di Luciano Fiorani
Siccome è norma largamente accettata che si discuta sui fatti mentre è decisamente considerato poco intelligente discutere i fatti, è bene non divagare quando si ragiona su una questione: in questo caso la chiusura improvvisa del Festival targato Cigni.
Proviamo allora a mettere in fila alcuni elementi su cui tutti dovremmo concordare. Poi, ognuno metterà i puntini dove meglio crede. Anna Pozzali, nel suo appello #inumano, ci ricorda quale fosse la situazione del Festival Orizzonti 2017 prima dell’annuncio, dato da Primapagina, della sua improvvisa chiusura da parte del sindaco Bettollini.
“…il programma era stato approvato e il budget stanziato con il Consiglio di Indirizzo del 12 gennaio 2017, abbiamo accolto e ospitato le prime compagnie in residenza artistica, vedendo i primi risultati dei loro lavori nascere proprio all’interno del Teatro P. Mascagni…gli ultimi giorni di aprile abbiamo realizzato la campagna fotografica e creativa per la comunicazione di OrizzontiFestival 2017. Perché tutto procedeva liscio come l’olio, tutto era confermato, il programma era stato chiuso e approvato…”
Quello che qui viene ricordato, almeno secondo me, è il punto decisivo della questione. E cioè, alla fine di aprile il Festival era confermato in ogni sua parte.
Cosa ha indotto il sindaco Bettollini a cancellarlo qualche settimana dopo? Credo che nessuna persona ragionevole possa credere che il motivo sia stato quello dei debiti della Fondazione, perchè quei debiti si trascinavano da anni, e anzi è stato detto e ridetto che era stato fatto un piano di rientro.
In sostanza il quadro economico era ben chiaro quando è stato dato ad Andrea Cigni il placet per l’edizione 2017. E lo era in maniera ancor più puntuale dopo la pubblicazione del bilancio 2016 della Fondazione, avvenuto ben prima della fine di aprile.
E a fine aprile, ci ricorda la Pozzali, “tutto procedeva liscio come l’olio, tutto era confermato”. Cos’è accaduto dopo? Non si sa.
Se il sindaco (o il giornalista ben informato) ce lo vorrà spiegare gliene saremo grati, nonostante sia per lui un obbligo morale verso i cittadini di questa città. Perché senza una spiegazione convincente il gesto del sindaco resta solo un atto scriteriato. E chi guida una città non se lo può permettere e dovrebbe semplicemente dimettersi prima di combinare ulteriori disastri.
Kafka potrebbe scrivere non un libro su chiusi ma un’opera formato enciclopedia.
Si era ironico…anche riferito al Presidente…professionista privato…
Hai ragione da un lato, dall’altro tutto è talmente paradossale che a questo punto Pirandello sale in cattedra e il teatrante che è in me ha bisogno di sfogarsi… a pensarci bene più che a Pirandello qui siamo al Teatro dell’Assurdo e purtroppo non solo a Chiusi
x PMiccichè. Scrivi “Essendo la Fondazione un ente privato e avendo un finanziamento a maggioranza privato”.
È ovviamente ironico. La Fondazione è al 100% partecipata dal Comune e i finanziamenti sino ad ora sono stati quasi tutti pubblici (Comune, Regione, FUS). Caro Paolo in questi momenti di gran polverone è meglio esprimersi in maniera diretta. Ormai la vicenda è così inverosimile che qualsiasi ragionamento per assurdo può essere preso sul serio.
XDonatelli. Il problema non è pensarla in maniera diversa ma non riuscire a trovare il modo di parlarci francamente e in pubblico.
Quello che è inaccettabile è che si prendano decisioni importanti che impegnano (anche economicamente) tutta la popolazione senza che ci sia modo di discuterne.
Vale per il Festival, per il nuovo Palazzetto e per tutte le decisioni importanti che vengono prese nel segreto delle stanze mentre i cittadini vengono informati solo a cose fatte.
A molti sembrerà normale ma normale non è.
E se non si capiscono queste cose non faremo un passo avanti e continueremo a meravigliarci degli atti vandalici ai giardini.
Gli amministratori non ci sentono e allora sta ai cittadini far sentire la loro voce.
Molti non parlano per paura di ritorsioni da parte di chi comanda e generalmente sono quelli che hanno un’attività in qualche modo connessa al comune.
