Chiusi e l’incertezza della politica

perch-sul-gancio-mostra-l-incertezza-o-la-confusione-40245001di Paolo Scattoni

In un momento di così intensa turbolenza politica come quella che stiamo vivendo, è assai difficile prevedere gli sviluppi futuri. Se poi dobbiamo capire quelli locali, come le regole di questo blog impongono, diventa quasi impossibile. In altri post ho sottolineato come all’interno del PD locale sia mancata una seria riflessione su quello che è avvenuto con gli inaspettati risultati referendari. Gli iscritti del PD avrebbero dovuto discuterne il 21 dicembre. Quell’appuntamento fu spostato al 21 gennaio, ma in quella occasione fu detto che si sarebbe dovuto aspettare qualche input dal “centro”. Ci furono quattro interventi per complessivi 20 minuti e se ne sarebbe riparlato inseguito, un seguito che non c’è stato.

Venerdì 24 febbraio il PD locale discuterà “alla luce dei recenti avvenimenti politici”. Si doveva proprio aspettare una scissione per il confronto?

Sono passati quasi tre mesi dai risultati referendari, ma una seria riflessione non c’è stata sia a livello nazionale che locale. Le dimissioni del segretario del PD Renzi non hanno avuto quello scopo, quanto piuttosto quello di rilanciare la propria leadership, capitalizzare insomma su quel patrimonio di contatti e propaganda che avevano caratterizzata la campagna per il SI. Per qul poco che vale la mia opinione è che dopo la “straperdita” chi ne è stato responsabile debba farsi da parte (provvisoriamente o, come promesso, definitivamente). Invece purtroppo si continua per la via vecchia dell’emarginazione delle posizioni in dissenso, ignorandole.

Si potrebbe, al contrario, utilizzare questo passaggio per costruire una nuova politica? A livello locale abbiamo visto come si annaspi senza alcun progetto. Cosa si può fare per la nostra economia in declino? Quella dell’edilizia non è più la strada che abbiamo percorso nella seconda metà del secolo scorso. Allora che cosa? Abbiamo visto quanto sia difficile  anche in altri settore come la cultura, la scuola e il sociale. La difficoltà sta anche e soprattutto che un progetto non può essere una fotografia del futuro desiderato. Le incertezze sono troppo grandi per poterlo fare.

Quello che sembra realistico è la messa a punto di una “macchina” che riesca ad affrontare proprio le incertezze che via via emergono.

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Una risposta a Chiusi e l’incertezza della politica

  1. Alberto Baessato scrive:

    Quello che è avvenuto nel PD a livello nazionale è la normale conseguenza di una politica fatta di forza muscolare e non dialogo. Le continue forzature volute da una dirigenza, hanno portato alla ovvia rottura di un sistema delicato come lo sono da sempre i partiti di sinistra e centrosinistra. Renzi ha da subito cercato di impostare il PD in partito di tipo Berlusconiano. Un UNO al comando, attorno dei fedelissimi e poi tutto il resto del partito. Ovviamente un’organizzazione di questo tipo nella sinistra porta alla lunga la rottura. A livello locale la mentalità è la medesima solo che non essendoci nulla attorno se non del semplice consenso di appartenenza e della mera tifoseria, si avverte meno. Ora tocca vedere se la semplice appartenenza al partito e l’abitudine ad ingoiare scelte di governo discutibile, faranno variare anche il peso dell’attuale amministrazione. m2c

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