Per capire la differenza fra il dire e il fare di questi giorni, vale la pena leggere questo comunicato del 2 marzo 2018 (P.S.)
È passata la bufera. Alla mattina del quinto giorno è stato estratto dalla caverna di ghiaccio anche il treno 581 che porta a Roma tanti pendolari delle stazioni di Orvieto, Chiusi e Terontola e che era stato soppresso per tre giorni consecutivi. I vari “piani neve” attuati dalle Divisioni del trasporto regionale di Trenitalia somigliano infatti più a una resa che a piani di gestione.
Non ci vogliamo qui addentrare nei problemi tecnici e nelle carenze di gestione che hanno determinato una settimana di caos incontrollato nel sistema ferroviario a causa delle “avverse condizioni meteo”, condizioni certamente anomale per questa stagione alla latitudine di Roma, ma – ci sentiamo di dire – non certo straordinarie e tantomeno impreviste.
Vogliamo però denunciare la totale disfatta dei gestori del servizio ferroviario sul fronte della comunicazione e dell’assistenza ai clienti.
Al caos totale di lunedì, in cui sui tabelloni di Roma Termini, dal personale ferroviario presente in stazione, sui canali istituzionali dei gestori del servizio era impossibile reperire informazioni attendibili è seguita una settimana di passione.
Ogni sera ad attendere, come un bollettino di guerra, la pubblicazione, fra le 19.00 e le 20.00, del programma delle cancellazioni, per capire se sarebbe stato possibile andare a lavoro il giorno seguente. Passaparola forsennati e deliranti fra pendolari stanchi ed esasperati. Slalom fra pagine web non raggiungibili e informazioni, talvolta discordanti e contraddittorie, riportate sui siti di Trenitalia e RFI. Personale delle biglietterie all’oscuro di ogni informazione utile, lasciato a fronteggiare viaggiatori disorientati senza essere stato in nessun modo messo nelle condizioni di essere d’aiuto. Questo il quadro desolante dell’assistenza ai clienti.
In attesa della prossima bufera, continuiamo a ribadire la necessità di ripristinare, tavoli di confronto fra ministero, amministrazioni locali, gestori del servizio e utenti – compresi i comitati pendolari – anche sul tema, fondamentale, delle buone pratiche di comunicazione e informazioni ai clienti.
Riportiamo qui, a titolo esemplificativo di centinaia di altre storie, il racconto di un pendolare orvietano e delle 7 ore di sistematica disinformazione subita dai viaggiatori a Roma Termini lunedì scorso.
La giornata di un pendolare orvietano. 7 ore per tornare da Roma lunedì 26 febbraio
8:30. Roma Termini è già pressoché bloccata a causa di alcuni scambi ferroviari congelati, stando a quanto annuncia il personale a bordo dell’IC 581 che la mattina mi porta a Roma. Ci viene quindi data la possibilità di scendere a Tiburtina, dove il treno è arrivato con “soli” 20 minuti di ritardo. Sono insieme al mio capo e da lì proviamo a raggiungere la Stazione Trastevere, dove lavoriamo, con un treno per Fiumicino segnalato con soli 10 minuti di ritardo. Dopo circa 45 minuti il treno non si è ancora mosso, nonostante il ritardo segnalato sia sempre lo stesso. Chiediamo al capotreno se il treno partirà e ci viene detto che forse partirà, ma con quale probabilità non è prevedibile. Scendiamo e ci dirigiamo alla metro.
14:30. Cerco di capire quali opzioni ci siano per tornare a Orvieto la sera, ma le uniche informazioni che riesco a reperire sono un comunicato sul sito di Trenitalia, dove leggo che è stata disposta la cancellazione di tutti i treni IC da e per Roma, e una comunicazione della Regione Toscana che segnala la limitazione a Orte o Chiusi di quasi tutti i treni regionali della Roma-Firenze, nelle due direzioni. Nemmeno il numero verde risulta d’aiuto.
16.15. Arrivo a Roma Termini, sperando che in stazione sia possibile capire qualcosa in più. Nel frattempo dalla tarda mattinata è uscito un bel sole e la neve si è quasi del tutto sciolta, persino i mezzi pubblici di Roma funzionano piuttosto bene.
Roma Termini è gremita di persone in ogni suo spazio, sui tabelloni ci sono ancora i treni che sarebbero dovuti partire due o tre ore prima, tutti riportano ritardi che vanno dai 35 ai 150 minuti.
