Bettollini: quando la retorica non ha limiti

i love chiusidi Paolo Scattoni

Sabato scorso ho trovato l’ultimo numero di Chiusinforma. Ho anche pensato a uno scherzo e così questa mattina ho telefonta all’Ufficio Per le Relazioni con il Pubblico. Confermato, non è una burla.

I miei primi dubbi erano basati su alcune novità. Si tratta di un malloppone di ben 96 pagine in formato A4. Numeoro di pagine a parte solita carta patinata, abbondanti fotografie. Le apparizioni del sindaco nelle foto in grande aumento, questa volta più di 70. Anche la retorica è aumentata a dismisura.  Si parte subito bene

“(La parola) che meglio descrive l’anno è (…) impegno. (…) Al fine di raggiungere questo obiettivo insieme alla parola impegno è necessario affiancare le parole: passione- dedizione- lavoro -sacrificio- ambizione- opportunità e amore”.

Con le dovute sottolineature in rosso, naturalmente. Noi che non utilizziamo il colore le evidenziamo in grassetto. Poi si passa al dettaglio che ci dovrebbe ancor più esaltare: la descrizione delle tante realizzazioni che tanto bene fanno alle nostre famiglie:

(…) abbiamo guardato al futiro con opere pensateper la crescita e per i nostri figli come i lavori allo Stadio Frullini (ex campo marrone)  o al nuovo Palazzetto dello Sport alla Pania  che sarà un vanto per la nostra cittàe un’invidia per un territorio che si estende su tre regioni (Toscana, Umbria e Lazio)“.

Se vi procurate una copia potete godere di tutti questi trionfi. Oltre alla mancanza di stile occorre notare come una parte consistente di queste meraviglie sono state sottoposte a critica o comunque a discussione non solo delle opposizione, ma anche di una parte consistente della pubblica opinione. Nessun cenno. Io, però, vorre far notare come troppo spesso questa mancanza può portare a qualche delusione. Lo dico con rammarico, ma quello che succede oggi a livello nazionale ne è una prova.

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3 risposte a Bettollini: quando la retorica non ha limiti

  1. roberto donatelli scrive:

    se volete una copia ce ne erano 3 nel cestino in Via Porsenna.

  2. luciano fiorani scrive:

    Anch’io, sfogliando ‘sta roba, ho pensato a una parolina: decenza.
    Una parola di cui ormai s’è perso il significato in questo povero paese.

  3. carlo sacco scrive:

    Una volta l’autocritica era quella metodologia che insieme ad altre,oltre alla tendenza al confronto ed alla negazione dell’autocelebrazione,erano dei mezzi usati dalla politica per diventare credibili, e di tali materie si nutriva la gente, le folle politiche, e l’opinione pubblica riceveva imput di informazione. Oggi,quando tu richiami il paragone e l’accostamento a quanto ieri succedeva, ci accorgiamo che diventa tutta una pubblicità quasi un panegirico da parte della politica che tende ad autocelebrarsi, ma il più grosso limite di questo è che tutto avvenga in mezzo alla gente che non muove foglia.E’ da questo traguardo che il sistema ha raggiunto e fatto assumere agli amministrati come fosse una dose di valium ,che prende forma la dissoluzione generale, dove il piroscafo affonda mentre l’orchestra suona.Ed allora quando parlo della gente-specialmente quella di Chiusi- che è inerte ad ogni sollecitazione,spesso credo di dire la verità.E tale gente tali politici, il parallelo è presto fatto.Credo che non si tratti nemmeno di un fatto partitico ma che si tratti proprio di una cultura secolare della gente per la quale la si potrebbe appendere alla finestra senza vestiti in pieno gennaio e tanto non si scuoterebbe lo stesso.

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