di Paolo Scattoni
Ieri 19 dicembre è stato un giorno felice per l’Istituto Superiore Valdichiana. L’Autorità per la Garanzia e Promozione della Partecipazione aveva organizzato una giornata di confronto sui progetti di partecipazione finanziati direttamente alle scuole e ai comuni che hanno lavorato con le scuole. L’incontro si è tenuto nella sede del Consiglio Regionale di Palazzo Bastogi, a Firenze in Via Cavour.
Nove progetti in tutto, molto interessanti. Per ogni progetto era prevista una presentazione di 15 minuti e successivamente un dibattito. Quello di Chiusi era la mattina insieme a quelli direttamente finanziati alle scuole. Dopo un video di quattro minuti preparato da Fosco Taccini che ha gestito la stanza su open Toscana, il tempo è stato gestito quasi esclusivamente dagli studenti. Alcuni un po’ emozionati, ma sono stati molto bravi. La loro impostazione di un’esperienza di scienza di cittadinanza è stato molto apprezzate e alcune domande sono andate proprio sullo specifico. Il mio potrebbe essere un giudizio di parte, allora riporto (spero che il collega mi perdonerà) ma questo è il messaggio personale che Giovanni Allegretti mi ha mandato in serata a commento di tutta l’iniziativa: “Paolo sono stato molto contento di oggi. E tu? I ragazzi di Chiusi sono meravigliosi!”
Ecco queste sono le occasioni in cui tanto lavoro viene riconosciuto e ripagato anche soltanto con un apprezzamento.
Il fatto che dei quattro studenti relatori due fossero stranieri (rumeni) è stata un’ulteriore soddisfazione che ha fatto il controcanto ad un’inqualificabile affermazione proprio di ieri del ministro del lavoro Poletti che ha dichiarato “conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà per non averla più fra i piedi”. C’è allora una bella Italia e una povera Italia.
Il giorno che questo paese non avrà più tra i piedi persone come Poletti, e i ministri della Repubblica saranno persone capaci di onorare il loro incarico, forse cominceremo a poter pensare di intravedere la fine del tunnel in cui siamo persi da anni.