da Agnese Mangiabene per il comitato Ferma le trivelle di Chiusi
A due settimane dal referendum sulle trivellazioni sono ancora rari i momenti in cui se ne parla, pochissimi servizi ai telegiornali o interventi su riviste e quotidiani, eccetto alcune testate. In parallelo si stanno diffondendo comitati civici NoTriv, movimenti di cittadini, liberi pensatori o studenti che si stanno dedicando a condurre una campagna referendaria a favore del sì (contro le trivellazioni) in coordinamento con associazioni come Legambiente, Slow Food, Greenpeace, WWF, Libera contro le mafie, solo per citarne alcune. Anche a Chiusi è nato un comitato NoTriv che sta lavorando per fare campagna per il sì, per diffondere materiale informativo e organizzare incontri e seminari esplicativi, in sinergia con Legambiente Valdichiana, Slow Food Siena e il comitato NoTriv della provincia senese. Nasce in questo modo, dal basso, il movimento che sta portando avanti questo progetto, facendo informazione politica attiva.
Come comitato ci sentiamo smarriti di fronte a questo terribile silenzio mediatico e istituzionale; un silenzio politico che sta caratterizzando la nostra società e i nostri tempi. Stiamo constatando giorno per giorno la mancanza di dibattito, di significati… un vuoto insomma, su tutti i fronti. Anche per questo ci siamo costituiti, con la speranza di riempire quel vuoto politico e riconquistare gli spazi che sarebbero nostri, dei cittadini, in qualsiasi sistema democratico.
La scelta del governo di abbuiare la notizia, di non concedere “l’Election Day” e, addirittura, di invitare l’elettorato ad astenersi perché il referendum è illegittimo e troppo complesso per far esprimere i cittadini, è vergognosa e antidemocratica.
Purtroppo la situazione a livello locale non è molto diversa da quella nazionale: non mi è capitato di sentire opinioni o dichiarazioni di voto da parte delle istituzioni o rappresentanti politici locali, se non per isolati casi. Cosa che va in controcorrente con il progetto PAES (piano d’azione per lo sviluppo delle energie sostenibili) a cui ha aderito l’Unione dei Comuni della Valdichiana ed è stato sottoscritto dai sindaci dei nostri comuni. Come dice il nome, il progetto si pone l’obiettivo di sviluppare e investire sulle rinnovabili, con la finalità di diminuire del 20% l’emissione di anidride carbonica, entro il 2020. Adesso dove sono questi sindaci? Cosa pensa l’unione dei comuni del referendum? Nel comune di Chiusi sono stati installati migliaia di pannelli fotovoltaici (ben venga) e all’epoca la notizia passò tutt’altro che inosservata. Ma dove è adesso il consigliere regionale Stefano Scaramelli che di quei pannelli fu promotore? Cosa pensa del quesito referendario, dato che sottolineò “l’importanza e l’innovazione” da lui portata per produrre energia pulita?
Tanto per chiarire, il referendum chiede ai cittadini se vogliamo abrogare la norma (introdotta con l’ultima legge di Stabilità) che permette alle attuali concessioni di estrazione e di ricerca di petrolio e gas entro le 12 miglia dalla costa, di non avere più scadenze. La Legge di Stabilità 2016, infatti, pur vietando il rilascio di nuove autorizzazioni entro le 12 miglia dalla costa, rende “sine die” le licenze già rilasciate in quel perimetro di mare.
Crediamo che sia importante votare sì per tre motivi principali, riportati di seguito:
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Attraverso il referendum si può tornare a parlare di energie rinnovabili e sono tanti i movimenti e i comitati che in tutta Italia promuovono questa battaglia. Trovo grave che il Presidente del Consiglio affermi che gli elettori non possano esprimersi su tali tematiche perché non esperti e credo, invece, che sia importante per chiunque riflettere sui modelli di sviluppo energetico presenti e futuri. Inoltre la spinta referendaria potrebbe invitare molte compagnie petrolifere a rinunciare a qualche concessione (già sta succedendo). Il settore degli idrocarburi è fortemente in crisi, quindi è necessario iniziare a ragionare su altre fonti di energia.
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Il rischio ambientale c’è e forse è ora di cercare di limitarlo, anche perché i veri settori economici dove l’Italia è competitiva sono turismo e pesca, che rischiano un grande crollo a causa del perseguimento dei fossili. Pensiamo al deturpamento paesaggistico di una petroliera a 6 km dalla costa (come era Ombrina mare) e pensiamo all’inquinamento delle acque e della fauna marina; in Veneto (regione depositaria dei quesiti referendari), ad esempio, la pesca sta avendo una grande battuta di arresto a causa del pesce contaminato da metalli pesanti. La pesca in Italia dà lavoro a 25 mila persone.
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Onestamente, il guadagno derivato da tutta questa mossa, riguarda soltanto le grandi multinazionali coinvolte e non il paese. Le concessioni attive al momento sono state date quasi tutte intorno agli anni 70 e scadranno naturalmente tra 10/20 anni. Abbiamo quindi tutto il tempo di ragionare su altre forme di energia e rimpiegare i lavoratori che potrebbero perdere il lavoro – cosa a cui è necessario pensare, data la crisi degli idrocarburi e la grande perdita di posti di lavoro che c’è stata dal 2010 ad oggi e di cui nessuno vi ha detto nulla. Il vero guadagno, se venisse prolungata la concessione, sarebbe esclusivamente delle grandi multinazionali, che già hanno sgravi fiscali altissimi e pagano soltanto il 10% in royalties. Le grandi compagnie, infatti, potrebbero tenere inattivi i pozzi fin quando il prezzo del greggio sarà basso e decidere di portare l’estrazione alla massima attività nel momento in cui tale prezzo ricrescerà. Da questo meccanismo ci guadagneranno soltanto loro.
Il comitato vi invita ai banchetti organizzati nel nostro Comune per discutere, chiedere informazioni, capire…
Inoltre per chiunque fosse interessato, ci può contattare alla mail
comitatochiusifermaletrivelle@gmail.com oppure visitare la nostra pagina Facebook Comitato Chiusi Ferma Le Trivelle.
L’esercitarli è il solo modo per evitare che i nostri diritti vengano affievoliti. Il voto è uno dei diritti a “rischio”, visti gli sviluppi degli ultimi anni. Per questo motivo, anche se si è poco convinti dell’utilità del risultato (e anche questa “convinzione” nasce dall’aver fatto carta straccia delle indicazioni della volontà popolare: dall’acqua al finanziamento ai partiti), occorre andare a votare. Dopo, magari, si potrà andare al mare o ai monti: ci si andrà più “leggeri”.
Dal 18 aprile ci sarà tempo per stilare la contabilità dei meriti e dei demeriti. Oggi credo che sia fondamentale andare a votare e votare consapevolmente. Votare per il si o per il no (oppure annullare la scheda), ma votare. Trovo inaccettabile che un governo si esprima ufficialmente per l’astensionismo.
I 5Stelle la loro parte, per far vincere i SI, la stanno facendo. Anche a Chiusi.
Non mi sono fatto ancora un’opinione definitiva sulle ragioni del si e del no. Quello che invece intendo decisamente fare è ANDARE A VOTARE. Ricordo il referendum del ’91 quando il segretario del PSI Craxi imposto una campagna sull’astensionismo per ché il quorum non fosse raggiunto. Fu l’inizio della fine di un regime alla quale ho contribuito andando a votare.