di Carlo Giulietti
Nei giorni scorsi ho seguito il dibattito acceso dall’articolo di Paolo Scattoni (I SILENZI PIÙ O MENO INTERESSATI DI POLITICI E GAZZETTIERI) , con numerosi interventi , anche di qualità e gli altri articoli che si sono succeduti sullo stesso argomento.
Prendendo spunto, provo a soffermarmi sul contenuto del progetto relativo alla zona di via Oslavia che il filo guida della discussione e del consiglio comunale da cui tutto ha avuto origine.
Premetto che sono grato a Paolo il quale, insieme a “Primapagina”, fa conoscere i retroscena della politica nostrana a persone come me, “distratte” da altre cose legate alla routine di tutti i giorni, che altrimenti avrebbero poco modo di essere informate.
Sorvolo sul merito della questione “ forma e trasparenza”, non perché la ritenga secondaria, tutt’altro, ma poco potrei aggiungere di contenuto salvo concordare sulla sua importanza.
Forse gli errori degli amministratori e dei consiglieri, che Paolo, Marco ed Enzo dall’alto della loro esperienza riscontrano prontamente, potrebbero essere dovuti ad ingenuità, insufficiente preparazione, una punta di arroganza politica o quant’altro . Vorrei escludere la malafede.
Tornando al motivo principale del mio intervento, pur conoscendo i contenuti solo per quanto letto su queste pagine, sono del parere che gli amministratori siano stati quasi costretti a programmare un intervento su quelle piante, bellissime, imponenti , ma allo stesso tempo un po’potenzialmente pericolose ed i cui pericoli son stati recentemente enfatizzati da stampa e televisione.
Un errore piantarle ovunque, come si fece in quel periodo , soprattutto in prossimità di strade e abitazioni, sarebbe stato meglio sistemarle, almeno, a maggiore distanza. Questo, però, parlando col famoso “senno di poi” perché all’epoca, sulle strade in questione, il “traffico” era molto, molto, più limitato e le abitazioni in alcuni casi neppure c’erano.
Uno dei motivi che portarono la moda della piantumazione di questa essenza derivava dal fatto che era epoca in cui la tubercolosi faceva ancora molta paura e si diceva, a torto o ragione, che il pino avesse proprietà terapeutiche importanti per la sua cura e prevenzione, rendeva l’aria “salubre”.
Uno dei primi luoghi, da noi, dove furono piantati, mi pare sia il famoso “Dispensario” nel quale, quelli della mia età ricorderanno, si facevano periodicamente anche le “lastre ” ai polmoni.
Tornando ad oggi, visto quante ne sono capitate, con danni e morti, chi non si preoccuperebbe dei rischi che queste piante, cresciute, producono? Bellissime, maestose, lo ripeto e che fanno stringere il cuore di dolore al solo pensiero di abbatterle, ma chi fa l’amministratore deve tener conto in primo luogo della sicurezza, ritengo. “Il medico pietoso fa l’uomo morto”, si dice.
Però ci sono gli agronomi o comunque gli esperti , che dovrebbero essere consultati prima della decisione valutando pianta per pianta, se necessario, e senza prendere decisioni avventate e dettate dall’allarmismo diffuso.
Una volta deciso con l’adeguata ponderazione ed eventualmente abbattute, perché non ripiantarne altre creando una piccola pineta, se ci fosse un terreno disponibile, in zona non a rischio?
Per la sostituzione, dove possibile, ad adeguata distanza dalla banchina stradale e da case, potrebbero essere utilizzati i nuovi cloni degli olmi, resistenti alla malattia che sta sterminando quelli solitamente diffusi nelle nostre campagne ed anche lungo le strade (ho trovato, ad esempio, “San Zanobi”, “Plinio”, “Arno”, “Fiorente” , “Morfeo” ) ovviamente, sempre sentito il parere degli esperti in materia.
Altro punto di discussione riguarda il traffico a senso unico in Via Oslavia, anche in questo caso parlo da non addetto ai lavori, quindi solo per puro parere personale, considerando che ho abitato in quella zona per oltre vent’anni e che percorro mediamente almeno due volte al giorno quella strada, il senso unico mi pare una forzatura perché per andare o venire ( a seconda di come sarà il senso unico) in direzione Chiusi, costringerebbe a passare per il centro della Stazione e, salvo non lo si voglia allo scopo di far vedere i negozi che ci sono, è una costrizione inutile e dannosa per il centro dello scalo, farebbe aumentare rischi, rumori e stress, ad abitanti e automobilisti. Immaginiamo anche le ambulanze le quali dovrebbero allungare percorso e tempi inutilmente.
A favore di chi poi? Di quei genitori che vogliono prendere il figlio con l’auto fin dentro la scuola? Così almeno mi pare di aver letto. Che si ripristini il “piedibus”!
Per la rotonda ormai siamo abituati a vederle nascere come funghi, quando pioveva, comunque in quell’incrocio potrebbe anche essere utile, purché non sia faraonica.
Il limite di velocità attuale (30 km/h), invece, lo ritengo troppo basso, perché 50 km/h se rispettato o fatto rispettare rigorosamente, sarebbe sufficiente, a meno che non si guidi ad occhi chiusi. Tra l’altro c’è un dosso di rallentamento vicino al Montelungo e, in prossimità della scuola, dove il pericolo è maggiore, dosso e semafori che limitano per forza l’andatura.
Oggi, per la chiusura di via Oslavia a causa della corsa ciclistica, ho sperimentato il percorso alternativo nei due sensi , primo pomeriggio e tardo pomeriggio, una cosa mi era sfuggita nello scrivere il post e cioè che per andare o venire dallo scalo bisogna attraversare anche i semafori in prossimità del cavalcavia, cosa non da poco perchè, pur non essendo giorno lavorativo, la fila in direzione Stazione arrivava all’altezza del commissariato e oltre. Pur non essendo l’ultimo della fila mi sono occorse due attese prima di passare il primo semaforo e in un’occasione anche una all’inizio della discesa.
Poi, naturalmente c’è chi non va mai di fretta, chi qualche volta e chi sempre.
Ovviamente chi deve prendere la decisione del senso unico avrà valutato anche questo impiccio dei semafori e trovato la soluzione, spero…
Nel mio precedente commento ho fatto una proposta: ricavare un parcheggio nel compesso della Fornace, il più vicino possibile alla scuola. L’accesso delle automobili sarebbe da via Oslavia. Un percorso pedonale (poche decine di metri) garantirebbe il collegamento del parcheggio alla scuola.
Il piedibus risolve solo in minima parte il problema. Avendo sezioni a tempo pieno solo allo Scalo ci sono tanti bambini che comunque venendo dal centro storico o dalle frazioni devono comunque arrivare a scuola accompagnati in macchina.
Il problema originario secondo me è pensare ancora che quel plesso scolastico sia adeguato come posizione, con tutti i soldi “sputtanati negli ultimi dieci anni: pensiline, ex stadi poi divenuti palatenda e via via elencando poteva essere stato costruito un plesso scolastico moderno con parcheggi adeguati, invece non c’è neppure uno straccio di pensilina o tettoia in caso di pioggia per aspettare i bambini quando escono.
A proposito di trasparenza, qualcuno dovrà prima o poi spiegare quale sia la logica del senso unico. Trovare un po’ di parcheggi nell’orario dell’uscita e dell’entrata della scuola? Bene si faccia un calcolo della distanza dal cancello della scuola ad una potenziale area più vicina della Fornace da destinare a parcheggio. Cento metri? Forse meno. Poi ripristiniamo pure il piedibus, ma la soluzione c’è comunque.