è anche accorgersi che occorre una scheda in più: è fare tesoro del limite incontrato e quindi apprendere per andare avanti. Di più, Nicolas vince la ritrosia e condivide con noi il suo lavoro. Questo si chiama atteggiamento scientifico. Quante scuole possono vantare allievi simili?
Complimenti allo studente. E’ questa la strada, non c’è alcun dubbio.