PD: fra una settimana e poche ore

PDdi Paolo Scattoni

È passato quasi un anno dal referendum costituzionale. Dopo più di un anno di propaganda martellante per il SI, gli italiani hanno rigettato quella “riforma” con un margine che pochi avrebbero immaginato prima del voto. Quel voto non ha mai avuto un’adeguata riflessione da parte del PD. Il presidente del consiglio Matteo Renzi che aveva dichiarato che avrebbe abbandonato la sua carriera politica e avrebbe cercato un altro lavoro non ha poi rispettato la promessa. Ora mi chiedo cosa succederà fra una settimana e una trentina di ore, quando si sapranno i risultati delle elezioni regionali siciliane e quelle per il X Muncipio di Roma il cui consiglio è stato sciolto per infiltrazioni della criminalità organizzata.

A Chiusi si è seguito l’andamento nazionale. Dopo il risultato referendario un’assemblea di riflessione è stata convocato due volte e due volte annullata. Nel tempo si è dibattuto molto poco, in compenso si è votato per segretario nazionale e cariche locali senza porsi il problema del futuro del PD.

Fra pochi giorni, a risultati acquisiti, sarò pronto a riconoscere che le mie preoccupazioni di dissoluzioni progressiva del partito erano infondate. Gradirei che però chi ha sostenuto questa linea faccia la stessa cosa se i risultati elettorali fossero negativi come prevedo.

 

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8 risposte a PD: fra una settimana e poche ore

  1. pscattoni scrive:

    Il tema era quello di una possibile debacle del PD proprio perché non si è voluto il confronto all’indomani dei risultati del referendum. Il commento di Baessato riguardava l’atteggiamento della politica che guarda all’immediato. Rileggi e vedrai. Per me la polemica finisce qui.

  2. Carlo sacco scrive:

    Scusa Paolo,ma perché fuori tema?A me sembra che avevo cercato di spiegare il perché oggi nella politica di ragioni fino al punto di dire che servano dei manager.Se non si parte dalla concezione che si ritiene errata non si approda da nessuna parte.Fra l’altro anche Baessato mi sembra di aver capito e letto che anche lui non sia d’accordo con la natura di tale concezione applicata alla politica.Fuori tema e non solo credo che siano coloro che tale concezione applichino e tengano presente ed anche coloro che la giustificano.Loro sono fuori tema.

  3. pscattoni scrive:

    Questo è un classico caso di un dibattito portato avanti fuori contesto. Riassumo: il mio post volva comunicare PRIMA quello che probabilmente avverrà a risultati elettorali acquisiti. Mettevo in relazione i probabili risultati negativi per il PD con il rifiuto di un serio dibattito sui risultati del referendum. A livello nazionale come a Chiusi.
    Alberto (Baessato) ha commentato sostenendo che io faccio riferimento a una razionalità politica che non è quella corrente tutta volta a capitalizzare nell’immeidato. Interviene Romano (Romanini) per criticare l’uso della parola manager, per altro senza motivare. Rispondo sia io che Alberto, per spiegare che il termine manager non è utilizzato con significato intrensicamente positivo, ma più semplicemente come “gestore” (che è una delle possibili traduzioni). Su questa precisazione si innesta un commento di Carlo (Sacco) che si caratterizza,almeno per me, completamento fuori tema.
    Non mi resta che ribadire il mio messaggio originale: aver mancato una riflessione sui risultati inaspettati del referendum ha determinato la situazione critica attuale. Ma mi potrei sbagliare visto che il candidato Micari ha dichiarato che lui otterrà come minimo il 33%. Non ci resta che aspettare pochi giorni.

  4. carlo sacco scrive:

    Caro Sig.Baessato,io credo che lei debba considerare che questo sistema considera”manager”coloro che si comportano come Lei dice(e condivido).Per loro le programmazioni a lungo termine non esistono.Il sistema per essere operativo e riprodursi deve introitare ricchezza indipendentemente da dove venga e da cosa sia formata.E’ la natura del sistema dei soldi.Non c’ è nulla di programmato,anzi…Il vero problema è di come reagisca la gente di fronte a questo.Prima reagiva,scendeva in piazza,protestava e si organizzava;oggi il 90% è assuefatta e chi tiene in mano la situazione questo lo sà benissimo.E’ su questo,sul ”far presto”che come lei lascia intendere sia divenuta un etica politica,un modo di essere in nome del quale si compiono le peggiori scelleratezze sociali.Ed allora,a chi guida la locomotiva ci sarebbe da chiedere in nome dell’interesse di chi lo fàccia? O gli interessi non sono più contemplati e non esistono più come vorrebbero farci credere? E’ qui,senza tentennamenti lo spartiacque della condivisione individuale di ognuno di noi al sistema in cui viviamo.Capire che i cambiamenti possano rivestire il carattere della gradualità è una idea che mi trova d’accordo,ma ancora più d’accordo è l’idea che il sistema faccia formare in testa alle persone l’idea errata che non si rimangi quello che è costretto a concedere.Ed è una battaglia continua,fino a quando non venga superato il limite alla decenza.Ma credo che ne siamo vicini.

  5. Alberto scrive:

    La parola Manager è intesa nella sua accezione peggiore. Come coloro che mirano al semplice far quadrare i conti, distribuire “dividendi” per raccogliere compensi. Senza un minimo di programmazione a lungo termine.

  6. pscattoni scrive:

    Credo che Alberto (Baessato) volesse intendere “gestori” attenti soltanto agli effetti immediati in termini di consenso. Ma sarà lui se vuole a precisare meglio.

  7. Romano Romanini scrive:

    MANAGER?????
    ma mi faccia il piacere !!!

  8. Alberto Baessato scrive:

    Paolo TU pretendi una correttezza intellettuale che la politica di oggi non prevede. Le promesse fatte per accapparrare consenso hanno vita corta. Il risultato del 4 dicembre è stato un chiaro segnale inviato alla maggioranza e al governo in carica. Le riforme centraliste non piacciono. Mettere in discussione, di cosneguenza, la leadership non era un’opzione, perchè avrebbe voluto mettere in discussione tutto l’intero sitema Renziano. Il problema della politica odierna è la poca programmazione a lungo termine. Questo ovviamente è colpa della politca passata, immobile e mummificata. Come rigetto a quella passata ora abbiamo una politica del “Fare”. Fare subito e fare presto. Le discussioni non sono preventivate. Chi le chiede è tacciato di pedanteria e le critiche sono sovente viste come semplici pruriti invidiosi e come tali vanno ignorati. Più che amministratori abbiamo manager che valutano i risultati in base agli indici di consenso e ai bilanci annuali.

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