Ma, per fortuna, la maggior parte non è in questa scomoda posizione e dovrebbe non aver nessun timore nel dire quello che pensa, invece…
E’ questo muro di silenzio che va abbattuto.
…c’è anche da chiedersi se queste Conferenze su Arte e Cultura non avessero proprio un fine strumentale ovvero quello di dar voce alla comunità per farla “percepire” al direttore artistico….Con buona pace di Marco Lorenzoni, di solito gli Stati Generali della Cultura sono sempre operazioni di vetrina o con ben altre motivazioni che per discutere del tema per cui dovrebbero essere convocate
Essendo la Fondazione un ente privato e avendo un finanziamento a maggioranza privato e come Presidente un professionista privato, non è certo tenuta a farci sapere come stanno le cose. Fosse il Comune, sarebbe certamente diverso ma…. Appurato questo, non ci rimangono che congetture in libertà. Anna Pozzali snocciola una serie davvero impressionante di iniziative portate avanti e in itinere. Questo potrebbe aver proiettato il budget verso “orizzonti” imprevedibili; motivo non di poco conto per dare un bel colpo di freno.
Questo motivo e la tipologia stessa del Festival – a carattere fortemente extra chiusino – potrebbe aver dato la netta impressione di aver tagliato fuori la Comunità che del Festival è comunque Committente. Non dimentichiamo che agli pseudo-stati generali della cultura, si riporta che Cigni fu poco presente e, quando lo fu, partecipò non con grande entusiasmo.
Il Sindaco può avergli detto: “Caro Cigni, tutto bello e importante ma la mia gente non capisce dove stiamo andando e io posso far debito se c’è un motivo che venga riconosciuto tale; così rischio di dovermi giustificare tutti i giorni arrampicandomi sugli specchi…scusa sai, ma alla fine il culo è il mio” (scusate il fine frase, che ho aggiunto per dare un po’ di colore locale).
Da qui la sterzata e l’approdo ad un Festival più tradizionale che dia, per il momento, continuità ad Orizzonti e che permetta di non perdere certi percorsi acquisiti di finanziamento pubblico.
……e non credo che Orizzonti abbia contribuito alla ‘ rinascita’ di Chiusi, anzi!
Eppure si continua con altri 70Mila Euro di soldi pubblici a disposizione di Orizzonti.
Soldi pubblici che verranno pagati da tutti noi cittadini che siamo sotto la giuridiszione del Comune di Chiusi con l’incremento in tasse comunale che già c’è stato…. controllare le cartelle!
Grazie Fiorani, è quello che cerco di far capire (evidentemente non so spiegarmi).
DOMANDARE al Sindaco del perchè di tutto questo non sarebbe inutile, dopotutto il Sindaco è il responsabile della cittadina di cui é appunto Sindaco e DEVE rendere conto delle sue azioni ai ‘suoi’ cittadini.
Personalmente fa male al cuore vedere una cittadina come Chiusi ridotta in queste condizioni. Si vede che ai cittadini che sono sotto il Comune di Chiusi, ma non abitano a Chiusi non gliene importa niente di come la LORO ‘capitale’ è stata ridotta da una successione di sciagurate giunte comunali che vengono puntualmente rielette.
Nel 2005, quando sono venuto ad abitare a Chiusi trovai una cittadina con circa 1000 abitanti e diverse attività commerciali. 15 anni dopo gli abitanti sono scesi a circa 400,
e la maggior parte delle attività hanno chiuso i battenti Le poche rimaste pensano di fare lo stesso, MA, cè un grosso MA, sembra che nessuno sia interessato a rilevare un’attività commerciale a Chiusi…..ci credo!
D’accordo nel definire le ultime decisioni sul Festival un atto scriteriato per il modo in cui si è proceduto e non tanto per i contenuti che per quanto mi riguarda ho negli uoltimi anni giudicato negativamente.
Cosa sia successo è difficile dire. Probabilmente il sindaco/presidente è rimasto vittima della sua stessa (e di Scaramelli) propaganda. È un bel festival e quindi verrà adeguatamente rifinanziato, non solo dal Comune, ma anche dal FUS e dalla regione, come pure dagli sponsor. Una sorta di autoipnosi. Quando si è svegliato ha capito che la situazione era disastrosa e si è fatto prendere dal panico. Disastro su disastro.
Non credo ci dirà niente anche se sarebbe un obblico non solo morale, ma anche istituzionale.