comunicato pervenuto da Bonella Martinozzi
Non si comprende ove si documenti la maggioranza quando affronta la discussione consiliare. Il progetto presentato e sui cui si fonda l’affermazione dell’importanza di un forno crematorio a Chiusi si basa su un’analisi statistica nazionale dal 2011 al 2014.
La SETIF è una Federazione che da diversi anni effettua una raccolta sistematica di dati sullo sviluppo della cremazione. Le ultime statistiche pubblicate sono del 2015, a breve verranno pubblicate quelle del 2016. La stima di 700 cremazioni annue della relazione al piano economico finanziario prende in considerazione dati Regionali degli anni 2009/2011. Come mai non sono stati valutati gli ultimi 5 anni?
Il bacino di utenza preso in considerazione è già servito dagli impianti di Arezzo Siena e Perugia. Non si comprende neppure come mai un’ amministrazione comunale attenta non debba considerare:
–professionisti del luogo che conoscono le caratteristiche del territorio
–università limitrofe in grado di analizzare dati statistici puntuali relativi alla zona considerata
–indirizzi nazionali che consigliano una localizzazione per “area vasta” volendo evitare una frammentazione strutturale che porterebbe alla presenza di edifici scarsamente gestibili da un punto di vista costi/ricavi e conseguentemente di efficienza.
A quanto sopra, quale M5S, precisando, ancora una volta, che non esiste contrarietà alla presenza di un impianto di cremazione nel territorio se la progettualità si presenta quale competente e precisa ed ottimizzata, vorremmo però che fossero valutate anche le soluzioni alternative:
la prima arriva dal Nord Europa quale la Crio cremazione
la seconda dall’Australia ed è la composizione dei corpi per idrolisi
I due trattamenti hanno diversi vantaggi:
– non inquinano l’aria
– sono più convenienti da un punto di vista del consumo dell’energia
– hanno un prezzo di “trattamento” più basso
……allora si che saremmo veramente “lungimiranti” e non solo per parole propagandistiche.
Come già indicato nei commenti ai diversi articoli apparsi sul blog, il 20 Settembre il consiglio comunale è stato chiamato a valutare la proposta presentata da: Civil Engineering Services S.r.l. & Ciroldi S.p.A
Per quanto riguarda l’impresa Civil proponente la progettazione, purtroppo il suo bilancio non è così brillante: il capitale sociale di € 12.000,00 è stato abbattuto dalla perdita del 2016. Nella nota integrativa è lo stesso Amministratore che dichiara all’unico altro socio: “Stiamo facendo tutto il possibile per incrementare il settore della progettazione e, contemporaneamente, stiamo cercando tutte le soluzioni possibili per mettere sul mercato l’immobile che abbiamo acquistato a suo tempo, anche se l’attuale mercato immobiliare non offre molte possibilità. Nel corso dell’anno vi faremo sapere.”
Non si comprende a chi devono far sapere dal momento che l’assemblea è composta dai soli due soci e non vi sono organi di controllo. Alle banche? A terzi creditori? A loro stessi?
Comunque ciò non ci interessa, importante sarebbe mantenere un atteggiamento responsabile e che quando una proposta viene portata in consiglio comunale non si può enfatizzare i proponenti solo sulla base del fatto che “ fin da Andria sono venuti a Chiusi” volendo far credere che , in ragione di ciò, i cittadini devono ritenersi dei privilegiati. Serietà vorrebbe che certi argomenti venissero ben esaminati e valutati dall’inizio senza dover stampare centinaia di pagine per rendersi successivamente conto di cosa sono.
Studiando la convenzione presentata dalla società Civil Engineering Services & Ciroldi S.P.A., negli articoli 12-13-14-15 costruiscono un castello di regole tutte a favore del Concessionario, il Comune viene vincolato a “patti leonini” che obbligano l’ente ad impegnarsi per 25 anni e a far fronte alle richieste.
Chi gestirà l’impianto potrà recedere dal contratto anche per cause di forza maggiore: guerra, sommossa o simili, reperti archeologici, atti di vandalismo, dissesto naturale, aumento anomalo dei costi di costruzione a carico del concessionario (cfr. art. 14). Da notare il caso di dissesto naturale a quale rischio espone il Comune dal momento che la zona del cimitero di Chiusi è classificata ad alto rischio frane.
In tutti questi casi il Comune sarà a obbligato a pagare un indennizzo pari a:
- Tutti gli investimenti effettuati e non ancora ammortizzati
- Tutti i costi sostenuti o da sostenere per effetto della risoluzione e delle penali eventualmente dovute a terzi
- Risarcimento per mancato guadagno pari al 10% del residuo periodo della convenzione venticinquennale.
Anche nel caso in cui la revoca intervenga prima che il Concessionario abbia avviato i lavori per realizzare l’opera, quest’ultimo avrà diritto all’ indennizzo di cui sopra.
Praticamente per chi vincerà il bando il rischio di impresa sarà pari a ZERO. Ed in ogni caso spetterà al Comune caricarsi il pesante fardello.
Ora il quadro mi pare sufficientemente delineato.
Bisognerà chiedere ufficialmente all’Amministrazione comunale un’assemblea pubblica in cui i cittadini possano discutere della questione.
Vediamo se anche questa volta avranno la faccia tosta di dire di no.
Dopo il contributo di Possiamo e questo di 5Stelle emergono con sempre maggiore dettaglio i termini di una decisione presentata con il solito metodo del “cogli l’attimo”.
Sul primo intervento ho già scritto. Di qeusto apprezzo soprattutto due punti che mi permetto di riprendere:
1) L’innovazione tecnologica. In una situazione in cui l’intervento non è urgente, conviene esplorare le alternative che stanno emergendo. In particolare l’impianto studiato in Australia e che ha visto per ora una sola realizzazione individua un impianto molto più piccolo e molto meno costoso. Si chiama Aquamation ed basato su un processo di idrolisi. Vale quindi la pena aspettare un po’.
2) I termini contrattuali e la solidità dell’impresa Civil Engineering. Il suo titolare ha avuto ad Andria qualche problema giudiziario che però sembra si sia concluso per “non aver commesso il fatto”. Ricordo inoltre che un voto di indirizzo positivo a Castiglione dei Pepoli, ha visto un’inversione a 180 gradi con la rinuncia al progetto.
Come già prospettato è forse arrivato il momento per un confronto tranquillo ma dove sia possibile mettere sul tavolo informazione e prospettive possibili.