di Paolo Scattoni
La questione è sorta con l’annuncio di un finanziamento CIPE di 500.000 euro per il recuopero degli antichi lavatoi a Chiusi Città. Quelle risorse provengono da finanziamenti non utilizzati e concesse grazie alla disponibilità di un progetto immediatamente cantierabile.
Alcuni nel dibattito che ne è seguito anche su Primapagina definiscono questa decisione una marchetta elettorale. C’è poco da discutere lo è senza dubbio. Il dibattito allora si è spostato sulla valutazione politica. É giusto o meno che i finanziamenti vengano concessi in questo modo? Magari in fila c’erano altri con qualità di progetti migliori, ma non appoggiati politicamente.
Qui le opinioni divergono. Se tutti fanno così perché si dovrebbe rifiutare il dono? Sulla questione però si innesta un giudizio dell’ex consigliere comunale Martinozzi. Quel restauro doveva essere ricompreso in un progetto generale che riguarda il complesso dei vecchi macelli per il quale privati hanno presentato un piano di recupero che però sino ad ora non ha avuto seguito. Più che giusto, il tema dovrebbe essere ripreso e inquadrato nel rispetto di una convenzione urbanistica che non pare preoccupare troppo i nostri amministratori
Se posso aggiungere un’opinione personale credo che questa esibizione di “influenza politica” potrebbe alla lunga diventare controproducente soprattutto quando espressa da forze politiche la cui storia non è questa.
Legato alla mia breve esperienza di segretario comunale a Chiusi – nel 1995, pochi mesi condivisi col comune di Abbadia S. Salvatore, di cui ero titolare – il mio contributo alla questione è frutto di un ricordo lontano e per questo puntuale su alcuni punti e vago su altri, tanto più che la ricostruzione della verità storica impone comunque la preventiva consultazione della documentazione esistente nell’archivio comunale.
Mi sento comunque di affermare, sin da ora con sufficiente certezza, che al tempo esisteva, od era in itinere la sua adozione, un piano di recupero a fini di edilizia abitativa interessante il complesso degli ex Macelli a cui era allegato uno schema di convenzione che prevedeva a carico del soggetto privato attuatore anche l’obbligo di restauro degli ex lavatoi, il cui edificio ricadeva nell’area di piano pur restando di proprietà pubblica,
Ripeto, era il 1995, non il 2005 come ho letto altrove, e l’Amministrazione era quella Ciarini, di cui per inciso Giorgio Cioncoloni faceva parte.
Grazie Giorgio (Cioncoloni). Le domande sono legittime e possiamo organizzare un gruppo di lavoro partendo dalla raccolta e pubblicazione della documentazione. C’è poi una seconda possibilità, non necssariamente in alternativa alla prima: la convocazione della commissione consiliare di controllo e garanzia. In quel contesto la raccolta di informazione sarebbe quasi immediata (anhe perché, se ricordo bee, il sindaco fece una buona ricostruzione in consiglio). La commissione di garanzia dovrebbe poi affrontare le domande che poni.
Siamo di fronte a un caso che dovrebbe essere approfondito dal punto di vista legale perché il bando di gara prevedeva, tra gli obblighi dell’aggiudicatario:
– presentazione di un piano di recupero entro sei mesi, pena una somma pari al 5% dell’importo contrattuale;
– inizio dei lavori entro sei mesi dall’ottenimento del permesso a costruire, pena una somma pari al 5% dell’importo contrattuale;
– ultimazione dell’intervento entro tre anni dalla data di stipula del contratto di acquisto, pena una somma pari al 5% dell’importo contrattuale.
Specificava anche che le penali sarebbero state cumulabili tra di loro e avrebbero operato automaticamente, al semplice verificarsi del ritardo, senza necessità di costituzione in mora.
L’importo contrattuale a base d’asta era di 305.000 euro. Bisognerebbe vedere a quanto poi è stato effettivamente aggiudicato e capire se la ritardata richiesta di pagamento delle penali costituisca o meno un danno patrimoniale.
Sempre tra gli obblighi dell’aggiudicatario viene ulteriormente ribadito che, in ogni caso, l’intervento deve essere terminato entro il termine massimo di tre anni decorrenti dall’ottenimento del permesso a costruire, senza però specificare che cosa sarebbe successo in caso di inadempienza.
Si tratta quindi di capire anche, dal punto di vista legale, quali potrebbero essere le conseguenze dell’inadempienza, valutando le eventuali cause oggettive del ritardo.
x Luca Scaramelli. Un piano attuativo ha una validità temporale limitata.
La questione del recupero dei vecchi macelli è stata portata in consiglio comunale due volte negli ultimi mesi, sia da parte del gruppo 5 stelle sia da Possiamo, con relativa pubblicazione di tutta la documentazione, in particolare nella seconda occasione abbiamo ribadito l’importanza di procedere nell’esecuzione del progetto, ma al di là del pagamento delle penali da parte della proprietà non credo che da un punto di vista legale ci siano elementi per “obbligare” all’esecuzione dei lavori.
Figuriamoci se non sono d’accordo con Giorgio (Cioncoloni) sulla necessità di fare riferimento alla memoria scritta. Quella orale è molto più labile. Allora per non continuare, come scrive Giorgio, un dibattito sterile propongo di pubblicare da subito il bando di allora. Se lo chiedo con le solite procedure ci vogliono i soliti trenta giorni o poco meno, se me lo manda Giorgio il problema è risolto.
La pubblicazione del vecchio bando avrebbe però un valore che va oltre questo scambio di battutute fra Giorgio e Niccolò (Martinozzi). Aiuterebbe a riprendere il tema più generale che sta cuore a molti (sicuramente a me) del recupero del complesso dei vecchi macelli.
