di Roberto Sanchini
L’ex cinema Eden era gremito di persone: in platea i giovani studenti e neolaureati dell’Università di Roma 3 che avevano partecipato alle due stagioni di scavo nella catacomba di S. Mustiola e che alla fine sono stati anche premiati con una pergamena e col volume “Goti e Longobardi a Chiusi” edito nel 2009 dalla Banca Valdichiana; a loro si sono poi aggiunti i ragazzi del Professionale reduci dalla visita guidata alla catacomba di S. Caterina.
I posti della gradinata erano invece occupati dal pubblico locale, soprattutto pensionati visto l’orario lavorativo. Presenti anche le guide turistiche operanti in zona.
A prescindere dalla finalità propagandistica della manifestazione, grazie anche ad un’esposizione scorrevole e brillante e un linguaggio accessibile a tutti, i relatori di parte scientifica hanno suscitato attenzione e interesse, sia con una panoramica generale sulle catacombe italiane e loro caratteristiche, sia con l’illustrazione dei risultati degli ultimi scavi e studi a Chiusi, che hanno evidenziato importanti particolarità dei due monumenti chiusini. La catacomba di S. Mustiola ha rivelato un’inattesa ripresa della sua frequentazione, dopo una fase di abbandono, a partire dalla metà del V fino al XII secolo (o XI? la memoria dell’ascoltatore qui potrebbe fallare); la presenza di strati sovrapposti di sepolture hanno poi aumentato in modo esponenziale la stima del numero degli inumati che vi furono deposti nonché assicurato la conservazione dei corredi delle sepolture dei livelli inferiori. In un caso lo strato di fango che aveva sigillato la deposizione sembra aver preservato dalla decomposizione anche il sudario di lino che avvolgeva la salma. Infine le iscrizioni recuperate in questa catacomba hanno permesso di ricostruire integralmente i livelli della gerarchia della chiesa locale, dal diacono al presbitero, dall’esorcista al vescovo.
La catacomba di S. Caterina ha un’altra particolarità, al momento unica nel panorama dei cimiteri delle prime comunità cristiane, cioè quella di ospitare indifferentemente defunti cristiani e pagani. Appare evidente quanto i due monumenti attendano ora guide che facciano parlare le testimonianze che contengono, evidenziando l’originalità dei valori culturali, sociali e spirituali della comunità che utilizzò queste catacombe. Se così sarà, l’incentivo alla loro visita (od al pellegrinaggio) finirà per ancorarsi ad una realtà concreta, suscettibile di rinnovarsi e approfondirsi col progredire delle ricerche – che continueranno – più che a suggestioni di genere, molto meno consistenti.