Questo post prende ispirazione da un commento all’articolo precedente della professoressa Fiorini Vagnetti rivolta proprio a me da Enrico Lucioli.
“Enrico, è davvero curioso che questo interessante dibattito si sviluppi sotto un articolo dell’ex preside Rita Fiorini. Più o meno quindici anni fa ero nelle tue stesse condizioni. Ricordo discussioni epiche con la preside. Avendo poi ambedue la tendenza a toni di voce alti, i nostri vivaci confronti si sentivano per quasi tutta la scuola. Se si dovessero ricordare insieme oggi, io e la professoressa Fiorini, lo faremmo con simpatetica nostalgia, ma probabilmente rimanendo in gran parte sulle proprie posizioni.
Veniamo dunque alle questioni che sollevi. Grazie all’intuizione di alcuni docenti negli ultimi due anni c’è stata questa esperienza di Laboratorio Ambiente. Giuste intuizioni della scuola: tenere conto del tessuto civile in cui è immersa e quindi creare le condizioni per la cosiddetta scienza di cittadinanza. Da qui la richiesta di fondi dall’Autorità per la Partecipazione. Un’altra giusta intuizione è stata quella di guardare al movimento dei maker. Questa intuizione è stata provata da alcuni geniali realizzazioni degli studenti.
Altra scelta felice infine di sfruttare le proprie conoscenze per rivolgersi al meglio delle esperienze in circolazione in zona. Per esempio l’associazione Tinker Garage di Magione. Io non ho avuto alcun ruolo se non quello di controllare per l’Autorità se le risorse stanziate venivano spese bene. Lo sono state, come dimostra il sito del progetto su Open Toscana curato dall’ottimo Fosco Taccini.
Ecco alla fine di quel ciclo a me pare che la scuola si trovi di fronte ad un’alternativa. Riportare l’esperienza interamente dentro la scuola (così come è stato fatto, per esempio, con il laboratorio sui droni) oppure continuare in una politica di apertura all’esterno coinvolgendo non soltanto studenti della scuola, ma anche singoli e associazioni interessate. La scuola al momento ha a disposizione risorse interessanti (20.000 euro dal Ministero per l’aggiornamento delle attrezzature). Tutta la polemica sugli spazi si riduce a questo. Da qui, almeno per me, la delusione per la trasformazioni di spazi per laboratori in via della Villetta in una sala convegni. Lo stesso dicasi per l’utilizzo della chiesa di Santo Stefano.
Tutto qui. A me e a te sembrano quesiti ragionevoli. Forse ci convinceranno che non lo sono. Aspettiamo gli sviluppi. Intanto, come ho già avuto modo di scrivere, l’associazione Innovazionelocale continua nella sua opera.”