Il primo tentativo che faccio è chiedere a un’addetta al controllo biglietti del Gate A
Io: «Scusi, posso chiedere a lei per informazioni sui treni in partenza?»
Addetta: «Se ho le informazioni che cerca sì»
Io: «Sa se il regionale delle 17:12 per Firenze parte o è cancellato? O anche altri treni per Firenze, devo andare ad Orvieto»
Addetta: «No, io quello che so è quello che leggo sul tabellone come lei»
Io: «Ah ecco. Sa a chi posso chiedere?»
Addetta: «All’assistenza clienti, loro hanno la lista dei treni confermati e cancellati»
Ma in ogni sportello dell’assistenza o delle biglietterie ci sono molte decine di persone in coda, le file riempiono interi tratti della stazione, mettersi in fila significherebbe arrivare a chiedere informazioni dopo ore.
17.00. Decido di aspettare sotto uno dei tabelloni per controllare se il Regionale 2316 delle 17.12 sia effettivamente cancellato, come comunicato dalla Regione Toscana, o se invece ci sia la possibilità di salire. In questa fase sono piuttosto fiducioso, perché secondo le notizie che ricevo da altri pendolari con cui sono in contatto e secondo la mia esperienza di pendolare l’EN 294 per Vienna delle 18.58 dovrebbe essere un’alternativa quasi sicura.
Ma il 2316 compare in tabellone, seppure senza né ritardo né binario di partenza indicati.
17.30. Verrebbe da dire finalmente, si accende un 90’ nella casella del ritardo del regionale.
Salgo sulla terrazza al piano superiore e con sorpresa riesco a trovare uno sgabello ad un tavolo con vista su un altro tabellone partenze. Penso che dopo un’ora o poco più dovrebbero esserci due possibilità di partenza e mi metto a lavorare un po’.
Il 17.12 rimane in tabellone e suoi 90 minuti di ritardo rimangono stabili e invariati. Mi sembra un buon segno, dato che i treni soppressi già da prima compaiono in tabellone direttamente con la dicitura “CANCELLATO”, altri invece riportano una scritta “RIT.” lampeggiante nella casella del ritardo, di cui non conosco il significato preciso ma che non lascia presagire niente di buono. Nel frattempo i ritardi più alti iniziano sfiorare i 200 minuti e mi sembra di ricordare che nessuno fosse sotto i 60.
18.30. Nonostante il mio regionale non riporti ancora il binario di partenza, scendo di nuovo ai binari per vedere la situazione ma, nel tempo di fare le scale, il treno, dopo essere rimasto in tabellone per un’ora, diventa “CANCELLATO”.
Devo puntare sull’EN, che però non può comparire in tabellone a causa dei treni precedenti in coda. Ipotizzo che possa essere ad un binario, essendo un treno internazionale potrebbe addirittura partire più o meno in orario. Controllo i primi dieci binari ma non c’è. Sul binario 1 trovo un’altra dipendente di Trenitalia:
Io: «Scusi, sa se l’euronight per Vienna parte?»
Addetta: «Se mi sapesse dire il numero di treno mi aiuterebbe molto»
Io: «294 mi sembra»
(Controlla un’applicazione sullo smartphone)
Addetta: «Il treno lo dà esistente, ma non segnalato. Probabilmente o è talmente in ritardo che ancora non si sa niente, oppure potrebbe essere cancellato»
Io: «E i regionali successivi verso Firenze continueranno ad essere cancellati? Io devo andare ad Orvieto e dalle 16.00 tutti i treni sono stati soppressi»
Addetta: «Non so cosa dirle purtroppo, mi dispiace ma io ho le informazioni che leggo sul tabellone»
Io: «Mi scusi ma tutti avete solo le informazioni che leggete sul tabellone? Com’è possibile?»
Addetta: «Perché noi nello specifico oggi abbiamo assegnati compiti di sicurezza, non gestiamo i treni. Guardi, lì sotto il tabellone c’è un mio collega, che sta insieme a un ferroviere, può chiedere a lui. Ma lei che biglietto ha?»
