di Paolo Scattoni
Ho deciso che non interverrò più su Primapagina. Continuerò a leggerla di tanto in tanto, ma non pateciperò al dibattito su quel sito. Con Marco Lorenzoni ho partecipato come ho potuto alla fondazione e alla vita de l’Agorà negli anni ’80. Credo che quello che è seguito poi sia stato utile fino a poco tempo fa. Oggi mi pare che Primapagina sia diventato uno strumento a supporto della politica di Bettollini. Se fosse semplicemente una cassa di risonanza sarebbe tutto sommato sopportabile. Marco invece è ormai orientato a un cerchiobottismo evidente, ma che a mio avviso risponde all’esigenza di creare un interfaccia fra Bettollini e gli elementi di dissenso.
Questo atteggiamento non è più accettabile nel momento in cui un grande intervento come quello di ACEA di cui si sa pochissimo potrebbe diventare un impianto pericoloso per la nostra salute.
Quello che è stato detto nella iniziativa del 19 è che c’è bisogno di approfondimenti tecnici. Evidentemente la CGIL, Confindustria, Confocommercio e i soci dell’AUSER la pensano diversamente. In questi giorni ci sono stati cittadini che hanno cercato di capirci qualcosa e hanno raccolto documentazione ancora insufficiente. Sono state fatte molte domande da parte di chi ha partecipato all’iniziativa del 19 all’EDEN. Non ci sono state risposte da parte di tutti quelli che hanno firmato di CGIL locale e soci. L’unico a balbettare indicazioni tecniche è stato Marco Lorenzoni con motivazioni che a me sono suonate patetiche.
Sulla Repubblica di oggi c’è un trafiletto che riguarda le ‘dimissioni’ di un un componente della camera dei Lords del Regno Unito e sottosegretario per lo Sviluppo Internazionale nel presente governo. Le cause delle dimissioni? E’ arrivato con un paio di minuti di ritardo ad un dibattito in cui doveva prendere la parola. Le dimissioni sono state respinte.
La Repubblica ha intitolato il trafiletto ” Eccesso di zelo “.
Il nostro Parlamento ha più di 100 parlamentari sotto inchiesta o sotto accusa.
Credo che ogni commento sia superfluo.
Risposta a Fabrizio Camastra.
Noi che l’urbanistica l’abbiamo studiata (io da quasi mezzo secolo) lo sappiamo bene. Nel 1969 si scoprì che 18 milioni di stanze erano state costruite con lottizzazioni in teoria dalla legge urbanistica del 1942 non consentiva in assenza di Piano Particolareggiato. Come è potuto accadere? Proprio attraverso quella che io chiamo “rendita interpretativa” (ne rivendico il copyright). Chiusi è un bel caso di studio. Alla fine degli anni ’70 furono addirittura autorizzati 3 palazzi in zona vincolata grazie a false autorizzazioni paesaggistiche regionali. La magistratura non fu in grado allora di individuare il responsabile e con grande sensibilità il Ministero degli Interni insediò in uno deri tre edifici il neocostituito commissariato di polizia, poi trasferito nell’attuale sede alcuni anni dopo. Figuriamoci se oggi ci potrebbero essere problemi per ACEA. Io però a differenza dei miei figli che sostengono che un approfondimento sarebbe tempo perso, credo che invece ne valga la pena. Per me poi da ricercatore piace lavorare su stress test di questo genere. Per evitare scoraggiamento e depres bisogna vederli come un gioco.
Poi in questa vicenda non c’è soltanto l’aspetto urbanistico. Si dovrà verificare la assoggettabilità a Valutazione Ambientale Strategica e poi farla. Si dovrà capire se e come ci sarà una Valutazione di Impatto Ambientale, le modalità della bonifica dei suoli e via discorrendo. E la partecippazione questa sconosciuta?
Gentilissimo Sig. Scattoni, lei insiste col dire che c’è bisogno di documentarsi, di leggere e approfondire le intenzioni che ha Acea a Chiusi. A me impressiona il fatto che il soggetto di cui si parla sia un interlocutore troppo grande, per una realtà come il suo piccolo comune (per quanto città che sia). Che l’investimento complessivo, tra acquisto dei terreni e impianti, si aggira attorno ai 30 milioni di euro per 14 posti di lavoro (quattordici c’è scritto nel verbale di aggiudicazione della gara e non venti come più volte riportato da qualcuno), uno sproposito evidente. Temo che, per quel poco di esperienza da amministratore che ho avuto (sempre all’opposizione) e per quel poco che ho potuto studiare di diritto all’università, lo strumento urbanistico (argomento per me di tesi per la laurea magistrale) poco o nulla può servire per controllare e indirizzare quanto da ora in avanti accadrà alle Biffe. Spero con tutto il cuore di sbagliarmi, mi creda. Spero che i miei dubbi e miei sospetti siano esagerati. Riguardo ai giornali le posso garantire che l’informazione grazie a Dio è ancora libera, solo che talvolta certi canali vengono occupati. Ma basta cercare. Lo spazio di questo blog, ad esempio, è utilissimo per informarsi.