di Paolo Scattoni
“O Roma o Orte” era la metafora della marcia su Roma nell’omonimo film di Dino Risi. Oggi invece è la metafora di Trenitalia che attesta i treni per Roma nella stazione di Orte causa maltempo
Per domani sarà la metafora del trasporto sulla direttissima dei regionali e intercity per Roma. In questo blog ormai da anni viene ripresentata la domanda:“qual’è il futuro di questa linea se cambierà il sistema di segnalamento in direttissima. L’attuale materiale rotabile sarebbe incompatibile? Questo significa che tutti i regionali passeranno per la linea lenta? In questo caso i tempi di collegamento per Roma passerebbero da 1ora e 45 minuti a due ore e mezza?” Se è una fissa di chi scrive e pochi altri basterebbe una riga di Trenitalia, in assenza di questa riga basterebbe un’interrogazione in Parlamento o in Consiglio Regionale. In assenza della famosa riga la retorica di oggi della fermata di uno o due treni dell’alta velocità sarebbe un contentino per quelli che insistono a credere alle favole.
Ivan Cicconi venne a Chiusi nel marzo 2012 ( https://www.chiusiblog.it/?p=14664 ), quindi sei anni fa. Nel 1997 aveva scritto un libro intitolato “La storia del futuro di Tangentopoli”. In quel libro sosteneva che la grade corruzione e il grande spreco sarebbero passati dalla TAV e dai grandi appalti delle ferrovie. Oggi per la stazione sottorranea di Firenze si sono già spesi 700 milioni e alcuno prevedono i 2 miliardi e mezzo a fine opera, un’opera che non serve praticamente a niente.
Oggi si dice che comunque vada Chiusi “l’alta velocità se la dovrebbe prendere”. E chi dice di no. Il problema però rimane che cosa succederà a Chiusi quando entreranno in funzione le nuove tecnologie di segnalamento. Il ritorno alla lenta per intercity e regionali veloci. Lo diceva Cicconi nel 1012, lo si diceva in questo blog anche da prima.
È un argomento che non si è mai voluto sollevare. Oggi già si fanno ipotesi sul passaggio definitivo. Forse oltre alle iniziative di propaganda elettorale ci sarebbe da fare urgentemente qualcosa.
https://youtu.be/SzGPSmeZB94
una riflessione di Ivan Cecconi fatta a Chiusi qualche anno fa sul trasporto ferroviario come specchio dell’Italia degli ultimi decenni ancora attualissima rispetto alla situazione della nostra stazione.
Due o quattro o frecce, per Chiusi, è certamente un piccolo miglioramento ma il nodo vero resta la direttissima, come ribadì il compianto Ivan Cicconi: se verrete espropriati della direttissima queste zone, da un punto di vista ferroviario saranno morte.
Da anni si discute di riservare la direttissima ai treni veloci, ma su questo una parola chiara non arriva.
Per capire questo elementare discorso basta prendere l’interregionale delle 8,30 per Roma; impiega quasi tre ore per andare a Roma Tiburtina! Quel treno lo prendevano centinaia di persone di queste parti, lo sostituiamo con una freccia?
Un treno non è un aereo. Di un treno è si importante il tempo che impiega per portarci in un luogo ma è più importante l’orario di arrivo.
Se per lavoro, studio o per qualsiasi affare devo andare a Roma o Firenze che me ne faccio di un treno veloce che mi ci porta alle 6 di mattina o alle 14?
Malgrado la montagna di soldi spesi, sperperati e rubati, l’alta velocità muove meno del 10% di viaggiatori che usano il treno.
Una volta, qualche decina di anni fa, potevi andare da Chiusi a Roma e Firenze in un’ora, potevi raggiungere senza cambiare treno le più importanti città italiane ed europee…
E oggi ci vengono a dire che, dopo aver affossato un altro mucchio di soldi (contate i cartelli, misurate le ringhiere, provate gli ascensori…) con qualche freccia si recupera la centralità della stazione di Chiusi?
Queste non sono cazzate elettorali, sono cazzate e basta.
Si continua a non vedere il nodo della questione. Se cambia il sistema di segnalamento che è incompatibile con i treni intercity è pendolari esistenti per andare a Roma (fatta eccezione per il frecciarossa che graziosamente ci concederanno) si impegheranno due oe e mezzo a giù di lì.
In pratica dopo il fischio del vecchio capostazione Mannucci , al posto di quello che diceva lui ”per Siena s’accende” !!! -riferito al cero – si dirà ”per Siena si sala”…. ”E’ il progresso bellezza” diceva qualcuno….ma ancor oggi qualcuno di ben nota perspicacia rivolgendosi al proprio vicino di sedile gli potrebbe dire quasi minacciandolo,come successe davvero, parando con la mano la luce della fiamma del proprio cero :”Eh no, accendi il tuo perchè te col mio te un ci vedi….” E voi pensate che l’italia sia cambiata?
Oltre ai treni ormai a non viaggiare più è l’intelligenza delle tante persone che accettano beatamente felici la perdita di servizi e diritti (il lavoro è un diritto). 8 milioni per alzare i marciapiedi, recintare l’accesso alla stazione e rifare il sottopassaggio (unico intervento indispensabile per evitare di annegare in caso di pioggia). 8 milioni di soldi pubblici (RFI come Trenitalia sono due società del Gruppo Ferrovie dello Stato controllato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze) per la promessa di una coppia di Frecce. 10 anni fa andavamo a Roma e Firenze in un’ora con gli Intercity che viaggiavano sulla Direttissima, CHE NON E’ ALTA VELOCITA’. Oggi dopo che RFI ha speso 180.000 miliardi di vecchie lire per costruire nemmeno 1.000 km di linea ad alta velocità che serve ad una sparuta minoranza di utenti (circa il 10% dei passeggeri che annualmente usano i treni) ci dobbiamo prendere anche questa presa in giro della Stazione rinnovata senza la quale “saremmo stati tagliati fuori”. Poi per due fiocchi di neve, largamente preannunciati, il sistema va in tilt. Danno e beffa insieme. E a proposito di beffe mi torna in mente il vecchio Plinio Mannucci che diceva ai viaggiatori di portarsi le candele per quando il treno entrava in galleria. Oggi per il viaggiatore è d’obbligo il sacchetto di sale da buttare sugli scambi congelati. Lui scherzava, io no.