Non la voglio fare tanto lunga perché ritengo inutile e sterile la discussione.
Ripeto però, per onore personale e per chiarezza di informazioni, che non mi riferisco a voci circolate, né a un sentito dire, neppure a qualche “mi sembrerebbe che”, né a un verbale in cui il segretario può avere scritto o non scritto.
Mi riferisco precisamente al documento UFFICIALE del 21 novembre 2006 che regolamentava l’asta pubblica per l’alienazione dell’immobile denominato Vecchi Macelli e che stabiliva il prezzo a base dell’offerta, la composizione dei fabbricati, gli obblighi, i vincoli e i tempi di edificazione e tutto l’iter burocratico per la presentazione delle offerte e dove NON RISULTA DA NESSUNA PARTE LA LEGGENDA METROPOLITANA CHE CHI COMPRAVA DOVEVA METTERE A POSTO I LAVATOI.
Quindi prima di dire che non è come dico io bisognerebbe portare i documenti e non le chiacchiere.
Non è inutile pubblicae il bando di allora perchéil confronto riguarderebbe l’intera area dei vecchi macelli.
Giorgio,ero presente,come consigliere comunale,quando tale argomento fu affrontato! Mi sembra molto strano che non risulti dai verbali del Signor Segretario comunale ! Comunque resta il fatto che,marchetta o non marchetta,i lavatoi verranno restaurati ! Il “confronto” paventato da Paolo mi sembra alquanto inutile !
Chiedo a Giorgio (Cioncoloni) se mi può fornire la documentazione che sarà messa a disposizione per sviluppare un confronto sul tema. Può essere utile non soltanto per la questione lavatoi, ma per sviluppare un dibattito su tutto il tema del recupero dei vecchi macelli che non sembra fare un passo avanti ormai da anni.
Non so dove o da chi Niccolò Martinozzi abbia ricavato le sue affermazioni.
Io sono in possesso, perché richiesto a suo tempo, in qualità di consigliere comunale, del bando di vendita e della convenzione stipulata con gli acquirenti.
In nessuna parte di essi si parla del restauro dei lavatoi.
X Carlo (Sacco)…il bello è che li prendono pure!
Purtroppo non è come dice Giorgio.Chi comprò i vecchi macelli doveva mettere a posto i lavatoi ! Poi fu pagata una marchetta e, l’obbligo di mettere a posto sembrava fosse stato sostituito da una polizza fidejussoria dove la compagnia garantiva i proprietari,verso il comune, per restaurare in un tempo di 10 anni. Poi ci furono le nuove elezioni e tutto fu ” sotterro “! Che poi il contributo sia ben gradito questo è un’altro discorso !Magari ci fossero altre risorse per continuare gli scavi della villa romana dietro al museo,o per sistemare tutti i marciapiedi di Chiusi Città o per sostituire la pavimentazione di via Porsenna che fu una ” Boiata pazzesca”con l’acqua che invece che scorrere nel mezzo lo fa ai lati per insaccherare i passanti,farli inciampare,e ammolorare tutte le facciate delle case !!
Magari ci fosse stata una “Boschi” per salvare la banca locale !
Ringrazio Giorgio (Cioncoloni) per la precisazione. Quindi il Comune ha avuto un finanziamento su un’opera che doveva fare. Per questo il progetto era pronto. Il dibattito quindi può ripartire senza l’elemento aggiuntivo erroneo.
Ancora una volta risulta di importanza decisiva il tema della trasparenza. La questione del piano di recupero dei vecchi macelli è stata da poco risollevata in Consiglio dall’opposizione. Siamo in attesa di attuazione da alcuni anni. Tutti, compreso Giorgio, sono invitati a fornire elementi di conoscenza utili al confronto.
Un commento solo per onore di verità e per non dibattere a priori su notizie errate.
Come consigliere comunale della passata legislatura ho avuto modo di esaminare a fondo il piano di recupero dei vecchi macelli, e le relative convenzioni, per poter presentare alcune interrogazioni.
Il piano riguarda solo la ristrutturazione degli edifici dei vecchi macelli, che sono stati acquistati da privati, e non c’è nessun riferimento al restauro degli antichi lavatoi che quindi non era ricompreso in nessun progetto generale.
Se posso dire la mia sulla questione procedendo con attenzione alla valutazione di dove scaturisca la mancanza di etica politica sull’enunciazione che ”tanto i soldi vanno presi quando ci sono”-che la dice lunga su quale possa essere la mentalità che faccia ragionare in siffatto modo- direi anche che ”quell’influenza politica” per molti che la emettono in maniera noncurante delle conseguenze politiche che possa avere,credo che purtroppo il contrario di questo, -e cioè di poter prevedere dove possa portare l’influenza politica-sia un lusso che pochi oggi si possano permettere e pensare.Eppure se ci si pensa bene non dovrebbe essere tanto difficile la questione ad essere compresa, perchè tutto questo è il minimo indispensabile per affrontare qualsiasi ragionamento politico.Ma è mai possibile che anche gente giovane e laureata(parlo delle componenti il Consiglio Comunale)non possa capire che a lungo andare questo modo di impostare le questioni e di concepirle possa risultare deleterio per Chiusi ? Una volta si diceva”cani sciolti” senza il supporto dietro di un partito con una omogeneità di comportamenti e con una politica osservante certe etiche.Esiste solo il bancomat della politica;chi lascia il portafogli sul tavolo non ce lo ritrova e tutto questo appare anche giusto.Questo è il guaio.Ma evidentemente è proprio questo il ” nuovo che avanza…”.
Premio alla disinvoltura di certo, perchè il bello è che chiedono anche i voti.