di Luciano Fiorani
I fatti:
Umberto Del Basso De Caro, sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, rispondendo ieri ad un’interpellanza urgente presentata da Luigi Dallai, deputato Pd, in merito alla soppressione da parte di Trenitalia di 14 intercity, 8 dei quali collegano le città di Prato, Firenze, Arezzo e Chiusi ha annunciato che i tagli temuti non ci saranno.
La tempestiva interpretazione dei fatti (del duo Scaramelli-Bettollini):
“…La non soppressione degli intercity e la regolare prosecuzione dei lavori di completamento della stazione confermano la centralità nei collegamenti veloci, a livello nazionale e regionale, dello scalo di Chiusi-Chianciano Terme.” Se tutti, immagino, almeno da queste parti, hanno accolto con favore questa notizia che scongiura, per ora, un’ulteriore riduzione del servizio ferroviario, la dichiarazione stereo dei due maggiori esponenti del Pd locale conferma non la centralità della stazione di Chiusi ma soltanto il marchio di fabbrica delle loro dichiarazioni: enfatizazzione e sprezzo del ridicolo, in purezza.
La centralità della stazione di Chiusi nei collegamenti nazionali e regionali la vedono solo loro; per sapere come stanno realmente le cose basta chiederlo a chi ci lavora e a quanti sono costretti ad usare il treno per andare al lavoro o a scuola. Già raggiungere Roma e Firenze, le prime delle città più importanti collegate a Chiusi, si sa che è impresa non semplice né veloce, specie in certe fasce orarie. E anche i collegamenti interni alla regione Toscana non è che brillino particolarmente. Pur sorvolando su ritardi e soppressioni, provate a raggiungere l’aereoporto di Pisa in treno e poi ne riparliamo di “collegamenti veloci a livello regionale”. Il dato che questi due signori tentano di nascondere, e che invece è sotto gli occhi di tutti, è che la stazione di Chiusi ha perso negli anni non solo centralità ma perfino utilità.
La stazione di Chiusi ha vissuto il suo periodo d’oro con l’entrata in funzione della direttissima. In quegli anni si potevano raggiungere Firenze e Roma in un’ora, i servizi erano frequenti e collegavano Chiusi direttamente con tutte le più importanti città italiane e d’Europa.
Il cambio di strategia ferroviaria che ha puntato tutto sull’alta velocità e su una ristrutturazione thatcheriana, avallata da tutte le maggiori forze politiche di allora, ha creato i presupposti dell’attuale disastrosa situazione. L’alta velocità, da queste parti, non avendo un suo autonomo tracciato ha finito per estromettere quasi completamente dalla direttissima i treni interregionali e intercity (dirottati in massima parte sulla linea lenta).
Questo è il nodo. Altro che centralità confermata.
PS, di Medioetruria, non ho fatto menzione. Lo sottolineo per quelli che mi dicono di essere troppo polemico.
I due segmenti segnalati sono certamente i due punti nodali della tratta Roma-Firenze. La domanda però è un’altra. Non credo che si pensi che “loro” – distrattamente – non abbiano individuato che quello è il punto critico del trasporto regionale. Il punto è che se continueranno ad investire sull’Alta velocità come segmento strategico e generatore di profitto, il problema rimarrà irrisolvibile. Per cui si ritorna al punto di partenza: non alle soluzioni pratiche – che si conoscono bene – ma a quelle politiche, che sono invece avvolte nella bruma. Come deviare il corso di questo fiume?
“Il vero nodo è quello della possibilità di usufruire in maniera stabile delle tratte Orte-Settebagni e Figline-Rovezzano per regionali con materiale rotabile migliorato”.
Non può che essere che questa la nostra linea del Piave per quanto riguarda i servizi ferroviari.
Quanto alla confermata centralità della stazione di Chiusi, nelle sere del gran freddo nell’atrio e nella sala d’attesa erano spenti perfino i riscaldamenti.
Speriamo si sia trattato solo di un guasto prolungato perché se fosse una scelta deliberata vuol dire che la dismissione procede a passi veloci nonostante i 7 milioni per alzare i marciapiedi e sostituire gli ascensori.
No Paolo, non se ne può discutere da nessuna parte; intendo dire in modo che poi possa potenzialmente produrre dei risultati. Mancano i collegamenti tra noi – popolo – e la classe dirigente. Manca lo strumento che “digerisca” queste esigenze per farle entrano nel circolo politico che poi le deve attuare. Le sedi di Partito (fisiche o virtuali) sono inattive e d’altronde, con il sistema dei Nominati, i rappresentanti del popolo guardano verso l’alto per incrociare lo sguardo dei potenti che dovranno poi rimetterli in lista e non verso il basso, per conquistare sul campo la fiducia di chi devono rappresentare. Da qui, deriva tutto il resto, inclusi i tanto vituperati 5 Stelle che sono un effetto di una causa ben precisa e che, sebbene siano considerati “poco democratici”, sono gli unici che quel poco lo fanno fruttare, permettendo a chiunque di dialogare e portare il suo contributo. Poco? Forse….ma il niente degli altri è ancora meno di poco, molto meno.
D’accordo con Luciano (Fiorani). Occorre, però, insistere sulle soluzioni. È stato sempre evidente che le mirabolanti affermazioni su stazioni in linea e inserimento nel sistema dell’alta velocità erano delle sonore balle. Quello che possiamo ragionevolmente sperare sono due coppie di treni AV. Sarebbe grasso che cola.
Il vero nodo è quello della possibilità di usufruire in maniera stabile delle tratte Orte-Settebagni e Figline-Rovezzano per regionali con materiale rotabile migliorato (per esempio treni Bombardier). Ne possiamo discutere da qualche parte?