La solidarietà come spettacolo e la treccina della Boschi

o-boschi-facebookdi Paolo Scattoni

L’ultimo dibattito sull’opportunità del sindaco di pubblicare il solito selfie celebrativo con lui che accompagna un ragazzo eritreo a ricongiungersi con la madre in uno SPRAR calabrese sembra appassionare la solita corte osannante e i critici. Si sono mossi in tre sindaco, assessore e guardia comunale. Immagino a spese nostre. Non bastava la sola guardia? Non è questo, però, il punto.

La vicenda mi ricorda quella del maggio del 2014 quando la ministra Boschi, l’autrice della riforma costituzionale ora oggetto di referendum referendum, andò in missione a recuperare bambini congolesi la cui pratica di adozione era stata bloccata.

In aereo, la ministra si fece abbondantemente riprendere mentre una bambina congolese le faceva la treccina. Grande visibilità ovviamente. A chi chiedeva a quale titolo fosse andata, all’inizio rispose che sua sorella aveva un bambino africano adottato. Motivazione che come si può immaginare non convinse i soliti critici faziosi. Si ripiego allora alla delega alle Politiche per la famiglia. Anche quella versione però non resse:

Diversamente a quanto scritto da alcuni quotidiani, il ministro Boschi non ha la delega alle Politiche per la Famiglia. La delega in questione ce l’ha Franca Biondelli, sottosegretario del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Ciononostante, a essere inviata a Kinshasa a rappresentanza del governo italiano, è stata il ministro per le Riforme e i Rapporti con il Parlamento.” (Huffington Post del 28 maggio 2014)

C’è solo da sperare che la ministra, impegnata copm’era a lavorare sulla riforma della nostra Costituzione si sia poi ricordata di rimborsare il costo della gita.

Comunque sono convinto che non si debba scrivere del post del sindaco Bettollini. Lo impongono i limiti alla decenza. Quella che invece si dovrebbe fare è aprire un confronto e fare qualcosa a livello locale. Qualcosa della diaspora eritrea so per motivi familiari. So per esempio che questi tanto celebrati centri SPRAR sono talvolta indecenti dal punto di vista della funzionalità Lì si dovrebbero trovare servizi per l’insegnamento dell’italiano e la formazione professionale. Non funzionano. Evito di fare riferimenti precisi per ovvi motivi, ma non sarebbe male fare un’analisi costi benefici. Purtroppo intorno all’accoglienza si muovono tanti opportunisti.

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Una risposta a La solidarietà come spettacolo e la treccina della Boschi

  1. Agnese Mangiabene scrive:

    Sono perfettamente d’accordo Paolo. Credo importantissimo aprire un confronto a livello locale su queste tematiche. Purtroppo è vero che talvolta questi centri non funzionano e che chi gestisce queste problematiche agisce più per lucro che per solidarietà. È per questo che mi stupisco del fatto che si gridi “bravo” al Sindaco (che peraltro ha fatto una cosa prevista dalla legge) senza interrogarsi sul perché questo bimbo è arrivato fin qui, sulle motivazioni che lo hanno spinto alla fuga, sulla sua sofferenza. Mi chiedo, ad esempio, se sono stati fatti dei colloqui conoscitivi, magari con un mediatore culturale. Insomma, siamo proprio sicuri che la scelta del Sindaco sia stata quella più opportuna? O semplicemente quella più “rumorosa”?

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