di Rita Fiorini Vagnetti
Anche se i fatti dovrebbero valere piu’ delle parole, ci sono casi, a mio avviso, che le parole sono come pietre miliari che ci danno la misura, il senso di un modus pensandi veramente preoccupante. Mi riferisco alla circostanza giustamente stigmatizzata in ordine all’ascolto comodamente seduti, dell‘inno nazionale al teatro Mascagni, durante un bellissimo concerto. Sicuramente non possiamo e non dobbiamo andare oltre le intenzioni per comportamenti che sembrano non essere in linea con il sentimento nazionale di riconoscimento di un momento esaltante per la nostra nazione : quello dell’ascolto dell’inno nazionale. Si potrebbe, però, obiettare : ognuno lo vive a modo suo, nel suo privato. Benissimo niente da eccepire
Quello che mi i fa pensare ed ha attirato la mia attenzione in questi giorni, sono le parole che sembrano essere state espresse da persone che occupano posti istituzionali eletti dai cittadini : suonano come presagi di “sventura, non voglio arrivare ad usare il termine minaccia.
…ci risaremo, ritorneremo.., ma mi chiedo si deve rispettare il responso elettorale solo quando si vince?
Mi piace così con grande simpatia e spirito goliardico ( l’età non me lo consentirebbe !) ricordare cosa mi fu detto quando io non ho vinto nelle ultime elezioni amministrative a Chiusi con la lista
“I Cittadini per Chiusi”: “avete perso, fatevene una ragione, noi (lista pd-psi) abbiamo vinto…anzi io ho vinto, per essere precisi ed aderenti al testo verbale! lei ha perso”.
Il ragionamento veramente semplicistico e vorrei dire ovvio non faceva una piega non c’era bisogno di un’analista preparato e profondo per comprendere i risultati numerici elettorali il pensiero, pero’, voleva andare oltre…
Oggi ,se fossi nello spirito giusto e non fosse Natale, dovrei, mio malgrado, rimandare al mittente le stesse espressioni! Non lo faccio perché la storia e la vita ci insegnano che non c’è niente di piu’ fragile ed incerto del voto popolare una volta si vince ed una si perde… L’importante non e’ perdere; ma e’ “non salire sempre e comunque sul carro del vincitore“, magari cambiando il punto di partenza e di riferimento alla fine , il cittadino giudica, valuta e quindi vota e non sempre come si vorrebbe.
Importante, a mio avviso, e’ credere nel messaggio che ci viene dalla gente, anche e soprattutto da quella che veramente non ha voce e che per sopravvivere deve rivolgersi alle varie associazioni caritatevoli. La loro presenza e dedizione e’ da elogiare. Ovviamente grande considerazioni ed affetto per quelli che non riescono a vivere se non aiutati e supportati da persone buone che vanno al di la’ degli schemi e delle ideologie partitiche. Ecco, le forze politiche o i movimenti civici devono, a mio parere, occuparsi di questo, in primis, e guardare oltre la siepe , quella del proprio egoismo, e della propria individualità.
Con l’occasione invio a tutti, i miei migliori auguri di buone e serene feste. Un pensiero particolare agli amici e sostenitori della mia lista che con il loro voto hanno dato una significativa valenza a quanti ancora una volta, senza interessi personali, si sono messi in gioco, sapendo, in partenza, di non essere i favoriti, compagni di viaggio, cioè, leali, onesti, trasparenti, consapevoli dell’impegno che avevano preso e che erano pronti ad assumere nel caso di una pur semplice “vittoria”.
L’impegno, pero’, almeno per quanto mi riguarda ma penso di tutti loro continua nel sociale, negli esempi e negli atteggiamenti e questa e’ già una grande vittoria, di quelle che nessuno potrà mai cancellare.
…Un Sindaco indossa la fascia tricolore, cioè rappresenta il Paese. D’accordo che al concerto il Sindaco era presente come cittadino non come Sindaco, però tutti sanno che il Sindaco era presente e che non si è alzato, che non ha onorato l’inno nazionale.
Con quale coraggio si metterà la fascia la prossima volta che taglierà un nastro?