Io: «Ho un abbonamento intercity»
Addetta: «Allora guardi provi a chiedere a lui, perché prima sentivo che se riuscisse a partire qualche Freccia per Firenze forse può prendere quella anche con un altro biglietto pagando solo la differenza, così almeno arriva a Firenze intanto»
(SIC! Nemmeno la collocazione geografica delle stazioni sulla linea è più una certezza)
19.00. Tornando indietro, sempre sul binario 1, incontro un ferroviere e riprovo:
Io: «Scusi sa se l’euronight per Vienna parte?»
Ferroviere: «Eh sì guarda anche io aspetto quello. Il treno esiste, ma quando partirà non si sa, perché tornando giù dal viaggio di ieri ha fatto tipo cinque o sei ore di ritardo, calcola che di solito arriva alle 10.00 e prima quando sono arrivata io alle 17:00 era arrivato da poco. Quindi adesso lo stanno preparando e poi lo mandano qua, ma con che tempi non è prevedibile»
Io: «E gli altri regionali verso Firenze, perché io devo andare ad Orvieto e finora tutti i treni sono stati cancellati»
Ferroviere: «Eh se li hanno cancellati tutti finora è probabile che continueranno»
Io: «Ma quindi mi devo fermare a Roma stasera?»
Ferroviere: «Guarda mi dispiace ma non so che dirti. Vai all’assistenza anche se c’è fila e senti loro perché stanno dando assistenza alle persone, anche per fermarsi la notte perché certo se uno ha un treno alle 20.00 e non parte si deve fermare. L’EN lo stiamo aspettando anche noi»
Torno in terrazza a scaldarmi un po’, aspettando che compaia questo euronight in tabellone.
19.30. Il treno compare sul tabellone, prima con la scritta “RIT.” lampeggiante, poco dopo con 50 minuti di ritardo, cioè con partenza dopo pochi minuti. Mi sembra plausibile e scendo di nuovo ai binari, cerco il ferroviere di prima ma niente, ne cerco uno qualsiasi ma niente. I 50 minuti di ritardo stanno scadendo quindi cerco il treno su un binario, ma niente, sul tabellone i minuti diventano 60.
20:00. La voce registrata della stazione continua ad annunciare ininterrottamente i ritardi, che ora arrivano fino a 300 minuti.
Sempre vicino al binario 1 riconosco le divise del personale delle ferrovie tedesche, che lavora sull’EN che dovrei prendere insieme a quello di Trenitalia, mi avvicino e sento che stanno reclamando con un altro ferroviere perché anche loro non hanno informazioni sul treno su cui devono fare servizio. Il ferroviere italiano gli sta dicendo: «Sta arrivando dal deposito, è qui a un chilometro, ora arriva». Rimango vicino ai ferrovieri tedeschi, mi sembra la cosa migliore da fare per trovare il treno, nel caso arrivasse. Nel frattempo sono scaduti anche i 60 minuti di ritardo. Un altro ferroviere passa di lì e lo fermo:
Io: «Scusi ma ci sono notizie allora di questo euronight?»
Ferroviere: «Sì, sì arriva, qualche oretta di ritardo…»
Ed entra in una sala del personale FS. Guardo il tabellone e il ritardo si aggiorna ad 80 minuti. Chiedo a uno delle ferrovie tedesche lì vicino se a loro hanno più detto qualcosa e mi risponde sconsolato che no, non sanno niente, il treno potrebbe arrivare, potrebbe non arrivare.
Nel frattempo mi appassiono alla vicenda dei due Frecciarossa per Venezia Santa Lucia quasi appaiati ai binari 1 e 4, rispettivamente con 80 e 240 minuti di ritardo. Tre ferrovieri passano vicino al primo e riesco a sentire un: «(…) no ma è tutto libero, il problema è che non si capisce se deve partire prima questo o quello di là».
20.15. Vedo uno dei tedeschi fare cenno agli altri, il treno è arrivato, li seguo e salgo. Dopo poco iniziano annunci in tedesco e inglese, nessuno in italiano, che avvertono dell’inagibilità di alcune cuccette notte e invitano chi aveva quei posti prenotati ad andare nelle due carrozze con gli scompartimenti normali. Il treno parte alle 21.00.
23.00. Dopo varie soste lungo il tragitto arrivo a Orvieto con un ritardo di 185 minuti. 7 sono le ore totali di attesa e viaggio, trascorse in una stazione immersa nel più totale caos e su un treno dove non è mai stato fatto un annuncio in italiano.